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Brevetti vaccini, Rete unica e petrolio fanno soffrire le Borse

La decisione di Biden di sospendere temporaneamente i brevetti sui vaccini anti-Covid spinge nettamente al ribasso il Big Pharma, il segnale anti-Rete unica del Pnrr colpisce Tim (che però contesta questa interpretazione e presenterà un esposto alla Consob) e il calo del petrolio contribuisce a indebolire le Borse – In rialzo invece le banche dopo le trimestrali – Spread a 115 pb

Brevetti vaccini, Rete unica e petrolio fanno soffrire le Borse

Vaccini, politiche monetarie, trimestrali: tanti temi, tutti insieme, frastornano oggi gli investitori e frenano i mercati. I listini europei chiudono in lieve rialzo, sommersi da una valanga di numeri aziendali positivi, ma frenati dall’umore incerto di Wall Street. Milano sale dello 0,13%, spinta dalle banche e penalizzata dallo scivolone di Telecom (-5,52%). Parigi si apprezza dello 0,28% (SocGen +5,46%, grazie ai conti migliori delle attese; poco mossa invece EssilorLuxottica, +0,16%); Francoforte +0,21%; Madrid +0,19%; Londra +0,5%.

Oltreoceano la borsa di New York procede in ordine sparso: il Dow Jones migliora il suo massimo storico toccato ieri, mentre il settore farmaceutico arretra e soffrono in particolare titoli come Moderna, Pfizer, Biontech dopo l’apertura di Joe Biden alla sospensione dei brevetti sui vaccini anti Covid. L’orientamento Usa è stato presentato ufficialmente al Wto, mentre la Ue dovrebbe discuterne al summit informale dei leader Ue di Oporto, nel fine settimana. I tempi non sembrano brevi e l’industria farmaceutica si oppone, temendo che una mossa del genere possa rappresentare un pericoloso precedente e danneggiare profitti e innovazione. 

Intanto i dati macroeconomici forniscono nuovi spunti per la ripresa e per una rotazione negli acquisti azionari. I lavoratori americani che per la prima volta hanno richiesto i sussidi di disoccupazione sono scesi nell’ultima settimana a 498.000 (-92mila), miglior dato dall’inizio dell’era Covid, ma il numero totale delle persone che ricevono gli aiuti dei vari programmi statali e federali, compresi quelli per l’emergenza sanitaria, resta superiore ai 16 milioni. Nel primo trimestre del 2021 inoltre la produttività negli Stati Uniti è aumentata del 5,4%, contro attese per un +4,5%.

Si guarda a questi dati per capire come potrà muoversi prossimamente la Fed, nonostante le molte rassicurazioni per una politica accomodante ancora a lungo. I riflettori restano accesi sui banchieri centrali negli Usa, ma anche in Europa. Oggi, nel Bollettino della Bce, si legge che i progressi delle campagne vaccinali “dovrebbero porre le basi per un recupero dell’attività economica nell’arco del 2021, sebbene per una completa ripresa sarà necessario attendere ancora qualche tempo”, in un contesto che resta di “elevata incertezza”. Perciò “la tempistica dell’allentamento delle misure di contenimento non è ancora chiara e non si possono escludere ulteriori sviluppi avversi associati alla pandemia”. Inoltre “è probabile che l’inflazione complessiva aumenti ulteriormente nei prossimi mesi”, ma “gli indicatori delle aspettative di inflazione a più lungo termine ricavati dai mercati rimangono su livelli contenuti” e inducono a confermare “l’orientamento molto accomodante della politica monetaria”.

Nella riunione odierna infine la Bank of England ha lasciato invariati i tassi di riferimento al minimo storico (0,1%) e l’ammontare del programma di acquisto titoli a 895 miliardi di sterline, ma ha detto che rallenterà il programma di acquisto titoli a 3,4 miliardi a settimana tra maggio e agosto, rispetto all’attuale ritmo di 4,4 miliardi. “Questa decisione operativa non va interpretata – sottolinea una nota – come una modifica in termini di politica monetaria”. L’istituto centrale ha aumentato inoltre le stime per la crescita dell’economia nel 2021 a 7,25% da 5,0% della previsione di febbraio, riducendo però quelle per la crescita del 2022 a 5,75% da 7,25%.

Sul versante valutario l’euro si apprezza contro dollaro e sterlina, con il cambio rispettivamente in area 1,205 e 0,8683. Fra le materie prime prosegue il rally dei metalli: volano argento e rame, ma anche l’oro oggi s’impenna dell‘1,68% a 1814,25 dollari l’oncia. S’indebolisce invece il petrolio, con il Brent in calo dello 0,7% a 68,50 dollari al barile. In Piazza Affari la seduta è positiva per le banche, trascinate dalla bella trimestrale di Unicredit (+5%) e dagli appetiti speculativi in vista di matrimoni nel settore. Salgono Bper +1,95%; Banco Bpm +1,36%; Intesa +0,77%. Nella top ten del listino restano Cnh +4,42%, Tenaris +1,83%, Campari +0,92%. Rialzano la testa le utility. Salgono Leonardo +10,7% e Generali +1%.

Sull’altro piatto della bilancia pesa il crollo di Telecom -5,52%, penalizzata dalle notizie stampa sul tramonto del progetto di rete unica che sarebbe stato archiviato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) trasmesso a Bruxelles. Il ministro dell’Innovazione tecnologica, Vittorio Colao, in un webinar organizzato dal gruppo Caltagirone editore, sembra confermare questa impostazione. Ma Tim contesta questa interpretazione e si prepara a presentare un esposto alla Consob.

Pioggia di vendite su Recordati -3,03%, Ferrari -2,81%, Stm -2,22, Interpump -2,07%, Diasorin -1,91%. Spread in rialzo a 109 punti (+1,74%). Il tasso del Btp sale a +0,86%.

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