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Borse, Wall Street scivola di nuovo ma non frena il rimbalzino europeo

Piazza Affari e Borse europeo prima in altalena e poi in territorio positivo malgrado Wall Street sia di nuovo in profondo rosso in attesa della riunione della Fed

Borse, Wall Street scivola di nuovo ma non frena il rimbalzino europeo

Dopo il lunedì nero, si è vissuto oggi un martedì volatile sui listini europei che, dopo vari alti e bassi, hanno chiuso con un guadagno. Madrid, è la migliore (+0,89%), mentre Parigi e Francoforte seguono con un rialzo dello 0,7%. Poco sopra la parità (+0,16%) Amsterdam. Fuori dall’Ue corre Londra (+1,02%).

A dettare gli umori ha contribuito Wall Street, reduce da uno straordinario recupero finale nella seduta della vigilia, ma oggi nuovamente nervosa e in calo in apertura. I problemi visti ieri d’altra parte restano sul tappeto: il rischio di una escalation nella partita Russia-Ucraina; la ripresa che mostra segni di rallentamento, in un contesto d’inflazione sostenuta; il conseguente comportamento delle banche centrali, con la Fed che domani aggiornerà il suo punto di vista al termine della riunione di due giorni. L’indice Vix sulla volatilità ha chiuso ieri intorno a 30, dopo aver toccato i 38,94 punti, il livello più alto dal novembre 2020, contro una media storica di circa 19,5; ora, si attesta intorno a 33.

La vertiginosa risalita dei listini Usa di lunedì è stata probabilmente dovuta a investitori che, alla fine, hanno pensato di fare buoni affari acquistando in saldo. Ma questo atteggiamento è destinato a durare in un contesto in cui la Fed intende chiudere i rubinetti e si appresta a tre, o forse più, rialzi dei tassi? Dai minimi di marzo 2020 chi ha avuto il coraggio di comprare ha visto raddoppiare il valore delle sue azioni, ma oggi si profilano nuove incertezze e riguardano in primo luogo la Federal Reserve e quanto aggressivamente dovrà inasprire la sua politica monetaria quest’anno, una potenziale guerra tra Russia e Ucraina, e guadagni aziendali deludenti, mentre è in corso la pubblicazione dei numeri dell’ultimo trimestre della grandi società Usa.

Così, nell’attesa di ascoltare Jerome Powell, le Borse sono incerte e  i titoli di Stato a stelle e strisce sono poco mossi. I prezzi scendono e rendimenti salgono, ma moderatamente.  Il Treasury decennale mostra un tasso di +1,748 (in rialzo dello 0,73%).

Tra le materie prime riparte il petrolio e tonifica i titoli oil: Brent +1,33%, 87,42 dollari al barile; Wti +1,4%, 84,47 dollari al barile.

Soffre l’euro contro dollaro, con il cross che arretra in area 1,127. 

Piazza Affari centra un rimbalzino

Piazza Affari, dopo la perdita del 4% subita nella prima seduta della settimana, recupera oggi lo 0,22%, quanto basta per riportarsi oltre quota 26mila,  a 26.028 punti base. Tornano sugli scudi i titoli petroliferi: Tenaris +4,62%; Eni +3,22%; Saipem +3,5%. Levano in alto i calici anche le grandi banche, Unicredit +2,55% e Intesa +0,91%, mentre soffre Banco Bpm -1,06%. Tra le utility si mette in luce A2a, +1,99% e nell’automotive rimbalzano Ferrari +1,29% e Pirelli +1,84%. Aggravano il bilancio delle perdite però Stellantis -1,11% e Iveco -2,87%.

Bene Unipol +1,08% e Buzzi +0,86%.

Il ribasso più pesante è per Leonardo -5,7%, allarmata dalla notizia di un’inchiesta in Kuwait su una commessa di Eurofighter Typhoon forniti dal gruppo della difesa italiano. Ieri il Kuwait ha deferito due militari con il sospetto di corruzione legata a questo accordo.

Non si ferma l’emorragia sul risparmio gestito: Azimut -2,9%; Finecobank -3,12%; Banca Generali -1,91%. Tra le blue chip peggiori c’è Amplifon -3,52%.

Fuori dal paniere principale rialza la testa la Juventus +5,26%, illuminata dalla speranza dell’arrivo dell’attaccante serbo Dusan Vlahovic.

Spread in lieve calo

Il secondario italiano continua a muoversi in uno spazio ristretto, mentre i partiti continuano a cercare  un accordo per il nuovo presidente della Repubblica. Lo spread tra Btp 10 anni e Bund di pari durata chiude a 140 punti base (-0,77), con rendimenti in lieve rialzo: +1,28% è il tasso del Btp; -0,12% quello del Bund.

Fmi taglia le previsioni per il 2022

Le scelte della Fed, che potrebbe procedere con un primo aumento dei tassi a marzo, cadono in un contesto di economia mondiale leggermente peggiorato.

Il Fondo Monetario  Internazionale abbassa infatti le sue previsioni per il 2022, portandole a +4,4% da +4,9% stimato a ottobre. A pesare sono soprattutto le revisioni delle due principali economie al mondo: Stati Uniti (-1,2 punti percentuali al 4%) e Cina (-0,8 punti percentuali al 4,8%). Per il 2021, la stima è per una crescita mondiale del +5,9%, come a ottobre.

“L’economia mondiale entra nel 2022 in una posizione più debole di quanto atteso in precedenza”, si legge nel World Economic Outlook. La colpa è in parte della pandemia: “Con la diffusione della nuova variante Omicron del coronavirus, i paesi hanno imposto di nuovo delle restrizioni alla mobilità. I prezzi dell’energia in aumento e i problemi alle catene di approvvigionamento hanno portato a un’inflazione più alta e diffusa del previsto, soprattutto negli Stati Uniti e in molti mercati emergenti e paesi in via di sviluppo”. Inoltre contribuiscono al nuovo scenario la ripresa più lenta nei consumi privati e la crisi immobiliare cinese.

La revisione tocca anche l’Italia, su cui l’FMI alza le stime 2021, a 6,2% da 5,8% e abbassa quelle 2022, a 3,8% da 4,2%. Un andamento in linea con la zona euro (+3,9%), simile a Germania e Francia (+3,5%), ma nettamente più basso della Spagna (+5,8%).

Attenzione, dice infine l’organismo internazionale, che la stretta monetaria Usa potrà comportare rischi per le condizioni finanziarie 

globali.

A proposito di banche centrali si segnala che la banca centrale ungherese ha alzato oggi il tasso base di 50 punti base al 2,9%, massimo da otto anni, con le previsioni di inflazione nella media d’anno al livello più alto da un decennio.

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