Condividi

Borse, un finale nella volatilità. Riflettori sull’asta Btp

Gli scossoni di Wall Street e le incognite in Europa, anche sulla tenuta dei debiti pubblici, accelerano la corsa a chiudere un anno difficile dominato da contrasti e incertezze – A Piazza Affari non si esclude di rivedere area 15.000 punti – Banche e automotive sotto pressione insieme alle utility

Borse, un finale nella volatilità. Riflettori sull’asta Btp

Scambi in calo, volatilità ai massimi. Non sarà certo un Capodanno di fuochi d’artificio quello dei mercati finanziari, in cerca di riparo più che di avventure.

Con un ultimo colpo di reni, Wall Street ha limitato le perdite di un non memorabile 2018. Ieri, per il secondo giorno di fila, i listini azionari Usa hanno chiuso in terreno positivo, ma l’andamento della seduta, partita in profondo rosso per poi azzerare le perdite iniziali, ha confermato lo stato di incertezza che domina la piazza finanziaria più importante, stressata tra l’altro dal conflitto fra Donald Trump e il Congresso, divisi dal muro che il Presidente vuole erigere alla frontiera con il Messico.

Le Borse Usa danno così l’impressione di voler archiviare al più presto una stagione contrastata e difficile, dominata dagli stress geopolitici e dai contrasti tra la Casa Bianca e la Fed. I riflettori sono già puntati sul primo appuntamento del 2019: il 4 gennaio parlerà il presidente della Banca centrale, Jerome Powell. Potrebbe essere l’occasione giusta per tranquillizzare i mercati sull’evoluzione dei tassi.

Per l’Eurozona, intanto, si profila un finale d’anno in sordina, cornice triste per le ultime operazioni d’acquisto del Quantitative Easing, che sta per chiudere i battenti con un bilancio senz’altro positivo ma senza aver centrato l’obiettivo della ripresa, specie nel sud Europa.

ASIA: SOLO L’INDIA BRINDA, CINA -25%

Ecco la mappa dei listini in attesa dei bilanci finali, quasi tutti in rosso.
La Borsa del Giappone si avvia a chiudere in ribasso dello 0,3%: il 2018 si chiude con una flessione del 12% (in valuta locale).

L’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen guadagna lo 0,3%; il 2018 si dovrebbe concludere con un ribasso del 25%. La Borsa di Hong Kong è sulla parità, mentre il bilancio annuale è negativo (-10,4%). Seul è in rialzo dello 0,8%; chiude l’anno con un ribasso del 17%.

Solo l’indice BSE Sensex di Mumbai, registra da inizio anno un aumento del 6% (+1% oggi).
L’indice Morgan Stanley Capital Index Asia Pacific, che non comprende il Giappone, si avvia a chiudere l’anno con un ribasso del 17%.

USA IN BALIA DELLA VOLATILITÀ, SBALZI DEL 5% PER APPLE E MICROSOFT

Andamento a strappi ieri di Wall Street, che ha vissuto una seduta pazza: partenza in profondo rosso, finale in terreno positivo. Il Dow Jones (+1,14%) ha guadagnato altri 260 punti dopo i mille abbondanti della vigilia. Ma l’indice si avvia a registrare la perdita più alta dal 2008. Stesso copione per l’S&P 500, +0,88% in chiusura grazie ad un formidabile rimbalzo (+3,8%) dai minimi di giornata. In terreno positivo anche il Nasdaq (+0,38%).

Occorre risalire al 2011 per ritrovare un ribaltone così profondo in una seduta. Colossi delle dimensioni di Microsoft, Apple e Amazon hanno patito ribassi tra il 4 ed il 5% prima del recupero in terreno positivo.
Il T bond decennale sale di 3 punti a 2,773%, in ripresa dal minimo da febbraio (2,720%) toccato ad inizio settimana.

Si indebolisce il dollaro: l’euro dollaro stamattina è a 1,145 (+0,2%), ieri +0,7%.
Volatile anche il mercato del petrolio, che riflette l’incertezza della domanda delle economie. Il brent ha chiuso in calo del 4,3% a 52,2 dollari ma stamane il barile guadagna il 2% a 53,2 dollari.

FRANCOFORTE FANALINO DI CODA, SEGUE PIAZZA AFFARI

In Europa patisce più di tutte la Borsa di Francoforte (-2,37%), rallentata anche dalle vendite sul settore auto e dalle notizie sulla congiuntura cinese: utili industriali -1,8%, in calo per la prima volta da circa tre anni a novembre.

Soffre Milano, che ha perduto l‘1,81%, a 18.064 punti su volumi di poco superiori ai 2 miliardi, mentre l’iter parlamentare della Manovra si fa ogni giorno più caotico. Da inizio anno il listino principale sta perdendo il 17%. Dal punto di vista dell’analisi tecnica la situazione non si presenta buona. Sono alte le probabilità che si vada a rivedere area 15mila punti (base del 2013 e del 2016).

Solo Parigi (-0,6%) limita i danni. Madrid -1,38%; Londra -1,38%; Zurigo -2,46%.

LA BCE: I CONTI ITALIANI “PARTICOLARMENTE PREOCCUPANTI”

Sull’umore degli investitori hanno pesato anche i segnali in arrivo dal bollettino mensile della Bce, che segnala come “particolarmente preoccupante” il livello di deviazione dei conti pubblici italiani, che sta causando tra l’altro un peggioramento delle prospettive di indebitamento di tutta l’Eurozona. Ciò “aumenta il rischio che i paesi in questione si vedano obbligati a inasprire le politiche di bilancio in periodi di futuro rallentamento economico”.

Per ora, però, i mercati preferiscono vedere il bicchiere mezzo pieno: dopo il via libera della Commissione europea alla legge di Bilancio dell’Italia, i bond italiani hanno riscosso un discreto interesse.

SI RAFFROZA IL BTP ALLA VIGILIA DELLE ASTE DI OGGI

Il Btp decennale si è rafforzato a 2,74% di rendimento, da 2,80% della chiusura, da 2,88%. Lo spread è sceso a 252 punti base. In mattinata era salito fino a 267 punti base.

I due miliardi di CTZ a due anni messi in asta ieri mattina dal Tesoro hanno registrato una buona domanda: bid to cover in aumento a 1,78 da 1,56 dell’asta precedente. Sono stati anche assegnati i 6,5 miliardi di euro di Bot a sei mesi, anche se a tassi in rialzo allo 0,215% dallo 0,163% di novembre.
Oggi è in programma l’asta di cinque miliardi di euro di Btp a cinque e dieci anni.

S’INABISSA CARIGE, DEBOLE IL GESTITO

Tra le banche, Unicredit arretra del 2,3%. Frédéric Oudéa, ceo di SocGen, ha spento le speculazioni su un possibile matrimonio tra la banca francese e quella italiana. Una fusione tra i due gruppi “non è ipotizzabile finché non sarà completata l’unione bancaria. Senza la garanzia unica sui depositi e la condivisione europea dei rischi bancari non ci sono le condizioni per pensare a fusioni tra banche dell’eurozona”, ha dichiarato il manager in una riunione interna con i più stretti collaboratori. Secondo Bloomberg, Unicredit sta cercando di vendere fino a un miliardo di euro di immobili. La banca sta collaborando con Cushman & Wakefield per la vendita di alcuni edifici adibiti a uffici e sportelli bancari appartenenti alla sua unità HypoVereinsbank.

Carige ha lasciato sul terreno il 18,75% a 0,0013 euro, dopo che l’assemblea non ha approvato l’aumento di capitale da 400 milioni. È sempre più probabile che l’istituto debba far ricorso all’integrazione con un partner. Il mercato scommette su Ubi (+0,7%). Bper, candidata a un’integrazione con Unipol Banca, cala dell’1,35%. Fa peggio Banco Bpm (-2,4%).

Debole il risparmio gestito. A novembre i riscatti hanno superato le sottoscrizioni per 4 miliardi di euro. In controtendenza il dato di Banca Mediolanum, che però è arretrata del 5%. Azimut -3%.

PROFONDO ROSSO PER TIM, IN CADUTA L’AUTOMOTIVE

Rosso profondo anche per Telecom Italia (-3,68%), scivolata sotto i 50 centesimi, appesantita dalle incertezze sul fronte della governance.

L’elenco dei ribassi prosegue con le utility, il settore finora più solido, in calo ieri in tutta Europa (-3%): Enel -2,66%, Terna -2,88%.

Soffre l’automotive. Fiat Chrysler cede il 3,2%. Non va meglio a Ferrari (-3%) e a Brembo (-3,55%).

BENE LE DEBUTTANTI AMPLIFON E JUVENTUS, AVANZA RECORDATI

Pochi i titoli in terreno positivo. Tra questi le debuttanti nell’indice principale: Amplifon +3,52% e Juventus +1,14%.

In controtendenza anche Recordati (+2,34%) che ha completato ieri l’acquisto di Tonipharm. Per il 2019 l’azienda prevede di poter centrare un fatturato compreso tra 1,43 e 1,45 miliardi, un Ebitda tra 520 e 530 milioni, un Ebit tra 460 e 470 milioni e un utile netto tra 330 e 335 milioni.

Bene anche Salvatore Ferragamo (+1,56%) e Moncler (+0,94%).

Da segnalare il balzo di Nice, società della domotica per la casa, +40% a 3,47 euro, dopo l’annuncio del delisting. Il 24 dicembre, la controllante Nice Group ha comunicato di aver acquisito il 2,47% del capitale della società quotata, ad un prezzo di 3,25 euro per azione. In questo modo, il socio di maggioranza arriva al 90,06%.

Commenta