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Borse, Piazza Affari in rosso con l’Europa. Pesa il referendum

Tutti negativi i listini europei e Milano segue l’onda. Gli operatori aspettano i dati sul lavoro Usa, mentre si allenta l’effetto Trump su Wall Street. Si accentua invece la prudenza in vista del voto di domenica: in Italia sulla riforma costituzionale, in Austria sul presidente della Repubblica – Mps molto volatile è in ribasso a poche ore dalla chiusura della conversione obbligazioni – In calo Generali e Unipol così come le banche – Spread in discesa – In luce Salini e Impregilo

Piazza Affari torna, seppur di poco, sotto la soglia dei 17 mila punti (indice Ftse Mib a 16.950 punti circa) riconquistata grazie al mini rally degli ultimi giorni. L’indice arretra dello 0,7, meglio di Parigi (-1,3%) dopo la rinuncia di François Hollande a ripresentarsi alle prossime presidenziali. Francoforte -1%, Madrid -0,7%. Poco sotto la parità Londra. L’Euro Stoxx perde l’1,1%, frenato da tutti i settori. Tra i peggiori ci sono Tech (-2,2%), Oil&Gas (-1,4%) e Banche (-1,1%).

Il rally delle Borse dopo l’elezione di Donald Trump, durato tre settimane, ha perso slancio. Ieri sera Wall Street ha chiuso in calo con l’indice S&P500 che ha perso lo 0,3%, Nasdaq -1,3%. Il ribasso è proseguito stamattina in Asia. Tokio ha chiuso con una perdita dello 0,4%. I future a Wall Street anticipano un avvio in discesa tra lo 0,3% del Dow Jones e lo 0,6% del Nasdaq.

Gli operatori attendono oggi il dato sul mercato del lavoro Usa: gli economisti prevedono che a novembre l’economia americana abbia creato 180mila nuovi posti di lavoro. Ma i riflettori sono concentrati sulle scadenze di domenica: il voto in Austria, minaccia per l’integrità dell’eurozona in caso di vittoria dell’estrema destra; ancor di più l’esito del referendum italiano e le sue ricadute sulla ricapitalizzazione delle banche italiane.

C’è ancora pressione sui titoli di Stato. Il rendimento del Bund decennale è salito a 0,35%, sul livello più alto da fine gennaio. Il rendimento del Btp oscilla intorno al 2%, mentre lo spread si è ridotto a 165 punti base dal recente picco a 190 punti base. L’euro consolida il guadagno di ieri verso un dollaro indebolito a 1,066. Oro in rialzo a 1.174 dollari l’oncia (+0,2%).

Marcia indietro del petrolio dopo due giorni di rialzi pirotecnici: il Brent scende dell’1,2% a 53,2 dollari al barile. Nelle precedenti due giornate ha guadagnato il 15% circa. Arretrano anche i petroliferi: Eni-1,4%, Saipem -2,2%. Rallenta anche Saras (-2,5%), si riducono con l’aumento del greggio i margini di raffinazione.

In Piazza Affari rallenta Monte Paschi (-0,9%): oggi alle 16 scade il periodo di adesione all’offerta per la conversione del debito subordinato in azioni. È previsto per lunedì, dopo il risultato del referendum costituzionale, un vertice fra le banche del consorzio e il management dell’istituto. L’obiettivo sarebbe lanciare l’aumento di capitale il 9 dicembre con chiusura al 21 dicembre. Ieri sera la Banca ha comunicato il rinnovo fino al 2027 dell’accordo di bancassurance con il gruppo francese Axa.

Generali, prossima grande azionista di Siena, perde l’ -1,2%. Unipol -2,4%. Azimut -2%. Debole il resto del comparto bancario. Intesa perde lo 0,1%. Stamattina RBC ha ribadito la raccomandazione Outperform, ritoccando all’insù il target a 2,50 euro da 2,40 euro. Unicredit -0,5%, Ubi -1,4%, Banco Popolare -0,9%.

Frena Fiat Chrysler (-1,3%). In Italia a novembre i marchi del gruppo hanno registrato una crescita del 10,4%, mentre in Usa ha registrato un calo del 14,1%, molto peggio delle aspettative. CNH-2%. Giù anche Prysmian (-1%) e Leonardo (-0,3%). L’ad Mauro Moretti non ha escluso il ritorno il dividendo: “È prematuro, ma ci stiamo riflettendo”.

Stm (-2%) soffre la debolezza di tutto il settore Tech internazionale. Atlantia (+0,9%) ha comunicato ieri l’avvio di un programma di acquisto di azioni proprie (buyback) sul 4,75% del capitale. Sale Telecom  Italia (+0,9%). Vivendi ha smentito che Vincent Bolloré sia disponibile a sedersi nuovamente al tavolo delle trattative con Fininvest per discutere di Premium con in mente un’alleanza paritetica a tre assieme all’ex monopolista delle tlc.

Per quanto riguarda Mediaset, gli analisti si concentrano sulla crescita del 3% della pubblicità nel 2016, che si chiuderà “con un “bel più in termini di raccolta dopo un novembre che è andato bene”, ha detto l’amministratore delegato, Piersilvio Berlusconi.

Deboli i titoli del Lusso: Moncler -1,1%, Luxottica -0,7%, Yoox -1,2%. Tra le medium cap, in risalto Salini (+4,6%): il CIPE dovrebbe sbloccare investimenti per 11,5 miliardi di euro.

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