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Borse in rosso: a Milano vendite su petroliferi, Mediobanca e auto

Un’altra giornata di ribassi sui mercati azionari che temono l’inflazione e il rallentamento della crescita – A Piazza Affari ne fanno le spese soprattutto i petroliferi e la galassia Agnelli-Elkann ma anche Piazzetta Cuccia

Borse in rosso: a Milano vendite su petroliferi, Mediobanca e auto

Dopo la schiarita di ieri tornano le vendite sui listini europei, preoccupati dalla spinta all’inflazione che viene dai prezzi record di gas e petrolio e dai dati macro deludenti. Il finale è superiore ai minimi toccati in seduta, ma pur sempre in rosso. Milano perde l’1,35%, Francoforte -1,53%, Parigi -1,3%, Amsterdam -1,3%, Madrid -1,66%, Londra -1,14%. L’apertura è stonata anche a Wall Street, che al momento procede in ribasso con il tormentone del debito irrisolto e i consiglieri economici della Casa Bianca che ammoniscono: “Senza un aumento del tetto ci sarà una crisi finanziaria globale, di fronte alla quale gli Stati Uniti saranno impotenti”.

L’avversione al rischio spinge in alto il dollaro, contro le altre valute. L’euro cede lo 0,5% e tratta intorno a 1,154. Paradossalmente vanno a ruba le cripto monete e i bitcoin tocca i 55mila dollari, ai massimi degli ultimi 5 mesi, con un balzo superiore al 10%.

Tornano i compratori anche sui titoli di Stato americani e sulla curva lunga scendono i rendimenti (il decennale resta sopra 1,5%). In Europa invece i tassi sono ancora in leggero rialzo, in particolare il Btp decennale sale a +0,89% e il Bund resta a -0,18% (da -0,19% di ieri), quindi lo spread cresce a 107 punti base (+1,98%). Una disparità dovuta forse alle tensioni politiche nel Belpaese, che non incidono però sulle scelte di Mario Draghi. “Il Governo va avanti – dice il premier – la sua azione non può seguire il calendario elettorale, ciò che dobbiamo seguire è il calendario negoziato con la Commissione europea per il piano nazionale di ripresa e resilienza, e poi ci sono le raccomandazioni della Commissione all’Italia: questo è il calendario delle riforme che il Governo segue”.

Nell’azionario a far tremare i listini europei, soprattutto, in mattinata, è stata l’impennata dei prezzi del gas naturale, che ha superato i 160 euro al megawattora, con un balzo di circa il 40% rispetto alla seduta precedente. La nuova fiammata sarebbe dovuta alle indiscrezioni secondo cui la Cina avrebbe ordinato agli importatori di gas naturale di aumentare gli ordini per risolvere la crisi.

Progressivamente i prezzi sono successivamente parzialmente scesi, mentre Reuters scriveva che la Russia aumenterà le forniture all’Europa, incluse quelle che passano attraverso il territorio ucraino, in risposta alla scarsità di offerta e proprio per stabilizzare il mercato. L’annuncio è venuto direttamente dal presidente Vladimir Putin, secondo il quale le vendite di gas russo in Europa potrebbero toccare un nuovo picco da record e il volume di gas in transito attraverso l’Ucraina supererà i livelli concordati da Gazprom con Kiev.

Si sgonfiano parzialmente i prezzi del petrolio. Il greggio texano si allontana dagli 80 dollari e tratta sotto quota 78 dollari al barile. Il Brent si muove intorno a 81 dollari, in ribasso dell’1,8% circa.

A dare una mano al pessimismo hanno contribuito poi i dati macro nell’area delle moneta unica, benché dagli Usa siano arrivata buone notizie sul lavoro.

In Germania gli ordini dell’industria sono scesi ad agosto del 7,7%, oltre le attese (-2,1%), a fronte di un incremento a luglio del 4,9%. Nella zona euro, sempre ad agosto, le vendite al dettaglio, indicatore della domanda dei consumatori, si sono rivelate inferiori alle previsioni e hanno registrato un calo per alimenti, bevande e tabacco.

Negli Usa l’occupazione nel settore privato è andata meglio del previsto e questo è un buon antipasto per il rapporto sull’occupazione in uscita venerdì. Secondo l’agenzia che fa le buste paga, lo scorso mese negli Stati Uniti sono stati creati 568.000 posti di lavoro rispetto al mese precedente, mentre le stime erano per 425.000; il dato di agosto è stato inoltre rivisto da +374.000 a +340.000.

In questo contesto Piazza Affari, che nella prima parte della seduta mostrava tutte le blue chip in calo, chiude con qualche timido rialzo. Sono in verde Nexi +0,72%; Amplifon +0,41%; Moncler +0,43%; Banco Bpm +0,11%; Finecobank +0,13%.

I cali più sostenuti sono per Saipem -4,2% e Tenaris -4,28%, ben comprate ultimamente con i rialzi dei prezzi dei prezzi del petrolio.

È pesante il bilancio del settore automotive, con Cnh -3,8%, Stellantis -3,56%, Pirelli -2,39%. A preoccupare il settore a livello europeo è stato l’annuncio di un calo del 30%, nel terzo trimestre, dei volumi globali di vendita da parte di Mercedes Benz a causa della carenza di semiconduttori. D’altra parte anche Stellantis è afflitta dallo stesso problema e ha annunciato la sospensione della produzione nello stabilimento di Vienna dal 18 ottobre al 31 dicembre.

Tra le banche soffre Mediobanca, -3,49%, con gli speculatori delusi dall’improbabile matrimonio con Banca Mediolanum (-1,46%), dopo che il ceo di quest’ultima, Massimo Doris, ha detto in un’intervista: “No, né io né la mia famiglia siamo interessati a una fusione” tra le due realtà.

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