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Borse, febbre da petrolio ma listini prudenti

Seduta fiacca per i mercati europei. A Milano in attesa della fiducia a Draghi rallentano le banche, ma lo spread rimane ai minimi dal 2015. Il Covid brucia gli utili di Glencore e Bridgestone ma le stime sono in rialzo

Borse, febbre da petrolio ma listini prudenti

Apertura di seduta cauta per i mercati azionari europei. Piazza Affari come sappiamo è da qualche giorno su di giri per l’imminente esordio del Governo Draghi, che la colloca ormai stabilmente sopra i 23.000 punti, con lo spread Btp Bund in zona 91 punti, ai minimi dal 2015. Oggi però il Ftse Mib rallenta un po’ e in mattinata è sulla parità. In grande evidenza ci sono i petroliferi, con Saipem e Tenaris che guidano i rialzi beneficiando della tenuta del greggio, che oggi è stabile sui livelli pre-Covid: il Brent è sopra i 63 dollari al barile, il Wti oscilla sui 60 dollari al barile. A metà mattinata Saipem guadagna quasi il 4%, Tenaris oltre il 2%. Eni +1% e fuori dal paniere principale exploit di Saras con oltre il 4%.

Soffrono invece i titoli bancari: il peggiore è Bper che perde oltre l’1% intorno alle 10, in rosso anche Mediobanca e, seppur con perdite inferiori, Banco Bpm e Intesa Sanpaolo. Risale un po’ la china Unicredit dopo il capitombolo della scorsa settimana in seguito ai conti del 2020 e all’addio del CEO francese Jean-Pierre Mustier. In affanno anche la galassia Agnelli: vendite su Exor, Stellantis e Ferrari. Sempre ben posizionata Diasorin, che conferma il buon momento dei farmaceutici, sui quali piovono investimenti nella corsa a vaccini e farmaci anti-Covid e in vista di possibili M&A. Prudenti anche gli altri listini europei: oscillano intorno alla parità Francoforte, Londra e Parigi. In Francia realizzi su Vivendi dopo il rally di lunedì sull’Ipo di Universal Music. Oggi il titolo di Bollorè cede il 3%, mentre in vetta al CAC40 c’è non a caso un petrolifero, Technip, che guadagna oltre il 30%. L’euro si apprezza leggermente sul dollaro, scambiando in mattinata a 1.21495.

A Milano fuori dal paniere principale guadagna terreno il Credito Valtellinese, intorno ai 12 euro per azione. La scorsa settimana la banca ha registrato un raddoppio dell’utile e il ritorno al dividendo, mentre si avvicina sempre di più la fusione con Credit Agricole, dopo che la presidenza del Consiglio dei ministri ha comunicato a Credit Agricole Italia la decisione del governo, risalente al 13 febbraio scorso, di non esercitare la golden power nell’operazione di concentrazione con Creval a seguito dell’Opa lanciata dai francesi. In questo modo, spiega Credit Agricole, la condizione sospensiva all’offerta pubblica di acquisto sulle azioni Credito Valtellinese “si è avverata e procede, quindi, positivamente il percorso autorizzativo dell’operazione”.

A livello internazionale spunta qualche trimestrale interessante, che testimonia perdite pesanti dovute alla crisi da Covid. E’ il caso del colosso svizzero delle materie prime, Glencore, che ha ampliato la sua perdita netta nel 2020 a 1,9 miliardi di dollari (l’equivalente di 1,5 miliardi di euro) dopo pesanti ammortamenti, anche su una miniera in Zambia. I ricavi sono scesi del 34% a 142,338 miliardi di dollari ma l’Ebitda adjusted è risultato grossomodo stabile a 11,560 miliardi di dollari. Nonostante questo Glencore non rinuncerà al dividendo, pari a 0,12 dollari per azione. Profondo rosso anche per Bridgestone: il gruppo giapponese degli pneumatici chiude il 2020 in perdita di 23,3 miliardi di yen, ma in compenso conta di tornare all’utile già nel 2021. Il dato netto previsto è di 261 miliardi di yen, grazie alla domanda che dovrebbe tornare sui livelli del 2019.

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