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Borse europee più nervose dopo il voltafaccia di Putin sul gas: tutte in ribasso ma Milano limita i danni

Il ricatto di Putin sul gas aggrava le perdite delle Borse ma Piazza Affari limita i danni: tonfo di Tim ma rialzi soprattutto per Terna, Generali e Saipem

Borse europee più nervose dopo il voltafaccia di Putin sul gas: tutte in ribasso ma Milano limita i danni

Corre l’inflazione in Europa e negli Usa, rallenta la manifattura in Cina e trascina con sé il petrolio (in netto ribasso), mentre la guerra in Ucraina prosegue e il giallo su quale sarà la moneta di pagamento del gas russo continua. In questo contesto nebbioso si sono mossi oggi i listini europei convergendo compatti su una chiusura in calo, soprattutto dopo che Putin ha detto che domani o si paga in rubli o il Cremlino chiude i rubinetti. È titubante anche Wall Street in avvio, che si muove in negativo ma senza grande convinzione.

Piazza Affari salva i 25mila punti, pur cedendo l’1,1%. Il quadro è simile a Francoforte -1,29%, Parigi -1,21%, Amsterdam -1,32%, Madrid -1,22%, Londra -0,85%.

Sul mercato valutario l’euro perde posizioni contro dollaro e tratta intorno a 1,1.

Piazza Affari, toniche Terna e Generali, giù Tim

In un contesto di mercati nervosi e ballerini, Piazza Affari trova qualche certezza in Generali, che anche oggi chiude sugli scudi con un progresso del 3,23% (20,77 euro per azioni, ai massimi dal 2008) mentre si avvicina la resa dei conti tra le parti in campo per il controllo della compagnia.

“Riteniamo che il titolo possa ricevere un supporto tecnico di breve termine da ulteriori acquisti potenziali sul mercato prima della record date del 14 aprile”, dicono gli analisti di Banca Imi sintetizzano l’appeal delle azioni Generali in vista dell’assemblea del 29 aprile e del braccio di ferro per il rinnovo del consiglio di amministrazione tra la lista elaborata dal cda, sostenuta da Mediobanca, e quella di Francesco Gaetano Caltagirone appoggiata da Leonardo Del Vecchio. A nutrire l’appeal speculativo sono anche le indiscrezioni secondo cui Del Vecchio potrebbe salire alle soglie del 10%, dall’8,2% attuale, mentre Fondazione Crt, che faceva parte del patto parasociale con i due imprenditori, potrebbe arrotondare l’attuale pacchetto dell’1,7%.

Crolla invece l’altro titolo protagonista dell’ultima seduta, vale a dire Telecom -7,05%, dopo che il Financial Times ha gettato acqua sul fuoco dell’opa di Kkr. Secondo il prestigioso giornale finanziario la possibilità che il fondo presenti una offerta sono in dubbio: “le discussioni sono in corso”, scrive il quotidiano britannico – ma gli addetti ai lavori dicono che si sono fermate perché il gruppo di private equity vuole eseguire una due diligence prima di presentare un’offerta vincolante”. Tim dal canto suo continua a opporsi alla due diligence, nel timore che ne segua un abbassamento dell’offerta o un dietrofront di Kkr con conseguenze negative sul titolo.

Riportando lo sguardo alla parte alta del listino archivi un’ottima seduta Terna, +3,34%, miglior blue chip del giorno.

Il calo del petrolio non danneggia Saipem, +2,78%. Tra le banche si mette in luce Mediobanca +0,92%, ma sono in rosso Bper -3,17%, Banco Bpm -3,13%, Unicredit -2,81%. Giù Nexi -4,28%. Lettera ancora su Iveco -5,56%.

Trascurata Atlantia, -0,16%, anche se, con la registrazione da parte della Corte dei Conti del Decreto Interministeriale di approvazione dell’Addendum e del piano economico e finanziario, si sono verificate tutte le condizioni sospensive previste dal contratto di cessione dell’88% di Aspi al consorzio guidato da Cdp Equity a cui partecipano Blackstone e Macquarie. Il closing è previsto entro 30 giorni lavorativi.

Putin firma il decreto: da domani gas contro rubli

“I contratti esistenti per la fornitura di gas saranno interrotti se gli acquirenti provenienti da Paesi ostili non adempiranno ai nuovi termini di pagamento”. Parola di Vladimir Putin, che fissa la scadenza con cui mettersi in regola per domani, primo aprile, e non ha l’aria di voler scherzare mentre chiede ai paesi occidentali coinvolti di aprire conti in rubli sulle banche russe. Il presidente ha dunque firmato oggi il decreto con cui è stata introdotta la novità annunciata nei giorni scorsi. Ieri però si era diffusa la notizia che i tempi di un adeguamento sarebbero stati comodi, oggi invece i toni sembrano cambiati. Non resta che attendere per vedere come evolverà la situazione. Intanto stamattina il prezzo del gas, dopo un avvio in calo, ha ricominciato a correre al TTF di Amsterdam, il mercato di riferimento europeo, passando di mano a 123,50 euro al Mwh, in rialzo del 3,81%.

Petrolio in calo con Cina e riserve Usa

Si muovono in calo i future del petrolio, appesantiti dalle preoccupazioni per l’andamento del manifatturiero in Cina nel mese di marzo e alla luce dei nuovi lockdown di Shangai per bloccare l’espandersi dell’epidemia di Covid. Nel mese che si chiude oggi l’indice Pmi manifatturiero è sceso a 49,5 punti contro i 50,2 di febbraio, varcando la fatidica soglia di 50 che separa contrazione ed espansione.

Sull’oro nero pesano inoltre le indiscrezioni secondo cui gli Stati Uniti sarebbero pronti ad attingere alle loro riserve di greggio (fino a un milione di barili al giorno) nel tentativo di raffreddarne le quotazioni, mentre l’Opec ha confermato la propria strategia di progressivo aumento della produzione. L’incremento della produzione mensile totale stabilito dal cartello è di 432mila barili al giorno per il mese di maggio.

Al momento il Brent cede il 4,5% a 108,37 dollari al barile; il Wti -3,96%, 103,54 dollari al barile.

Vola l’Inflazione da Roma a New York

I mercati tutto sommato reggono bene la mole di notizie negative di giornata.

Tra i dati macro visti oggi, peggiori del previsto, ci sono quelli sull’inflazione, negli Usa e in Europa, in particolare in Italia e Francia.

A febbraio il dato Pce (personal consumption expenditures price index), quello preferito dalla Federal Reserve, è salito dello 0,6% rispetto a gennaio e del 6,4% rispetto a un anno fa, dopo il +6% di gennaio; si tratta del dato più alto dal 1982. La componente “core” dell’inflazione, depurata dagli elementi volatili, è salita dello 0,4% mese su mese e del 5,4% anno, la più alta dal 1983; le attese per il dato ‘core’ erano per un +5,5%.

Nell’area euro il consensus vede dati sull’inflazione di marzo, attesi domani, a livelli record oltre il 7%, ben al di sopra del target Bce del 2%.

Intanto l’Istat dice che a marzo l’inflazione in Italia ha accelerato per il nono mese consecutivo, registrando un livello che non si vedeva da luglio 1991, con gli energetici ancora a trainare la fiammata. Secondo i dati provvisori diffusi oggi l’incremento è dell’1,2% su mese e del 6,7% su anno, contro attese rispettivamente dello 0,9% e del 6,4%.

Anche in Francia la corsa dei prezzi è più rapida del previsto. 

Secondo i dati Insee, i prezzi al consumo sono aumentati dell’1,6% a marzo, con un tasso su 12 mesi del 5,1% dal 4,2% di febbraio.

Si tratta del valore più alto da quando Insee ha iniziato a utilizzare la metodologia Ue per calcolare l’inflazione all’inizio del 1997 e supera la stima media di un sondaggio Reuters di 18 economisti che prevedeva un tasso del 4,8%.

Secondo il vice presidente della Banca centrale europea, Luis de Guindos la morsa dell’inflazione dovrebbe allentarsi nella seconda metà dell’anno. “Penso che l’inflazione continuerà a salire nei prossimi mesi e ci attendiamo che inizi a calare nella seconda metà dell’anno. Spero che il picco venga toccato nel giro dei prossimi tre-quattro mesi”.

Sale lo spread, scendono i rendimenti

Chiude in rosso il secondario italiano, dove lo spread tra Btp 10 anni e Bund di pari durata sale a 149 punti base (+0,69%), con rendimenti in calo maggiori per il titolo tedesco. Il tasso del decennale italiano chiude a +2,04%, quello del decennale tedesco a +0,55%.

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