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Borse europee in profondo rosso, ma volano Leonardo e Fincantieri. Mosca non riapre, Bp esce da Rosneft

La finanza russa in ginocchio: il rublo crolla, i tassi salgono al 20%, la Borsa di Mosca resta chiusa. A Milano Unicredit -12% sospesa per eccesso di ribasso. Corrono petrolio e gas

Borse europee in profondo rosso, ma volano Leonardo e Fincantieri. Mosca non riapre, Bp esce da Rosneft

Borse europee in profondo rosso, a partire dai titoli bancari. Corsa ai bund ed ai beni rifugio. Materie prime in tensione. Ma la reazione più profonda riguarda l’economia russa: si sbriciola il rublo -40% sotto la pressione delle sanzioni, nonostante l’aumento dei tassi al 20% (da 9,5%) da parte della banca centrale e l’ordine alle aziende di vendere l’80% dei ricavi in valuta, la Borsa di Mosca resta chiusa. A pochi minuti dal primo faccia a faccia diplomatico tra Russia ed Ucraina, Kiev ha chiesto l’immediata adesione all’Unione Europea.

Ecco il campo di battaglia finanziario tra la Russia e l’Ucraina, spalleggiata ormai a tutto campo da Bruxelles con misure che, calcola JP Morgan, mettono a rischio il 20% del Pil russo.

Borse europee: Milano pesante, Mosca resta chiusa

Piazza Affari lascia sul terreno il 2,50% alle 11 e trenta, in recupero rispetto all’apertura. Perdite simili a Francoforte, Parigi è sotto del 3% abbondante. La Borsa di Mosca resta chiusa.

Lo spread Btp/Bund è a 162 punti. Il rendimento del Btp decennale è all’1,84%, Bund allo 0,19%.

Le perdite più pesanti riguardano il comparto bancario, a partire dai Big colpiti dall’esclusione delle controparti russe dal sistema Swift. A Milano Unicredit, già sospesa per eccesso di ribasso, arriva a perdere il 12%, Intesa -6,7%.

Tra gli industriali continua la frana di Pirelli -7%. La società della Bicocca paga i rapporti storici con Rosneft, il colosso petrolifero russo che oggi deve registrare il clamoroso abbandono da parte di Bp. La società inglese, il più importante investitore straniero in Russia, ha infatti deciso di vendere la sua partecipazione nella compagnia petrolifera statale pari al 19,75% con una perdita stimata fino a 25 miliardi di dollari e dimezzando in questo modo le riserve di petrolio e gas.

Intanto Il gruppo energetico Equinor (280 corone, oggi poco sopra la parità), sotto la guida, per la maggioranza, dello Stato norvegese, ha annunciato oggi che inizierà a cedere le joint ventures in Russia. E il fondo sovrano norvegese, il più grande del mondo, metterà a sua volta in vendita gli asset russi per un valore di circa 25 miliardi di corone norvegesi (2,80 miliardi di dollari).

Tornando in Piazza Affari figura in forte ribasso anche Buzzi -7,11% e Maire Tecnimont -7,03%, le società più esposte al business con Mosca.

Perdono colpi anche Stm -2,7% e Stellantis -5,3% in linea con i settori di appartenenza.

Borse europee: a Milano, si impennano Leonardo e Fincantieri

Ma ci sono anche i vincitori, a partire dalle società della Difesa. Prende il volo Leonardo +13% spinta dalla decisione tedesca di alzare a 100 miliardi di euro il budget della difesa con l’obiettivo di portare stabilmente al 2% sul Pil la spesa militare, esempio che sarà probabilmente seguito dagli altri Paesi della Ue. Leonardo è presente in Germania nell’elettronica per la difesa attraverso il 25% di Hensoldt.

Segue a ruota Fincantieri +15% azzerando le perdite da inizio anno.

Materie prime: balzo del gas, sale il petrolio

Tra i petroliferi avanza Tenaris +3,58%: Barclays ha alzato il giudizio a Overweight. Eni perde lo 0,94%. Snam -0,9%. Il governo italiano ha dichiarato uno stato di preallarme per i mercati dell’energia. Enel -0,5%.

Sul fronte macro sale il petrolio + 4% a 95,3 dollari il barile. Brent +5%. Il gas naturale in Europa registra un balzo di +20%. Nello scenario peggiore, in caso di chiusura completa dell’offerta petrolifera russa, JP Morgan ha previsto che il greggio salirà a 150 dollari al barile. Oltre all’energia, ha aggiunto JP Morgan, le tensioni Russia-Ucraina possono anche avere un impatto sostanziale sui prezzi di altre materie prime come il grano e, soprattutto, il palladio, che è fondamentale per la produzione di semiconduttori e dove l’offerta è già stata tesa negli ultimi due anni. 

Oro +0,5% poco sopra i 1.900 dollari l’oncia.

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