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BORSE CHIUSURA 27 APRILE: i crolli di Stm (-8,7%) e Tenaris (-3,6%) frenano Piazza Affari. Meta fa volare il Nasdaq

La guidance di Stm e Tenaris non piace ai mercati che colpisce i due titoli malgrado i buoni conti delle due società – Il Ftse Mib però si salva – Boom di Meta al Nasdaq

BORSE CHIUSURA 27 APRILE: i crolli di Stm (-8,7%) e Tenaris (-3,6%) frenano Piazza Affari. Meta fa volare il Nasdaq

Il pil Usa del primo trimestre rallenta più del previsto, mentre l’inflazione resta forte, ma un diluvio di trimestrali (in gran parte migliori delle attese) consente oggi ai mercati europei di chiudere poco lontano dalla linea di galleggiamento, mentre Wall Street (Nasdaq +1,6%) si muove intonata con Meta Platforms (+14%) in orbita a seguito dei conti mostrati ieri sera. Risale la china anche First Republic Bank +10% dopo il tonfo delle ultime due sedute.

Piazza Affari si apprezza dello 0,19% a 27.158 punti base, in equilibrio tra il rimbalzo delle banche e il crollo di Stm (-8,72) e Tenaris (-3,57%) dopo i conti. Il listino milanese non ha invece reagito al fatto che il governo Meloni si è trovato oggi senza maggioranza alla Camera nel voto sullo scostamento di bilancio.

Nel resto d’Europa è incolore Francoforte, arretra Londra -0,27%, mentre salgono leggermente Parigi +0,23%, Amsterdam +0,4% e Madrid +0,21%.

In particolare il settore bancario europeo ha ritrovato un po’ di ottimismo grazie alle trimestrali di Deutsche Bank (+1,94%) e Barclays (+5,32%) che hanno stupito positivamente gli analisti. 

Sul mercato valutario il dollaro, che mostrava una certa debolezza nella mattina europea, ha cambiato umore dopo i dati macroeconomici e al momento è in progresso contro le principali valute. L’euro tratta in modesto calo e preserva un cambio oltre quota 1,1.

Non riesce a riscattarsi dalle recenti perdite il petrolio, allarmato dall’andamento dell’economia a stelle e strisce, Brent e Wti si muovono intorno ai valori di ieri. Si conferma poco sopra i 38 euro il gas naturale ad Amsterdam.

Il pil Usa rallenta

La crescita economica degli Stati Uniti segna il passo, ma i mercati non si adombrano più di tanto, in attesa che la Fed soppesi il quadro macroeconomico la prossima settimana per decidere in che misura aumentare ulteriormente i tassi.

Nel primo trimestre 2023 il pil statunitense è aumentato al tasso annualizzato dell’1,1% rispetto ai tre mesi precedenti, dopo il +2,6% del quarto trimestre del 2022, contro attese per un rialzo del 2%.

Il dato Pce sull’inflazione nello stesso periodo mostra invece una crescita del 4,2% (dal 3,7% del trimestre precedente) e il dato core, quello al netto degli elementi più volatili (energetici e alimentari), sale al 4,9% dal 4,4%, contro attese per un 4,7%. 

Basterà questo a convincere i banchieri guidati da Jerome Powell a mettere fine all’imponente ciclo di rialzi visto fin qui? Al momento le attese sono ancora di un incremento di altri 25 punti base alla riunione di maggio, ma potrebbe trattarsi dell’ultimo tassello di una stretta che ha portato la Fed ad alzare il suo tasso ufficiale di 475 punti base dal marzo dello scorso anno, da un livello quasi zero all’attuale intervallo 4,75%-5,00%.

D’altra parte, nonostante il quadro sia peggiore di quanto sperato, diversi economisti americani credono che si possa evitare una recessione. I timori di una retromarcia economica infatti stanno facendo scendere i prezzi di materie prime come il petrolio e questo potrebbe contribuire a ridurre la pressione dei costi per le imprese e a favorire l’economia generale.

Il lavoro inoltre manda segnali di forza: le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione sono diminuite infatti di 16.000 unità a 230.000, dato destagionalizzato, per la settimana conclusasi il 22 aprile. Gli economisti si aspettavano 248.000 richieste nell’ultima settimana.

Piazza Affari, settimana in altalena per le banche

Le banche di Piazza Affari rialzano la testa dopo le perdite dei giorni scorsi. La migliore è Mps, +4,35%, seguita da Bper +4%. A dare una spinta al settore ha contribuito soprattutto un peso massimo come Unicredit +3,54%, con la notizia sul via libera al rimborso anticipato del bond AT1 da 1,25 miliardi, poiché la banca guidata da Andrea Orcel sottolinea di non aver bisogno di emettere strumenti di questa categoria in futuro e questo è un bel messaggio rassicurante. 

Bene anche Banco Bpm +2,59% e Intesa +0,99%. 

Fuori dal comparto del credito si mettono in luce Recordati +3,22%, Hera +3,33%, Telecom +2,63%.

Bene Enel, +1,23%. Goldman Sachs consiglia di acquistare le azioni del colosso elettrico, per le quali indica un target di prezzo a 7,15 euro.

La lista “rossa” delle blue chip parte da Stm, nonostante i dati del primo trimestre siano risultati migliori del previsto (utile +39,8% a 1,04 miliardi di dollari e margine lordo al 49,7%), così come le indicazioni per il secondo trimestre. Sul settore pesano però i risultati di Samsung (con un utile netto in calo dell’86%) e le prospettive di un rallentamento della domanda di semiconduttori.

Si fanno sentire sul listino anche le vendite sul comparto oil: con Tenaris, arretrano Eni -1,92% e Saipem —1,03%. Il breve elenco delle big cap in calo si chiude con Cnh -0,16% e Ferrari -0,12%.

Fuori dal paniere principale va giù la Juventus -3,45%, eliminata dalla Coppa Italia dopo la sconfitta di ieri sera contro l’Inter nella semifinale di ritorno della competizione nazionale.

Spread e tassi in rialzo

Chiude in rosso anche l’obbligazionario europeo e appare poco mosso lo spread tra carta italiana e tedesca, indicato in chiusura a 189 punti base (+0,42%).

Salgono i tassi rispettivamente al 4,34% per il Btp decennale e 2,45% per il Bund di pari durata.

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