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BORSE CHIUSURA 24 FEBBRAIO – Inflazione Usa più alta del previsto e mercati azionari tutti in ribasso

L’inflazione più alta delle attese fa temere una nuova stretta monetaria della Fed e le Borse soffrono – Il Ftse Mib perde più dell’1% e scende sotto la soglia psicologica dei 27 mila punti base: resistono solo i petroliferi e Tim

BORSE CHIUSURA 24 FEBBRAIO – Inflazione Usa più alta del previsto e mercati azionari tutti in ribasso

L’anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina era già un fardello pesante da sopportare, ma a rabbuiare i mercati oggi è stata soprattutto l’accelerazione dell’inflazione Usa nel mese di gennaio, che ha dimostrato quanto sia ancora lunga la strada della Fed per mettere sotto controllo i prezzi.

Il clima è quindi peggiorato in Europa a partire dai numeri americani e dall’avvio stonato di Wall Street, che probabilmente chiuderà la settimana in ribasso. In questo momento in Nasdaq lascia sul terreno il 2%.

La prospettiva di una Fed in versione falco tonifica invece il dollaro: l’euro arretra dello 0,5% e cambia a 1,054. Il biglietto verde, come bene rifugio, ha guadagnato circa l’8% da inizio guerra.

Europa in rosso con Wall Street

Le piazze europee chiudono così l’ultima seduta della settimana in rosso. Piazza Affari va indietro dell’1,07% e scivola sotto la soglia psicologica dei 27mila punti base (26.986), tra i realizzi che hanno colpito i titoli industriali e le vendite sulle banche. Contro canto di Telecom, +1,36%, al termine di una settimana in altalena e dopo il parere, oggi, del cda sull’offerta non vincolante del fondo Kkr sulla rete: una proposta apprezzata ma da migliorare.

Nel resto del continente arretra Francoforte, -1,74%, appesantita da Basf SE -6,91%, che ha segnalato un calo degli utili annuali, annunciato il taglio di 2.600 posti di lavoro e l’interruzione del buyback. L’economia tedesca inoltre si è contratta nel quarto trimestre oltre le attese, -0,4% da -0,2% della precedente stima. Scricchiola anche  la fiducia delle imprese, che sono meno disponibili ad assumere nuovo personale (99,4 punti da 100,1 di gennaio).

Archivia una seduta da dimenticare anche Parigi -1,78%, con vendite a piene mani di titoli del lusso. Amsterdam cede l’1,23%, Madrid lo 0,31%, Londra lo 0,37%.

Prezzi dei T-Bond in ribasso con l’inflazione; spread stabile

L’inflazione coriacea è indigesta anche per i titoli di Stato americani, che vedono prezzi in ribasso e rendimenti in crescita. Il tasso del decennale è in questo momento al 3,955%, quasi il 2% in più di ieri.

I tassi salgono anche in Europa, ma lo spread tra Btp 10 anni e Bund 10 anni è relativamente stabile a 183 punti base, con rendimenti in crescita rispettivamente a +4,33% e +2,49%.

A muovere i denari è stata dunque l’inflazione Pce, indicatore maggiormente guardato dalla Fed per valutare l’andamento del costo della vita che è salito a gennaio del 5,4% su base annua (da +5,3% del mese prima), facendo naufragare le speranze di una politica monetaria più morbida. Mese su mese la crescita è stata dello 0,6%. 

La spesa per i consumi, che rappresenta oltre due terzi dell’attività economica statunitense, ha messo a segno un +1,8% il mese scorso.

Salgono così le scommesse che la banca centrale degli Stati Uniti aumenterà i tassi almeno altre tre volte quest’anno, con il tasso massimo visto ora nell’intervallo 5,25%-5,5% entro giugno.

Gas intorno a 51 euro

Il prezzo del gas galleggia oggi intorno a 51 euro al Mwh, dopo essere sceso in questo periodo anche a 50, livello più basso dall’agosto 2021. “Tuttavia – scrive Reuters – c’è un ritardo di circa 6-9 mesi tra ciò che accade sul mercato all’ingrosso e ciò che accade nelle bollette dei consumatori, il che significa che il duro picco di quasi 350 MWh registrato lo scorso agosto – equivalente a un prezzo del petrolio di oltre 200 dollari al barile – non ha nemmeno iniziato a essere avvertito”.

È volatile il greggio, con i future di Brent e Wti scadenza aprile che dopo qualche sbandamento al momento sono in rialzo frazionale.

A Piazza Affari salgono Erg e Saipem

Il calo odierno è stato parzialmente compensato oggi dagli acquisti su una manciata di blue chip.

Regina del listino è Saipem, +1,96%, che ha annunciato il rinnovo degli accordi di collaborazione con le egiziane Petrojet ed Enpp e ha stretto un accordo di collaborazione commerciale con Seaway7 per progetti eolici offshore. Bene Erg, +1,71%. Sono in rosso invece Tanaris -2,12% ed Eni -1,24%. Il cane a sei zampe ieri ha pagato pegno ai conti e al piano 2026. Gli analisti – sentiti da Reuters – citano tra i motivi di delusione di ieri il target di Ebit sul 2023, inferiore al consensus, e l’incremento degli investimenti (capex), ma sottolineano le indicazioni positive su generazione di cassa e remunerazione degli azionisti. a Kkr per migliorare la sua offerta, fino al 31 marzo.

Leonardo sale dello 0,24% e si apprezzano timidamente anche le utility: Terna +0,39%, A2a +0,33%, Snam +0,09%.

Le dolenti note prendono invece il “la” da Pirelli -3,75%, seguita da Interpump, -3,59%. Entrambi i titoli sono reduci da alcune sedute positive come. Nell’automotive si sgonfiano anche Iveco -2,56%, e Stellantis -2,11%. Le banche si deprimono a partire da Bper -2,31%.

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