Condividi

BORSE CHIUSURA 22 MARZO – Mercati in altalena in attesa delle mosse della Fed dopo il possibilismo di Lagarde

Piazze azionarie in moderato rialzo, tranne Milano, in vista del discorso di stasera del Presidente della Fed, Jerome Powell – Pragmatica Lagarde

BORSE CHIUSURA 22 MARZO – Mercati in altalena in attesa delle mosse della Fed dopo il possibilismo di Lagarde

Dopo due giorni di rimbalzo, si raffreddano le Borse europee che chiudono oggi contrastate una seduta poco mossa, mentre Wall Street procede guardinga in attesa di conoscere le decisioni della Fed sui tassi. Il mercato scommette su un rialzo di 25 punti base o, in piccola parte, spera in uno stop; ci saranno poi da soppesare le previsioni dei banchieri con il grafico “dot plot” e le parole di Jerome Powell. Il tutto dopo le 19, ora italiana, quando in Europa le Borse hanno già chiuso i battenti.

Europa contrastata 

Piazza Affari arriva al traguardo di giornata in lieve calo (-0,12% 26.523 punti base), dopo che le banche hanno perso smalto negli scambi pomeridiani. Il peso del settore si fa sentire anche a Madrid -0,43%, mentre sono positive Amsterdam +0,76%, Londra + 0,42%, Parigi +0,26%, Francoforte +0,15%. Zurigo perde lo 0,12%, mentre Credit Suisse (-5,64%) e Ubs (-3,81%) tornano in rosso dopo i recenti recuperi. La seconda ha annunciato che riacquisterà 2,75 miliardi di euro di debito venduto solo pochi giorni fa, nel tentativo di rafforzare la fiducia degli investitori, innervositi dopo il salvataggio da 3 miliardi di dollari della rivale nel fine settimana.

Dollaro debole in attesa della Fed

L’indice del dollaro (-0,1%) si conferma debole in attesa delle decisioni della banca centrale statunitense. L’euro cambia a un passo da 1,08.

Sul mercato valutario si ridimensiona l’impennata della sterlina, spinta inizialmente dall’inatteso balzo dell’inflazione britannica di febbraio (+10,4% tendenziale, contro attese di 9,9%), che getta un’ombra sulla riunione della banca centrale inglese in calendario per domani, con i tassi attualmente al 4%. I mercati scontano una possibilità del 50% che la BoE alzi i tassi di interesse di 25 punti base prima di allentare definitivamente la stretta.

Le banche centrali si confermano la stella polare degli investitori in questa fase. I governativi americani vedono anche oggi prezzi in ribasso e rendimenti in rialzo in attesa della Fed, in particolare il titolo a due anni, il più sensibile alle aspettative, vede un tasso in rialzo al 4,237%.

Sono ben intonate le materie prime: i future di Brent e Wti sono in rialzo frazionale, mentre l’oro si apprezza dello 0,5% circa e si muove intorno a 1950 dollari l’oncia.

Il gas ad Amsterdam s’indebolisce e torna in zona 40 euro al Mwh.

Sale lo spread, banchieri Bce divisi

L’attesa delle decisioni della Fed si fa sentire anche sulla carta italiana, che oggi chiude in rosso. Lo spread tra Btp decennale e pari scadenza tedesco sale a 177 punti base (+1,16%) con tassi rispettivamente al 4,07% e al 2,3%.

A influire sull’umore degli investitori hanno contribuito alcune dichiarazioni di membri della Bce, a partire dal presidente della Bundesbank Joachim Nagel che parlando con il Financial Times ha ribadito che i banchieri della zona euro devono essere ostinati e devono continuare dal alzare i tassi per tenere a bada l’inflazione.

Più cauto Fabio Panetta, membro dell’executive board della Bce, che ha ribadito invece l’importanza di una politica monetaria basata “sui dati e adattabile” alle circostanze. Non vogliamo “guidare come un pazzo a fari spenti nella notte – ha aggiunto Panetta – e le recenti tensioni finanziarie hanno reso questa convinzione ancora più forte”.

Per il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco d’altra parte la Bce dovrà essere ancora più prudente nelle prossime decisioni di politica monetaria, ma Christine Lagarde appare particolarmente dura e sul 2% non transige sull’obiettivo di riportare l’inflazione al 2%. 

Dal Belpaese risuona anche la delusione della premier Giorgia Meloni per la proposta della  Commissione Europea sulle nuove regole di bilancio che dovranno rispettare gli Stati membri. «Sul patto di stabilità – ha detto – la proposta non è esattamente il nostro desiderata, poi rispetto a quella proposta si rischia anche di tornare indietro e faremo di tutto per migliorarla”.

Piazza Affari alla finestra e banche in retromarcia

I titoli finanziari hanno innescato oggi la retromarcia, con l’eccezione di Finecobank (+0,83%), promossa da Deutsche Bank a ‘Buy’ da ‘Hold’. L’indicazione è “comprare” anche per Equita, secondo cui “dopo la recente correzione (-11% da inizio anno), il titolo sta trattando con un p/e 2023-24e di 13,3-13, a sconto del 28% rispetto alle piattaforme d’investimento internazionale”.

Tornano in rosso invece Banco Bpm -2,66%, Azimut -2,59%, Banca Mediolanum -1,87%, Banca Generali -1,71%, Bper -1,43% e Banca Monte Paschi, -0,74%, che lunedì è tornata sul listino principale al posto di Buzzi Unicem (-1,44%). Le vendite hanno colpito anche le big, Intesa -0,51% e Unicredit -1,26%.

Sono deboli le utility a partire da A2a -2,05%. Terna cede lo 0,54% nel giorno dei conti. Nell’industria arretra Interpump -1,47%, ma la migliore blue chip del giorno è Iveco +3,98%. Leonardo +1,71% festeggia la notizia di ieri dell’acquisizione di nuovi ordini per una quarantina di elicotteri e dopo l’incontro del top management con gli analisti ‘sell-side’ a Londra.

Bene Amplifon +1,45%, Nexi +1,36%.

Commenta