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BORSE CHIUSURA 20 MARZO: le banche guidano la ripresa delle piazze azionarie dopo il salvataggio di Credit Suisse

Crolla ancora First Republic negli Usa ma in Europa il controverso salvataggio di Credit Suisse, che però perde il 55%, da parte di Ubs apre la strada al recupero delle Borse trainato dalle banche che sostengono anche Piazza Affari soprattutto con Banco Bpm e Intesa Sanpaolo

BORSE CHIUSURA 20 MARZO: le banche guidano la ripresa delle piazze azionarie dopo il salvataggio di Credit Suisse

I mercati europei chiudono in rialzo la prima seduta della settimana, nonostante una mattinata all’insegna della volatilità, dopo l’annuncio nella serata di ieri dell’acquisizione di Credit Suisse (-56,48%) da parte di Ubs (+1,26%). La banca salvata tende ad allinearsi al prezzo stabilito di 0,76 franchi per azione.

Ai guadagni pomeridiani in Borsa hanno contribuito l’avvio intonato di Wall Street e la presidente della Bce Christine Lagarde, che in audizione al Parlamento europeo ha detto che le banche continentali sono forti e ha garantito che l’istituto centrale è “attrezzato per fornire sostegno di liquidità al sistema finanziario dell’area dell’euro, se necessario, e per preservare la corretta trasmissione della politica monetaria”.

Sono rimasti sullo sfondo di questa giornata positiva, ma ancora turbolenta, l’incontro al Cremlino tra il leader cinese Xi Jinping e il presidente russo Vladimir Putin e l’attesa per la riunione di politica monetaria della Fed, che comincia domani e terminerà mercoledì.

Europa in rialzo con le banche

Alla chiusura Piazza Affari segna un progresso dell’1,59%, che la riporta a 25.899 punti base. Il listino milanese è il migliore in Europa, grazie al rimbalzo delle banche, dopo essere stato pesantemente penalizzato dalle vendite nel settore la scorsa settimana.

La schiarita scalda anche Parigi +1,27%, Madrid +1,29%, Francoforte +1,15%, Amsterdam +0,92%, Londra +0,96%, Zurigo +0,35%.

Il nodo dei Bond subordinati di Credit Suisse

Il clima è migliorato, ma non sembra ancora stabile.

Per quanto riguarda Credit Suisse una decisione che ha suscitato molte critiche e che avrà probabilmente anche strascichi giudiziari è l’azzeramento dei bond subordinati (At1) per 16 miliardi di euro sulla base di una clausola chiamata in causa dai regolatori svizzeri, con l’effetto paradossale che gli azionisti saranno parzialmente salvati mentre gli obbligazionisti subordinati no.

Per mettere un freno all’eventuale fuga dai bond di questo tipo le autorità bancarie europee hanno ribadito “l’ordine” in cui azionisti e obbligazionisti di una banca sono chiamati a contribuire in caso di salvataggio pubblico: gli strumenti di capitale primario (Cet1) “sono i primi ad assorbire le perdite e solo dopo il loro completo uso si richiede la svalutazione” dei bond At1, si legge in una nota congiunta della vigilanza Bce, dell’Eba e dell’Srb. “Questo approccio è stato costantemente applicato in passato e continuerà a guidare le azioni dell’Srb e della vigilanza bancaria negli interventi di crisi”.

Ieri, inoltre, sei banche centrali (la Federal Reserve, la Banca Centrale Europea, la Banca d’Inghilterra, la Banca del Giappone, la Banca del Canada e la Banca centrale svizzera) hanno reso noto congiuntamente l’attivazione di una serie di meccanismi coordinati per fornire, da oggi, liquidità d’emergenza in dollari al sistema bancario internazionale.

First Republic Bank in caduta libera a WS

A Wall Street crolla ancora First Republic Bank (-32,38%), declassata da S&P, nonostante il piano di aiuti da parte di un consorzio formato da undici banche statunitensi, che hanno garantito 30 miliardi di dollari di liquidità alla nuova malata del settore. Rimbalzano invece le altre banche.

Il dollaro s’indebolisce in attesa della Fed

Sul mercato valutario l’attesa di una Fed più colomba pesa sul dollaro, che perde smalto nei confronti delle principali monete. Gli osservatori sono per lo più divisi tra chi ritiene che la banca centrale Usa aumenterà i tassi nella misura di 25 punti base e chi ritiene invece che Jerome Powell si asterrà da una nuova stretta.

Nell’attesa l’euro tratta in rialzo contro dollaro oltre quota 1,07.

In questa fase turbolenta l’oro si conferma una zattera sicura e resta ben intonato anche se tratta sotto i 2000 dollari l’oncia toccati nelle ore precedenti.

Non trova la via dei rialzi invece il petrolio, con il Brent che arretra dello 0,6% circa a 75,5 dollari al barile. Fa lo stesso il Wti, per un prezzo attorno a 66,3 dollari.

Arretra ulteriormente il gas, ormai sotto 40 euro al Mwh, a 38,8 euro.

Piazza Affari tonica con utility e banche

Il nervosismo è palpabile, ma le soddisfazioni non mancano in questo avvio di settimana.

A guidare il principale listino milanese sono oggi banche e risparmio gestito, che hanno sofferto molto la settimana scorsa. Si confermano inoltre ben comprate le utility, che prendono fiato con il calo dei rendimenti dei titoli di Stato.

Regina del giorno è quindi A2a con un rialzo del 5,71%. Nel settore sono in evidenza anche Hera +3,39% e Italgas +3,53%.

Le banche si apprezzano a partire da Banco Bpm +3,85%, Intesa +3,74%, Unicredit +2,44%.

Il risparmio gestito rimbalza con Finecobank +3,69%, Banca Mediolanum +3,84%, Azimut +2,84%, Banca Generali +2,97%.

In fondo al listino è Diasorin -4,26%, penalizzata dal taglio delle raccomandazioni di Morgan Stanley, a “underweight” da “equal-weight”.

Debolezza per Stm -0,13%.

Spread in calo

Si conferma tonico il mercato dei titoli di Stato, con la carta italiana che chiude un’ottima seduta. Scende il rendimento del Btp decennale benchmark, indicato in chiusura al 3,87%, contro il 2,06% del Bund, per uno spread in ribasso a 181 punti base (-1,95%).

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