La tregua raggiunta tra Usa e Cina sui dazi spinge oggi le borse mondiali e ha un effetto balsamico soprattutto su Wall Street, dollaro e petrolio.
I listini europei chiudono una seduta positiva, pur ridimensionando i guadagni rispetto alla sbornia della mattina in cui Piazza Affari aggiornava i suoi massimi dal 2007.
La fotografia finale vede Milano in progresso dell’1,4%, prossima ai 40mila punti base (39.921), sulla spinta dei settori che beneficiano maggiormente della boccata d’ossigeno in ambito commerciale, come auto, chip, lusso.
Sono più caute Francoforte +0,35%, Londra +0,58% e Madrid +0,83%, mentre Parigi e Amsterdam salgono rispettivamente dell’1,35% e 1,76%.
A New York l’euforia è ancora più palpabile, almeno in questo prime ore di scambi: Dj +2,5%; S&P 500 +2,6%; Nasdaq +3,67%. Azioni come Nvidia, Amazon, Apple e Tesla mostrano importanti progressi.
Il merito è quasi tutto dell’accordo trovato da Usa e Cina a Ginevra nel weekend, che ha superato di gran lunga le aspettative degli investitori e potrebbe essere foriero di altre positive novità sul Fentanyl.
I negoziatori hanno annunciato la sospensione delle maxi tariffe reciproche a partire da dopodomani. Di fatto Pechino manterrà i dazi del 10% sulle merci Usa, ma cancellerà la tariffa del 91% e sospenderà per 90 giorni il restante 24%. Gli Usa daranno una sforbiciata del 115% alle imposte doganali sulle merci cinesi, che si ridurranno così al 30%.
Sul fronte geopolitico si spera che qualcosa di buono venga giovedì dall’incontro tra Russia e Ucraina in Turchia, meeting al quale sta pensando di andare anche il presidente Usa Donald Trump, mentre per ora regge la tregua India-Pakistan, ottenuta grazie alla mediazione Usa.
Dollaro e petrolio in rally
Negli altri mercati i riflessi della tregua commerciale sono importanti sul dollaro, che oggi vola contro le principali valute. L’euro perde oltre l’1%, per un cambio che arretra a 1,11. Il biglietto verde si rafforza soprattutto contro monete rifugio come yen (contro cui guadagna quasi il 2%) e il franco svizzero (+1,5%).
La prospettiva di un allentamento delle briglie al commercio internazionale lancia al galoppo il petrolio, che si apprezza di oltre il 3% in queste ore. Il future Brent luglio 2025 è vicino ai 66 dollari al barile, mentre il future Wti, giugno 2025, vede un prezzo oltre i 63 dollari.
Simmetricamente e all’opposto l’oro riavvolge il nastro: lo spot gold perde il 2,66% per un prezzo di 3236,10 dollari l’oncia, mentre il contratto giugno 2025 arretra del 3%, 3242,81 dollari l’oncia.
Il ritorno degli investitori sull’azionario pesa invece sui titoli di Stato, in particolare negli Stati Uniti, dove i Treasury registrano prezzi in ribasso e tassi in rialzo. Il decennale è al 4,442% (+1,53%).
Piazza Affari: forti Stellantis, Iveco, Unicredit
Sul principale listino di Piazza Affari hanno corso soprattutto i titoli dell’auto. Regina del listino è Stellantis +6,85%, che secondo Bloomberg è in dirittura d’arrivo per la nomina del nuovo ad. A poca distanza segue Iveco +6,52%, al centro dell’attenzione anche l’interesse mostrato da varie aziende per la controllata della difesa (che assemblea veicoli militari). In particolare ci sarebbe un’offerta non vincolante lanciata da Leonardo e Rheinmetall per quasi 1,5 miliardi di euro. Secondo El Pais poi anche la spagnola Indra avrebbe avanzato una proposta. L’azienda spagnola, controllata al 28% dal fondo statale iberico Sepi, potrebbe disporre di finanza fresca visto che è destinata a beneficiare del piano del governo di aumentare la spesa per la difesa di oltre 10 miliardi di euro quest’anno.
La giornata è stata particolarmente favorevole per il settore dei chip e quindi svetta a Milano Stm +6,76%. Bene Interpump +4,37% e, nel lusso, si distinguono Moncler +4,96% e Cucinelli +4,16%.
Tra i titoli petroliferi il migliore è Tenaris +3,31%.
Il succoso capitolo delle banche si apre con Unicredit +4,18%, che ha presentato la sua miglior trimestrale di sempre e ha alzato la guidance per l’anno in corso. A proposito delle sue mire espansionistiche la banca sta cercando di chiarire alcuni aspetti del Golden power posto dal governo sull’ops relativa a Banco Bpm (+3,29%) e ci saranno colloqui con funzionari governativi nei prossimi, secondo quanto scrive Radiocor citando fonti a conoscenza del dossier.
Tra i titoli bancari più defilati ci sono invece Bper +0,08% e Popolare di Sondrio, piatta, potenziali spose. Su quest’ultima però ha acceso un faro la Bce, che vede il governo dell’istituto afflitto da “gravi” e “significative carenze” che “incidono tra l’altro sul suo sistema di gestione del rischio di credito”, impartendogli di conseguenza una serie di “misure di vigilanza”. Soffre l’azionista di entrambe le banche, Unipol -0,74%.
La maglia nera del giorno va a Leonardo, -4,31%, che insieme ai titoli della difesa a livello europeo, soffre i venti di pace che spirano (comunque molto leggeri) nel continente.
In un contesto di maggior propensione al rischio arretrano le utility (Hera -2,25%, Snam -2,1%, Terna -1,93%), oltreché Inwit -1,97%, Recordati -0,96% e Telecom -1,71%.
Fuori dal paniere principale scivola Fincantieri -6,44%, che pure ha presentato una trimestrale brillante. I ricavi nel primo trimestre sono saliti del 35% e l’Ebitda del 53,5%, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La società, spiega una nota, ha anche raggiunto un record storico in termini di nuovi ordini, pari a 11,7 miliardi di euro, e ha confermato i target per l’anno in corso.
Salgono invece le ex Mediaset, Mfe A (+2,28%), Mfe B (+2,84%), dopo che la ceca Ppf, secondo azionista di ProSieben (+18,39%), ha lanciato un’Opa parziale sul broadcaster tedesco a 7 euro per azione per arrivare appena sotto al 30% del capitale, proprio mentre è in corso l’Opas totalitaria di Mfe (che ha il 30,1% del gruppo tedesco) a 4,48 euro cash e 0,4 azioni Mfe A per ogni azione ProSieben.
Spread in calo
In un contesto di tassi in rialzo, la carta italiana regge il confronto con quella tedesca e vede lo spread tra i due decennali benchmark scendere a 102 punti base (-2,24%). Il rendimento del Btp sale al 3,67% e quello del Bund al 2,65%.