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Borse e bond: tempesta in Asia, Europa in allerta

Sull’onda delle perdite di Wall Street, l’Asia apre la settimana in profondo rosso – Salgono i rendimenti dei mercati obbligazionari: il Treasury a 2 anni rende più del Dow Jones – Draghi parla al Parlamento Ue, giovedì la Boe – Oggi il cda di Intesa Sanpaolo sul nuovo business plan, poi quelli di Unicredit, Bpm e Monte Paschi – A Piazza Affari Leonardo di nuovo sotto tiro.

Borse e bond: tempesta in Asia, Europa in allerta

La luna di miele con i mercati di Jerome Powell, che tra poche ore si insedierà ufficialmente alla guida della Federal Reserve, è finita ancor prima di cominciare. Sull’onda delle pesanti perdite subite venerdì da Wall Street, i listini asiatici hanno aperto la settimana in profondo rosso.

La Borsa del Giappone perde il 2% nel finale di seduta, dal -1,3% dell’apertura. Hong Kong è in calo dell’1,8%. L’indice CSI300 dei listini di Shanghai e Shenzhen perde lo 0,7%. L’indice Pmi servizi cinese ha registrato il valore massimo dal 2011.

A Seoul, l’indice Kospi è in calo dell’1,4%. Stamane, alla vigilia dell’apertura dei giochi olimpici è stato scarcerato Lee Jae Yong, erede dell’impero Samsung, in galera da un anno per corruzione.

Mumbai -0,8%. Sidney segna una flessione dell’1,6%. L’indice MSCI Asia Pacific è in calo dell’1,6%, la variazione giornaliera negativa più ampia degli ultimi 14 mesi.

IL TREASURY A 2 ANNI RENDE PIÙ DEL DOW JONES

Salgono i rendimenti dei mercati obbligazionari: il T-bond decennale è salito stamane al 2,86%, nuovo massimo da 4 anni. Ancor più significativo il livello del titolo biennale: 2,162%, per la prima volta sopra la media dei dividendi pagati dalle azioni del Dow Jones (il 2,13%).

A confermare la violenza della tempesta che sta scuotendo il mercato delle obbligazioni, stanotte l’Australia ha tenuto un’asta di titoli governativi a 15 anni: la domanda è scesa a 1,87 volte, su livelli che non si vedevano dal 2016.

Piatto il dollaro: l’euro tratta stamane a 1,2457 sulla valuta Usa. Il petrolio Brent passa di mano a 67,8 dollari il barile, in calo dell’1%, dal -2,7% della scorsa settimana.

JP MORGAN: È SOLO UNA CORREZIONE

I segnali non offrono spazio al dubbio: l’aumento dell’occupazione e dell’importo delle buste paga segnalato dai dati di venerdì scorso ha confermato la previsione di una serie di aumenti dei tassi (senz’altro tre, forse quattro) nel corso del 2018. Ma David Kelly, chief strategist di JP Morgan ritiene che vendite di questi giorni siano soltanto una correzione di rotta, non un’inversione di tendenza per paura dell’inflazione. Venerdì l’indice S&P ha lasciato sul terreno il 2,1%.

DRAGHI PARLA AL PARLAMENTO UE, GIOVEDÌ LA BOE

Sale così l’attesa per le indicazioni in arrivo dalle banche centrali, a partire dagli interventi dei membri della Fed che voteranno a marzo il primo dei rialzi annunciati: in settimana parleranno Bill Dudley di New York e John Williams di San Francisco.

Ma l’appuntamento-clou della giornata è l’audizione di Mario Draghi al Parlamento europeo, occasione per ribadire la volontà di mantenere una politica monetaria soft per l’Eurozona nonostante le scelte d‘oltre Oceano.

Anche il premier giapponese Shinzo Abe si è espresso stamane per il proseguimento della politica economica espansiva: i tassi di Tokyo resteranno negativi.

Banche centrali in primo piano anche nei domini di Sua Maestà Elisabetta II. Giovedì si riunirà la Bank of England: in attesa delle scelte della Fed sembra improbabile un aumento dei tassi inglesi. Stessa previsioni per i meeting della Royal Bank of Australia (domani) e della Bank of New Zealand (mercoledì).

VANNO IN SCENA I CDA DI UNICREDIT, BPM E MONTE PASCHI

È assai probabile che la pioggia di vendite sui listini investa stamane anche i mercati europei. Il cambio di stagione investe l’Italia ad un mese esatto dalle prossime elezioni, evento che per ora non ha provocato particolari tensioni sui Btp o sull’andamento di Piazza Affari, nonostante le posizioni short di alcuni protagonisti (vedi il fondo Bridgewater di Ralph Dalio).

In questa cornice comincia la settimana dei conti per le banche italiane. L’appuntamento più atteso è per il consiglio di Intesa San Paolo che esaminerà i conti d’esercizio ma, soprattutto, affronterà l’approvazione del nuovo piano industriale da cui si attende una forte sforbiciata sui non performing loans, la riorganizzazione del polo del risparmio tramite l’integrazione di Eurizon e Fideuram e un forte impulso allo sviluppo internazionale, a partire dalla Cina.

Mercoledì si riuniranno invece i consigli di Banco Bpm e di Unicredit. Il consensus stima in 523 milioni gli utili del quarto trimestre. Il giorno dopo toccherà a Bper ed Ubi. Infine, venerdì, sarà la volta di Banca Monte Paschi.

Completano il quadro i conti del Credito Valtellinese, l’ultima a dover ricapitalizzare dopo Carige: l’aumento da 700 milioni dell’ex popolare valtellinese (-2,3% a 10,69 euro venerdì per un tonfo annuo del 78%) dovrebbe scattare il 19 febbraio.

Sul fronte macro da segnalare in mattinata la pubblicazione degli indici Pmi servizi di Italia, Francia, Germania e Gran Bretagna. Importante anche la statistica sulle vendite al dettaglio dell’Eurozona.

Mercoledì 7 usciranno le previsioni di crescita della Ue, mentre giovedì toccherà al bollettino economico della Bce.

BRADCOMM ALZA L’OFFERTA PER QUALCOMM A 145 MILIARDI

Negli Usa uscirà l’indice Ism sull’andamento dell’economia manifatturiera. Continua a Wall Street la campagna delle trimestrali. In settimana usciranno i conti di 90 società. Tra queste: Bristol-Myers Squibb, Walt Disney e Aig, Gm e Tesla.

Oggi arriverà il rilancio di Broadcomm su Qualcomm: saranno offerti 145 miliardi di dollari per il gruppo Usa dei chip.

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