Condividi

Borse 8 agosto pomeriggio: il martedì nero delle banche brucia 9 miliardi di capitalizzazione e Piazza Affari diventa la maglia nera

Il crollo dei titoli bancari (-7,38%) per la sorprendente tassa sugli extraprofitti spinge Piazza Affari in profondo rosso (-2,3%). Milano è la peggior piazza azionaria di tutto il Vecchio continente

Borse 8 agosto pomeriggio: il martedì nero delle banche brucia 9 miliardi di capitalizzazione e Piazza Affari diventa la maglia nera

Si chiude oggi una seduta “no” sui mercati finanziari europei, mentre Wall Street viaggia in rosso a poche ore dall’apertura.

La tassa sulle banche italiane spaventa i mercati

A fare da apripista è Piazza Affari, che lascia sul terreno il 2,12% e scende sotto la soglia psicologica dei 28mila punti base, con le banche tutte indistintamente bersagliate dalle vendite dopo la tassa del 40% sugli extraprofitti (2023 da confrontare con 2022 e 2021) spuntata, a sorpresa, nella serata di ieri, nel decreto omnibus. Per Intesa San Paolo (-8,67%), per esempio, il conto potrebbe essere superiore ai due miliardi.

A poco è valsa la nota diffusa in giornata da Palazzo Chigi che corregge parzialmente il tiro sulla percentuale di incremento da prendere in considerazione. La decisione, precedentemente adottata dalla Spagna, fa paura agli istituti italiani, ma anche a quelli europei e a quelli nordamericani, che temono interventi analoghi da parte dei loro governi.

Moody’s taglia il rating di 10 banche Usa

Sul settore pesa inoltre la decisione di Moody’s di tagliare il rating di dieci banche statunitensi di piccole e medie dimensioni, tanto più che l’agenzia di credito ha messo sotto osservazione anche alcune banche di grandi dimensioni, come Bank of New York Mellon (-2,5%) e U.S. Bancorp (-2,53%), che potrebbero presto subire un downgrade.

In questo contesto e con i titoli finanziari che sono tra i peggiori nei due continenti, Francoforte chiude con una perdita dell’1,12%, Parigi -0,7%, Amsterdam -0,66%, Madrid -0,64%, Londra -0,36%. A New York, dopo l’avvio negativo, in questi minuti il Dow Jones cede l’1% (Goldman Sachs -3,24%), lo S&P500 l’1,1%, Il Nasdaq l’1,48%.

Dollaro in rialzo e petrolio preoccupato

L’avversione al rischio risveglia il dollaro, che si apprezza contro un paniere di valute, mentre l’euro perde circa lo 0,5% contro il biglietto verde e tratta intorno a 1,095.

Poiché le notizie difficili da digerire non arrivano quasi mai da sole, a deprimere il sentiment degli investitori oggi sono stati anche i dati sulle esportazioni cinesi di luglio (-14,5%) e sulle importazioni (-12,4%) che hanno molto deluso i mercati e hanno fatto risuonare il mai spento campanello d’allarme sulla crescita del Celeste impero. Si tratta del peggior calo dall’inizio della pandemia. E se la Cina va male il piatto globale piange: ha accusato il colpo quindi il petrolio, che appare però al momento in leggera ripresa (Brent -0,23%, 85,14 dollari al barile), anche perché alcuni analisti restano positivi sulle prospettive della domanda di carburante da Pechino per il periodo agosto-inizio ottobre. Sostengono i prezzi inoltre gli interventi sull’offerta, dopo che recentemente l’Arabia Saudita ha detto di voler estendere il taglio volontario della produzione di un milione di barili al giorno (bpd) per un altro mese, includendo così settembre e lasciando aperta la possibilità di ulteriori sforbiciate, mentre la Russia ha detto che ridurrà le consegne di petrolio di 300.000 bpd a settembre.

Acquisti sull’obbligazionario

L’odierna fuga dall’azionario si riflette per ora positivamente sui titoli di Stato, in attesa (giovedì e venerdì) dei dati sull’inflazione a stelle e strisce. Negli Usa i prezzi dei T-Bond sono in rialzo e i rendimenti sono in calo, in un susseguirsi di dichiarazioni di banchieri Fed di differente tenore, con il mercato che comincia a interrogarsi sull’avvio di un taglio dei tassi. Per John Williams, presidente della Fed di New York, si potrebbe aprire una finestra nella prima metà del 2024, ma Michelle Bowman, componente del board della banca centrale Usa, si concentra invece su possibili nuovi rialzi se l’inflazione non tornerà intorno al 2%. Per il presidente della Fed di Philadelphia, Patrick Harker, d’altra parte il ciclo di rialzo dei tassi d’interesse potrebbe essere arrivato alla fine, ma non ci sono tagli all’orizzonte. Tornando ai T-Bond oggi il Treasury decennale vede il rendimento scendere del 1,5% circa intorno al 4%.

Anche nella zona euro la seduta è stata favorevole ai titoli di Stato e lo spread tra Btp decennale e Bund di pari durata sale leggermente a 169 punti base (+0,45%), poiché gli acquisti hanno premiato soprattutto i più difensivi titoli tedeschi. Al termine della seduta i tassi sono indicati rispettivamente al 4,13% per il Btp e al 2,44% per il Bund.

Piazza Affari, banche a picco difensivi al lavoro

Il crollo della banche, sul listino principale, prende le mosse da Bper -10,94% e persegue con Banca Monte Paschi -10,83%, Banco Bpm -9,09%, Intesa -8,67%, Unicredit -5,94%, Mediobanca -2,48%. Non fa meglio il risparmio gestito con Finecobank -9,91%, Banca Mediolanum -5,96%, Banca Generali -3,14%. Fuori dal paniere principale vanno giù anche Credem -8,31% e Popolare di Sondrio -5,73%, che nel semestre ha visto quasi raddoppiare l’utile netto. Il provvedimento del governo ci ha colto di sorpresa – ha commentato il consigliere delegato della popolare Mario Alberto Pedranzini – “restiamo in attesa della pubblicazione del decreto, al fine di valutarne gli effetti sul bilancio della banca”.

Chiude il cerchio delle blue chip peggiori del giorno un titolo oil come Saipem -2,44%.

Fanno il loro mestiere di titoli cosiddetti difensivi le utility come Hera +1,93%, A2a +1,82%, Italgas +1,38%, Snam +0,77%, Terna +0,58%, Erg +1,07%. Si sono mosse in controtendenza azioni della salute come Recordati +2,49% e Amplifon +1,51%. Completano la top ten Telecom +2,17% e Unipol +0,7%.

Tra i titoli minori rimbalzano i volatili Visibilia Editore (+35,6%) e SIF Italia (+14,69%) dopo i crolli di ieri.

Commenta