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Borsa, chi vince e chi perde dopo il voto: banche e spread in tensione

Piazza Affari evita il ko dopo i risultati elettorali, ma su banche e spread pesa il rischio Italia – Senza una sponda sicura a Palazzo Chigi, Mediaset va a picco – Fa invece meno paura la guerra dei dazi, che Trump lega alla revisione del Nafta.

Borsa, chi vince e chi perde dopo il voto: banche e spread in tensione

“Riteniamo che, sulla base dei risultati parziali, il processo di formazione di un governo possa rivelarsi complesso e prolungato, dato che nessun partito né alcuna coalizione ha ottenuto abbastanza voti per formare un esecutivo”, si legge nel report di S&P sulle elezioni italiane. Ma, continua l’agenzia, l’esito “non dovrebbe avere alcun impatto immediato sul rating sovrano dell’Italia”. Il parere degli analisti Usa sintetizza in maniera efficace l’opinione dei mercati: il verdetto delle urne danneggia la ripresa italiana, ma non pesa più di tanto sull’Europa.

L’Italia perde un’occasione importante per incidere sulla nuova architettura dell’Eurozona, ormai un “affare privato” di Francia e Germania. Le banche pagano l’aumento del rischio Italia, la manifattura avrà più difficoltà a tutelare le proprie ragioni nella guerra commerciale che si profila con gli Usa. Infine, il voto ha contribuito alla retrocessione da neutral a underweight del peso dell’azionario italiano nei portafogli di Ubs. Ma non esiste, almeno per ora, una sindrome Italia.

GLI ANALISTI: LA FORBICE PUÒ SALIRE A 170 BP

Si dà per scontato un incremento della forbice tra Btp e Bund (“ma- dice Mario Piersimoni di Pictet – a 160-170 punti potrebbe essere un’occasione di acquisto”). Tuttavia, come spiega Lorenzo Portelli di Amundi, “non ci aspettiamo scossoni drammatici sullo spread, semmai parecchia volatilità con un allargamento eventuale di qualche decina di punti base. Nel breve potremmo raggiungere livelli attorno ai 170 punti base se l’incertezza politica persisterà nei prossimi mesi, ma sono livelli significativamente sotto quelli di guardia”. Una faccenda domestica, dunque, ma anche un’occasione perduta.

TRUMP LEGA I DAZI ALLA REVISIONE DEL NAFTA

Intanto si è allentata la tensione sul fronte dei dazi minacciati da Donald Trump. I mercati hanno apprezzato le offerte di Donald Trump a Canada e Messico: accettate la revisione del Nafta e gli Usa useranno con voi un trattamento di favore su acciaio ed alluminio. L’affondo del presidente sui tassi, secondo Wall Street, va letto così, come una mossa tattica all’interno del negoziato piuttosto che come la volontà di aprire un conflitto generale che è assai osteggiato anche in Usa.

I repubblicani non hanno nascosto la loro ostilità, a partire dallo speaker alla Camera, Paul Ryan: “Siamo molto preoccupati – ha scritto – per le conseguenze della guerra commerciale: chiediamo alla Casa Bianca di non andare avanti con questo piano”. In più, secondo Bloomberg, anche il primo consigliere economico della Casa Bianca, Gary Cohn, sta cercando di convincere Donald Trump a desistere.

AMAZON VUOLE FARE LA BANCA, RECUPERA CATERPILLAR

Le Borse Usa hanno così recuperato le perdite di fine settimana: Dow Jones +1,37%, S&P 500 +1,10%, Nasdaq +1%. Da segnalare i balzi di Facebook (+2,14%) e di Amazon (+1,58%). Il colosso dell’e-commerce, secondo il Wall Street Journal, ha avviato i contatti con alcune banche, tra cui JP Morgan, per il lancio di un conto corrente ed altri servizi di collocare attraverso la sua rete virtuale.

A guidare il rialzo sono state le società che utilizzano acciaio ed alluminio. Tra i migliori Caterpillar (+3,3%) e Boeing (+2,3%).

LA FED PREPARA REGOLE SOFT PER IL CREDITO

Bene anche le banche. A sostenere il settore è stato l’intervento del governatore della Federal Reserve alla guida della Supervisione bancaria, Randall Quarles, il quale ha affermato che le regole di Volcker, in vigore dopo la crisi, sono complesse e inefficaci, da cambiare appena possibile. Goldman Sachs +2%.

Il dollaro si è mosso poco: cross con l’euro intorno a 1,233. Le obbligazioni sono scese, il rendimento del Treasury Bill a dieci anni è salito di due punti base a 2,88%.

PETROLIO SU. RIFLETTORI SU TENARIS, OGGI I CONTI SAIPEM

In rialzo il petrolio, il Brent ha chiuso a 65,5 dollari al barile (+1,8%): le stime sui consumi Usa sono positive. A Wall Street i petroliferi hanno chiuso in rialzo dell’1,1%.

A Piazza Affari giornata agitata per Saipem (+0,1%) che ha recuperato sei punti dai minimi di giornata. La società, che oggi annuncerà i conti 2017, ha annunciato che aggiornerà nel giro di tre settimane il bilancio del 2016, oggetto di obiezioni da parte della Consob. Positiva Tenaris (+1,3%). Il produttore di tubi si avvantaggia dei dazi sull’acciaio che l’amministrazione Trump ha annunciato di voler imporre. Bernstein ha confermato la raccomandazione outperform e il prezzo obiettivo a 19 euro.

ANCHE TOKYO E HONG KONG RIALZANO LA TESTA

Il trend positivo è proseguito stamane sui listini asiatici. Stamattina la Borsa del Giappone segna un rialzo dell’1,8% nel finale di seduta, in attesa delle decisioni del direttorio della Bank of Japan. Recupera Hong Kong (+1,6%) dalle perdite della passata settimana (-2,3%). Indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen +0,7%. BSE Sensex di Mumbai +0,3%.

MILANO SOFFRE, POI RECUPERA. VOLA FRANCOFORTE

Doppio spartito per i mercati del Vecchio Continente. La soluzione positiva della crisi politica tedesca ha fatto premio sul risultato, in parte inatteso, del voto italiano e dei fulmini in arrivo dagli Usa: l’effetto contagio, come previsto, non c’è stato.

Milano, dopo una partenza negativa, ha recuperato posizioni nel corso della seduta, grazie anche alle dichiarazioni distensive di Luigi di Maio, leader del Movimento 5 Stelle, e di Matteo Salvini, guida della Lega. Ma ha contato anche il recupero di Wall Street.

L’indice Ftse Mib, che in avvio ha segnato un calo del 2% fino a quota 21.460 punti, ha chiuso poco sotto i massimi di seduta a 21.819,91 punti (-0,4%). Con la perdita di ieri l’indice delle blue chip ha azzerato i guadagni accumulati da inizio anno. Da sottolineare che lo Star ha chiuso la giornata con un progresso dello 0,38%. Volumi intorno a 3,26 miliardi di euro.

Francoforte (+1,49%) ha guidato l’ascesa degli altri listini dell’Eurozona. L’indice Dax ha superato quota 12 mila (12.091 punti) accelerando al rialzo dopo un avvio negativo a 11.830 punti. L’indice principale della Borsa tedesca ha chiuso la scorsa settimana con una perdita del 4,6% dovuta in gran parte ai venti di guerra commerciale scatenati da Donald Trump. Molti colossi dell’industria tedesca sono forti esportatori. Da inizio 2018 il Dax, reduce da sei anni consecutivi al rialzo, perde il 7%. Le due peggiori blue chip da inizio 2018 sono Deutsche Bank (-20%) e ThyssenKrupp (produttore di acciaio, -13%).

Bene, ma più arretrate, Londra (+0,65%), Parigi (+0,6%) e Madrid (+0,63%). Lo Stoxx 600 ha terminato in rialzo di un punto percentuale circa.

TENGONO I BTP, IN AUMENTO I CDS SUL RISCHIO ITALIA

L’incertezza post-voto ha aumentato, seppur in maniera composta, il rischio Italia misurato dal differenziale di rendimento fra titoli di stato decennali italiani e tedeschi.

In apertura lo spread Btp/Bund si è portato fino a 144 punti base, segnando il livello più alto dall’11 gennaio, per poi chiudere a 136 punti base (+5,83%). A condizionare l’aumento della forbice ha contribuito il rafforzamento del Bund a seguito della ritrovata stabilità politica tedesca con il prossimo governo Merkel.

Il rendimento del Btp 10 anni si ferma al 2% dopo essersi spinto fino al 2,14% (da 2,04% dell’ultima chiusura), ai massimi da metà ottobre, per poi chiudere in area 2,10%.

Un rialzo sensibile lo hanno registrato i credit default swap sul debito italiano: il contratto a 5 anni è salito fino 106,750, massimo dal 15 gennaio, per poi chiudere la seduta a 105,375 da 97,837 di venerdì sera.

I Btp hanno perso terreno anche nei confronti della carta spagnola: lo spread sul tratto decennale si è infatti allargato a 61 punti base da 53 della chiusura di venerdì, dopo una fiammata a 62, picco da fine gennaio.

A mantenere comunque contenuta la pressione dell’obbligazionario italiano contribuisce la presenza sul mercato della Banca centrale europea e di Banca d’Italia, impegnate nel programma di quantitative easing. A febbraio, sono stati acquistati nell’ambito del Qe 3,638 miliardi di euro di titoli pubblici italiani, contro i 3,421 miliardi di gennaio.

FRENA L’INFLAZIONE, SALGONO I CONSUMI GRAZIE AD INTERNET

Le aspettative di inflazione di lungo termine nella zona euro sono scese al livello più basso da oltre tre mesi, ampliando il calo registrato di recente, per effetto di un ridimensionamento delle attese degli investitori di aumento delle pressioni sui prezzi. L’inflazione è scesa a 1,6934%, il minimo dalla fine di novembre.

Nel frattempo le vendite al dettaglio della zona euro a gennaio sono cresciute più delle attese grazie ai prodotti non alimentari, soprattutto su internet, secondo i dati diffusi da Eurostat. Nei 19 Paesi che adottano l’euro le vendite al dettaglio sono scese dello 0,1% su mese ma del 2,3% su anno, contro il +2,1% pronosticato dagli economisti. Le vendite attraverso ordini via mail e su internet sono aumentate dell’8,8% dal +7,5% di dicembre.

MEDIASET, LA GRANDE PERDENTE

Alla fine di una giornata contrastata hanno chiuso in guadagno 24 blue chips sulle 40 che compongono il paniere dell’FtseMib. In mattinata si era vicini allo zero.

Tra i perdenti spicca Mediaset, scesa del 5,54%, a 2,94 euro, grosso modo quanto guadagnato dal titolo del Biscione dal 6 al 28 febbraio sulla prospettiva di una vittoria del centro-destra a trazione berlusconiana e/o delle larghe intese con il Pd. L’esito del voto potrebbe spostare l’ago della bilancia nel contenzioso con Vivendi a favore del gruppo francese. In profondo rosso anche Mondadori (-4,33%).

AVANZA TELECOM, FUOCHI D’ARTIFICIO SU INWIT

Ha chiuso invece in territorio positivo Telecom Italia (+0,6%), in attesa del Cda sui conti. Resta aperta la questione Persidera in assenza di un accordo tra Gedi (titolare del 30%) -3,51% e l’acquirente, cioè la cordata Rai Way-F2i. Tim ha conferito la procura relativa alla vendita al veicolo Advolis.

Ha preso intanto il volo la controllata Inwit (+9,48%) in attesa del piano industriale al 2020 che sarà approvato oggi. La trimestrale, approvata venerdì sera, presenta risultati superiore alle attese grazie, scrive Equita, “alla decisione di Tim di mantenere i 350 siti potenzialmente da decommissionare. Questo ha portato a una sorpresa positiva su Ebitda (5 milioni meglio delle attese), Ebit (8 milioni meglio, anche per il venire meno del write off legato al decommissioning) e utile netto”. Rbc ha rivisto al rialzo il prezzo obiettivo del titolo.

BREMBO SUPERSTAR, OGGI MARCHIONNE A GINEVRA

Altro titolo in vetrina Brembo (+7,9%). Il produttore di sistemi frenanti ha chiuso il 2017 con un utile netto di 263,4 milioni di euro, in crescita del 9,5%, e propone un dividendo di 0,22 euro per azione, contro la cedola di 0,20 dello scorso anno.

Ha chiuso la giornata con il segno più anche Fiat Chrysler (+0,3%), pesante in mattinata. Oggi Sergio Marchionne terrà una conferenza stampa al Salone di Ginevra.

In evidenza anche Exor (+2,3%) grazie al rialzo del settore riassicurazioni dopo l’acquisto da parte di Axa (-9%) di XL Group: l’operazione, per un importo di 15 miliardi di dollari, è avvenuta ad un premio elevato (un multiplo Price/Tangible Book Value di 2 volte), a beneficio della valorizzazione di Partner Re, al 100% nelle mani della holding del gruppo Agnelli.

Sotto tiro invece le assicurazioni italiane: Generali cede il 2%, UnipolSai -1,8%.

BANCHE, SOTTO TIRO LE EX POPOLARI

Altra vittima della giornata il settore bancario, su cui si sono concentrate le vendite scatenate dall’aumento del rischio Italia: la speculazione non può colpire i Btp, protetti dalla longa manus della Bce, si è attaccata al settore del credito. L’indice di settore ha così accusato un calo del 2,6%. In sensibile calo Bper Banca (-7,6%), Ubi Banca (-3,8%) e Banco Bpm (-6%). In rosso anche i Big: Unicredit -3,5%, Intesa Sanpaolo -1,4%.

Tra le note positive da segnalare il balzo in avanti di Stm (+3,2%): Equita Sim ha alzato il prezzo obiettivo da 21,6 a 22,3 euro, confermando la raccomandazione hold.

In evidenza Moncler (+1,72%), confermata top pick di Mediobanca Securities con rating outperform e prezzo obiettivo a 32,2 euro.

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