Il 29 dicembre i listini internazionali hanno concluso l’ultima seduta del 2017, ponendo ufficialmente fine all’anno borsistito. 12 mesi in cui la Borsa di Milano ha finalmente rialzato la testa, riagguantando prima e superando poi l’agognata soglia psicologica dei 20mila punti sul Ftse Mib.
Nonostante i massimi storici toccati nel 2007 siano ancora lontani, possiamo dire che l’anno che sta per concludersi ha decretato la rinascita di Piazza Affari, che si è formalmente messa alle spalle le perdite inanellate nel corso della grande crisi finanziaria.
Tutti gli indici che compongono la Borsa di Milano hanno messo a segno rialzi a doppia cifra, spinti da una congiuntura economica favorevole e dalle novità positive che hanno caratterizzato il 2017. Prima tra tutte il debutto dei PIR, che ha consentito agli indici quotati sull’MTA, Ftse Italia Star in primis ma anche al Ftse AIM Italia (indice delle azioni quotate sull’AIM), di spiccare letteralmente il volo, attirando l’interesse di nuovi investitori istituzionali e professionali, con effetti positivi su liquidità e volumi.
Ma se i più piccoli hanno galoppato, il Ftse Mib non ha sfigurato, guadagnando dalla prima seduta di gennaio all’ultima di dicembre il 13,6% (era -10,2% il bilancio del 2016), dominato dai titoli della galassia FCA e da Stmicroelectronics che prosegue il suo “periodo di grazia” borsistica che dura da ormai due anni. In recupero anche le banche (Ftse Italia Banche +13,67%) guidate da Finecobank, che nel 2016 ha registrato un rialzo superiore al 60%. Positivi anche i listini europei con Francoforte +11%, Parigi +9,2% e Londra + 7,6%.
BORSA: È FCA LA MIGLIORE DEL FTSE MIB
È il più grande, il più significativo, quello che raccoglie al suo interno i titoli delle 40 società italiane quotate sull’MTA con maggiore capitalizzazione, flottante e liquidità. Sebbene le ultime sedute siano state caratterizzate da una generale debolezza causata dal rafforzamento dell’euro, arrivato ai massimi da tre mesi, nel 2017 il Ftse Mib ha messo a segno la miglior performance tra i più importanti listini europei, superando Francoforte, Parigi, Londra, Madrid e Zurigo. La capitalizzazione è cresciuta del 22% a quota 644,3 miliardi, in salita del 22,7% rispetto ai 524,9 miliardi comunicati a fine 2016. La capitalizzazione di Piazza Affari – indica la Review annuale di Borsa Italiana – è ora pari al 37,8% del Pil, contro il 31,8% di un anno fa e il 34,8% del 2015.
Un anno, dunque, da incorniciare dopo un 2016 difficile e un decennio in cui il principale listino italiano ha indossato la maglia nera per rendimento tra i 20 principali mercati mondiali.
A prendere per mano e a guidare i rialzi del paniere nel corso dell’anno sono stati i titoli del Lingotto. Fca si aggiudica il primo posto in classifica tra le migliori azioni del Ftse Mib nel 2017, guadagnando negli ultimi 12 mesi oltre il 73,5% e trainando anche Exor (+24,78) e Cnh Industrial (+35,47%).
Un capitolo a parte lo merita Ferrari che nell’ultimo anno ha segnato un rialzo del 58,02% piazzandosi al quarto posto nella classifica generale. Dal giorno del suo debutto, avvenuto il 4 gennaio del 2016, il titolo ha raddoppiato il suo valore borsistico, salendo da 43,6 a 87,45 euro dopo aver toccato un massimo di 105,3 euro lo scorso 2 novembre.
Sul secondo gradino del podio tra i titoli del Ftse Mib troviamo invece Stmicroelectronics, con un rialzo del 70,1% che segue il +71% realizzato nel 2016. Bene anche Finecobank (+60,1% e terzo posto) e Moncler (+58,8%). Tra le banche spicca anche Ubi Banca (+46,73%), salita da 2,48 a 3,646 euro.
Positivo, come detto, il comparto bancario che nonostante i vari dossier emersi nel corso dell’anno, ha beneficiato anche del Quantitative Easing voluto dal numero uno della Bce, Mario Draghi. Male i petroliferi (Eni -10,57%, Tenaris -22,58%) che hanno pagato cara la crisi internazionale del settore e il crollo dei prezzi che ha contraddistinto questo 2017. Enel, il titolo con la maggiore capitalizzazione del Ftse Mib, chiude l’anno con un bel +23%.
E i peggiori? La maglia nera del 2017 tra le blue chip va a un altro titolo petrolifero: Saipem (-28,5%). Segue Leonardo (-25,2%), su cui ha pesato la revisione al ribasso della guidance dovuta alle difficoltà nel settore elicotteri. Tra le peggiori c’è anche Mediaset (-21,5%), zavorrata dall’affaire Premium-Vivendi che tuttavia sembra in corso di risoluzione.
GLI ALTRI INDICI DELLA BORSA ITALIANA
Impossibile, facendo un bilancio di ciò che è stato questo 2017 dal punto di vista borsistico, tralasciare le performance degli altri indici che compongono l’MTA, ma anche del Ftse AIM Italia.
A guidare i rialzi della Borsa di Milano c’è infatti lo Star che nel corso dell’anno ha guadagnato oltre il 35,58%, dopo il +4,2% registrato nel 2016. In forte rialzo anche l’indice Mid Cap (+32,97%) e quello delle Small Cap (+28,52%). Bene l’All Share che ha recuperato le perdite dell’anno passato (-9,9%), concludendo il 2017 a quota +15,61%. Fuori dall’Mta, il Ftse Aim Italia è salito del 23,33% in 12 mesi (-16% nel 2016).
Ma qual è la causa di questo “stato di grazia”? Sotto questo punto di vista, non si può non tenere in considerazione che il 2017 è stato l’anno del debutto dei Piani Individuali di Risparmio (Pir). All’interno degli indici sopra indicati figurano infatti le imprese con capitalizzazione tra i 40 milioni e 1 miliardo di euro (Ftse Italia Star), le 60 società con la più grande capitalizzazione di Borsa tra quelle non appartenenti al listino principale (vale a dire quelle che compongono il Mid Cap), le Pmi con alto potenziale di crescita (nel Ftse Aim Italia) e via dicendo. Tutte realtà che, a conti fatti, rappresentano il bacino di investimento dei Pir.
Prendendo come esempio l’AIM Italia, il 2017 è stato l’anno della svolta: 24 Ipo (di cui 8 spac) contro le 11 del 2016, 1,26 miliardi di raccolta di equity a seguito dei collocamenti e un flottante medio delle Ipo – spac escluse – al 26%. Al livello generale, il mercato delle piccole e medie imprese italiane conta a fine anno 95 società e una capitalizzazione complessiva di 5,7 miliardi, una cifra che rappresenta quasi il doppio rispetto a fine 2016.
Un altro esempio è anche il Ftse Italia PIR Mid Cap Total Return ha registrato un rialzo pari a +35,4%.
BORSA: I MIGLIORI TITOLI DEL 2017
Tenendo in considerazione tutti i titoli che compongono i vari indici della Borsa di Milano, il miglior titolo del 2017 è stato Sintesi. L’azienda attiva nei settori del Private Equity, del Real Estate e del Long Term, in un solo anno ha guadagnato il 746%.
Un anno incredibile per le azioni che hanno viaggiato su livelli da record. Occorre sottolineare che nel solo mese di gennaio, il titolo ha realizzato una performance di oltre il 1000%, perdendo poi quota nel corso dei mesi successivi. Sull’andamento di Sintesi vanno tenute però in considerazione due cose: è “molto piccolo” e appartiene alla blacklist della Consob, caratteristiche che spesso sono alla base di fortissimi rialzi e di altrettanto forti ribassi.
Al secondo posto in classifica delle migliori prestazioni della Borsa Italiana c’è Landi Renzo, società leader mondiale nel settore dei componenti e dei sistemi di alimentazione a gpl e metano, che da gennaio a dicembre ha registrato un rialzo superiore al 353%. Terzo gradino del podio per il titolo del Gruppo attivo nel settore dell’ automazione industriale Gefran (+246%).
Nella classifica dei migliori, al sesto posto (dopo Carraro al quarto e Tas al quinto) troviamo Fincantieri. Una prestazione da guinness per un titolo così “pesante” che ha chiuso il 2017 con un sonoro +166,4%. A spingere gli acquisti è stato senza dubbio l’esito positivo dell’affaire Stx. Dopo un tira e molla durato mesi e caratterizzato da dure frizioni tra Italia e Francia, il colosso italiano è infatti riuscito ad ottenere il 51% dei cantieri di Saint Nazaire, il 50% in controllo diretto e una una quota dell’1% in prestito da parte del governo francese, de facto conquistando la tanto agognata maggioranza di Stx.
Settimo posto per la Juventus (+153%), migliore tra i titoli calcistici quotati su Piazza Affari, ottavo per Astm (+133,5%). Chiudono la Top ten generale Falck Renewables (+133,1%) e Biancamano (+131,1%).
I PEGGIORI TITOLI DEL 2017
Peggior titolo del 2017 è Netweek che negli ultimi 12 mesi ha perso l’80,1% del suo valore. Anno difficilissimo anche per Banca Carige (-70,2%), ancora sotto la lente di ingrandimento della Bce nonostante un aumento di capitale da 560 milioni di euro.
Da segnalare ancora: -67,7% per Trevi, -67,4% per Creval. Lo scorso 19 dicembre, l’assemblea straordinaria degli azionisti di Credito Valtellinese ha dato il via libera a un aumento di capitale da 700 milioni di euro, una cifra monstre se si tiene conto del fatto che l’attuale capitalizzazione della banca è pari a 138 milioni di euro. -66,1% per Banca Intermobiliare.
Al settimo posto tra i peggiori c’è Astaldi (-60,23%) dopo la svalutazione dei crediti verso il Venezuela e la comunicazione del programma di rafforzamento patrimoniale. La crisi finanziaria e le vicissitudini giudiziarie vissute nel corso del 2017 hanno zavorrato le azioni del Sole 24 Ore che si piazza al nono posto (al settimo Cti Biopharma -42,8%, all’ottavo Esprinet -41,79%), perdendo in totale il 41,2%. Chiude la top ten dei peggiori Safilo (-39%).