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Borsa 16 febbraio: il Giappone cancella la crisi del mattone e dà l’assalto al record del Nikkei

Ogni giorno è buono per il nuovo record del Nikkei giapponese che resiste dal 1989. Eurostoxx ai massimi dal Duemila

Borsa 16 febbraio: il Giappone cancella la crisi del mattone e dà l’assalto al record del Nikkei

Preparate lo champagne. Da oggi ogni giorno è buono per battere uno dei record più longevi: l’assalto alla vetta del Nikkei che resiste dal 1989. Allora a spingere alle stelle il Kabutocho furono le quotazioni  immobiliari. Oggi la rivincita principalmente dai pesi massimi della tecnologia, in particolare della produzione di chip, in un contesto di continua progressione della domanda di intelligenza artificiale.

Il Giappone cancella la crisi del mattone

A complicare i piani è la politica dei tassi sotto zero: la Banca centrale fatica ad abbandonare l’Abenomics, ovvero la politica monetaria estremamente aggressiva. Ma ogni ritardo, a questo punto, ha il sapore di un harakiri: l’economia giapponese, frenata dai ritardi, è entrata inaspettatamente in recessione nel quarto trimestre. Una volta rimosso il tappo, la Borsa dovrebbe ripartire alla grande. Gli analisti di Citi hanno affermato che le azioni giapponesi dovrebbero registrare un ulteriore rally nel 2024, con il Nikkei che dovrebbe raggiungere quota 45.000 punti, mentre il Topix dovrebbe raggiungere i 3.100 punti. Ciò implica un rialzo rispettivamente del 18% e del 20% rispetto ai livelli attuali.

L’euforia ha investito gli altri listini asiatici, con l’eccezione della Cina, in vacanza fino a domenica, L’indice Hang Seng di Hong Kong accelera in rialzo del +2,5% nel finale. Il Kospi della Corea del Sud sale dell’1,2%. L’indice Taiex di Taiwan è poco mosso. Non meno tonici i listini europei, sostenuti dalle trimestrali.

Francoforte e Parigi ai massimi

L’indice EuroStoxx50 si è portato sui massimi dal 2000. Eurostoxx 600, Dax di Francoforte e Cac di Parigi hanno toccato nuovi massimi storici. Il FtseMib di Milano ha aggiornato i massimi da quindici anni con il nuovo record storico di Prysmian e Stellantis, i nuovi top da 16 anni di Leonardo.

Il quadro delle Borse rimane quindi robusto, anche se è ragionevole cominciare a portare un po’ di fieno in cascina. Ricordiamo, per la cronaca, che l’indice Msci World ha guadagnato il +22% in tre mesi e mezzo. Solo il 2019 si è rivelato un “intero anno” più ricco nell’ultimo decennio con un +25%.   

Unipol lancerà un’Opa su UnipolSai a 2,70 euro per azione, con un premio del 12% circa sull’ultimo prezzo per fondere la compagnia. Potrebbe essere il terzo titolo a “sparire” entro poche settimane dal listino milanese, dopo Saras e Tod’s. È anche il segno che i prezzi delle nostre azioni non sono poi così care. Fa notizia semmai la chiusura in calo dell’1,7% di Nvidia, peggior seduta dal 2 gennaio. 

Calo dei tassi, serve pazienza

Il dollaro si è allontanato leggermente dai top degli ultimi tre mesi quando è uscito che le vendite al dettaglio Usa di gennaio sono scese dello 0,8% contro stime di un calo più contenuto dello 0,2%. Tuttavia,il presidente della Fed di Atlanta Raphael Bostic, ha messo in guardia contro le scommesse anticipate sul taglio dei tassi. Il rendimento Treasury decennale a 4,26%. Bund decennale tedesco 2,35%. Btp decennale 3,85%. Lo spread è sceso a 149, nell’area dei minimi da due anni. 

“Io non ho mai detto che non abbiamo intenzione di ridurre i tassi. Sto cercando di essere molto attenta sulla questione. Il processo di rallentamento dell’inflazione è in corso, il Consiglio direttivo deve essere più fiducioso che questo processo ci porterà all’obiettivo del +2% in maniera sostenibile”, ha spiegato la presidente della Bce, Christine Lagarde.

In Usa il calo oltre le attese delle vendite al dettaglio di gennaio ha alimentato alcune speranze che il primo taglio dei tassi di interesse da parte della Fed possa arrivare prima dell’estate. Wall Street ha reagito bene alla notizia, ma stavolta a correre di più sono stati i titoli energetici, sollevati dal rimbalzo del petrolio. Nasdaq +0,3%, S&P500 +0,6%, Dow Jones +0,9%. Fa notizia semmai la chiusura in calo dell’1,7% di Nvidia, peggior seduta dal 2 gennaio. 

Bitcoin (52.100 dollari) consolida sui massimi da dicembre 2021. Su questi livelli chiuderebbe la miglior settimana da ottobre (+13%)

Conti in arrivo anche per Fincantieri

Dopo i fuochi d’artificio di ieri su Stellantis, vanno in scesa altre trimestrali, a partire da Eni. Il cane a sei zampe. Eni infatti chiude il quarto trimestre con un utile netto adjusted di competenza di 1,64 miliardi di euro, che porta il risultato dell’intero esercizio a 8,3 miliardi. L’utile operativo proforma adjusted si attesta a 3,8 miliardi, trainato dai solidi risultati di E&P, dalla performance record di Ggp e dal contributo positivo di Plenitude. Il cda ha deliberato di distribuire la terza delle quattro tranche del dividendo 2023, a valere sulle riserve disponibili, di 0,24 euro (su una erogazione complessiva annuale pari a 0,94 euro) per ciascuna azione in circolazione alla data di stacco cedola del 18 marzo 2024, con messa in pagamento il 20 marzo 2024.

Fincantieri. La controllata norvegese Vard ha firmato un contratto per progettazione e costruzione di una nave per operazioni di servizio (Sov) ibrida per Cyan Renewables. La consegna è prevista per il secondo trimestre del 2026.

Prysmian. Ha cambiato il management in Brasile e in America Latina mentre prepara gli impianti locali per aumentare la fornitura per il settore elettrico e per i futuri parchi eolici offshore della regione.

Saipem. Stifel ha ridotto il target price da 2,10 a 1,50 euro, il giudizio resta “buy”.

Tim. L’ad Pietro Labriola ha detto di non aspettarsi specifici ostacoli di natura antitrust alla vendita degli asset di rete fissa al fondo statunitense Kkr. I principali competitor in Italia di Tim hanno scritto al governo per evidenziare “potenziali criticità” per la concorrenza e per lo sviluppo del settore dalla prospettata separazione della rete fissa dell’ex monopolista pubblico.

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