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Bocconi, Napolitano ricorda Luigi Spaventa: fine economista e servitore dello Stato

Spaventa, uno degli economisti italiani più noti della seconda metà del secolo scorso insieme al premio Nobel Franco Modigliani, a Paolo Sylos Labini e a Federico Caffè, è stato oggi commemorato all’università Bocconi di Milano alla presenza del Presidente Mario Monti, del numero uno della Bce Mario Draghi e del Presidente di Bankitalia Ignazio Visco.

Bocconi, Napolitano ricorda Luigi Spaventa: fine economista e servitore dello Stato

“Quanto più tu abbia la ventura di inoltrarti, in età avanzata nel tuo percorso di vita, tanto più avverti il vuoto di quelle che sono state presenze assai care, venute meno via via, nel corso degli anni”. Si commuove il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in conclusione del suo discorso alla memoria di Luigi Spaventa, illustre economista del 20esimo secolo scomparso nello scorso mese di gennaio all’età di 88 anni.

Spaventa, uno degli economisti italiani più noti della seconda metà del secolo scorso insieme al premio Nobel Franco Modigliani, a Paolo Sylos Labini e a Federico Caffè, è stato oggi commemorato all’università Bocconi di Milano alla presenza del Presidente Mario Monti, del numero uno della Bce Mario Draghi, del Presidente di Bankitalia Ignazio Visco e di diversi uomini politici che con lui avevano lavorato, come Giuliano Amato.

Luigi Spaventa oltre che da docente ha infatti servito lo Stato anche nell’attività politica, prima da parlamentare e poi da Ministro del Bilancio sotto il Governo Ciampi (93-94), e infine come presidente della Consob succedendo al compianto Tommaso Padoa Schioppa.

Il Presidente Napolitano ha approfittato del ricordo del caro amico per criticare la classe politica attuale, ricordando che diversamente dal passato oggi gli scontri politici producono “smarrimento di ogni nozione di confronto civile e di ogni costume di rispetto istituzionale e personale”, laddove invece Spaventa rappresentava “profondamente quei valori”.

Il Capo dello Stato ha anche ricordato che Spaventa si impegnò in Parlamento dal 1976 al 1983, precisando forse sibillinamente che si trattò di “due legislature raccorciate, prassi molto italiana, da scioglimenti precoci delle Camere”.

 

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