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Berlusconi: niente campagna anti-Monti

Il Cavaliere a Bruno Vespa: “Non faremo una campagna elettorale contro Monti”, e sposta l’obiettivo su Angela Merkel – Quanto alla nuova legge elettorale, l’ex premier attacca l’ipotesi di reintrodurre le preferenze al posto delle liste bloccate, la norma più contestata del Porcellum.

Berlusconi: niente campagna anti-Monti

Cambia l’obiettivo nel mirino di Silvio Berlusconi. “Non faremo una campagna elettorale contro Monti, ma siamo convinti che l’austerità imposta dall’Unione Europea, a noi come ad altri Paesi, su pressione di una Germania che svolge un ruolo da Paese egemone, con un’egemonia non solidale ma egoista, abbia immesso l’economia in spirale recessiva senza fine”. Questa la spiegazione fornita dal Cavaliere in un’intervista a Bruno Vespa.

Insomma, il bersaglio contro cui cercare di ricompattare le diverse anime dei moderati non può essere il Professore. La cancelliera, invece, si presa a meraviglia. Berlusconi lo ha capito dopo quello che ha scatenato con la sua ultima conferenza stampa. Sabato scorso – subito dopo esser stato condannato a quattro anni di carcere nel processo Mediaset – l’ex premier aveva avanzato l’ipotesi di togliere la fiducia al governo Monti. L’effetto però non era stato quello sperato, visto che nei giorni successivi la maggioranza del Pdl si è dissociata dall’estemporaneo anti-montismo del Cavaliere, allargando la frattura che percorre il partito di maggioranza in Parlamento.  

Quanto alla nuova legge elettorale, l’ex premier attacca l’ipotesi di reintrodurre le preferenze al posto delle liste bloccate, senz’altro la norma più contestata del Porcellum. “Le preferenze sono un’anomalia italiana. Io sono letteralmente terrorizzato dal voto di scambio. Non si dimentichi che Fiorito nel Lazio e Zambetti in Lombardia sono stati eletti con le preferenze”.

Ma Cavaliere naturalmente si guarda bene dal sostenere esplicitamente il tanto vituperato Porcellum (“E’ il Partito democratico a volerlo, non noi”), anche se quella legge fu varata nel 2005, quando al governo era proprio Berlusconi.

Ormai però l’ex premier ha cambiato idea. Vorrebbe una soluzione alla spagnola, “che comporta un’alta soglia di sbarramento. Converrebbe anche al Partito democratico, perché privilegia i primi due partiti, funziona benissimo e garantisce la governabilità”.

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