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Berlusconi e la rivoluzione liberale mai avvenuta: il centrodestra può rifondarsi se volta pagina

Il leader di Forza Italia era sceso in politica promettendo la rivoluzione liberale ma non se n’è mai vista nemmeno l’ombra: nel suo ventennio il potere dello Stato e della burocrazia è addirittura cresciuto – Le vere ragioni del suo fallimento stanno qui ma ora il centrodestra ha l’occasione di rifondarsi, a patto di abbandonare le sirene berlusconiane

Berlusconi e la rivoluzione liberale mai avvenuta: il centrodestra può rifondarsi se volta pagina

Nessuno dei numerosi commentatori che da ieri sera in radio, Tv e giornali, si sono cimentati a discutere la sentenza della Cassazione e le sue conseguenze sulla politica, sul Governo, e in definiva sull’Italia, ha messo nella dovuta evidenza quanto il Cav ha detto nel suo messaggio televisivo, e cioè che vent’anni fa la sua “discesa in campo” si era resa necessaria allo scopo di cambiare radicalmente questo Paese, facendo una profonda “rivoluzione liberale”. Lo stesso Berlusconi, bontà sua, ha riconosciuto che in realtà molte cose devono ancora essere fatte attribuendo però le colpe dei mancati cambiamenti agli alleati di governo ed alle resistenze delle burocrazie.

In realtà se negli ultimi vent’anni di liberale non s’è visto proprio nulla la ragione sta proprio nel fatto che Berlusconi ha rappresentato tutte quelle categorie che si erano scavate delle nicchie protette nella legislazione o direttamente nel settore pubblico e che non avevano alcuna intenzione di aprire i mercati alla concorrenza, di privatizzare le aziende pubbliche che appaiono comode mucche da mungere, e infine, di tagliare la spesa pubblica per ridurre veramente le tasse, perché tanto le tasse sono solo per i gonzi che le pagano. La verità è che l’idea di Berlusconi del mondo non è affatto liberale bensì anarco-populista, come dimostra questo petulante insistere di tutti i suoi pretoriani sul fatto che la condanna di Berlusconi avrebbe decapitato la democrazia. 

Come dire che se il popolo lo ha votato significa che lo ha giudicato innocente, e poiché ogni potere discende dal popolo, la magistratura ne avrebbe dovuto tener conto. Non è questa – con buona pace di Vittorio Feltri – l’idea di democrazia liberale che si basa sulla separazione dei poteri e dove la responsabilità penale è individuale e quindi, anche condannando un capo politico, non si colpisce affatto un intero partito e non si demonizzano vari milioni di elettori.

Del resto è stata proprio questa carenza culturale che ha impedito a Berlusconi, anche quando era riuscito ad avere maggioranze parlamentari schiaccianti, di varare qualsiasi riforma di sapore anche vagamente liberale. Il potere dello Stato in tutte le sue articolazioni è aumentato a dismisura nel suo ventennio e per di più le varie amministrazioni hanno poteri concorrenti per cui si sono solo moltiplicate le liti. Nessuna riforma della magistratura è stata fatta, nemmeno di quella amministrativa che tra Tar e Consiglio di Stato blocca l’iter di qualunque decisione ( per quale ragione la sponsorizzazione del restauro del Colosseo da parte di un privato è stata bloccata per tre anni?). 

Le Polizie sono diventate 5 o forse 6 se ci mettiamo le Capitanerie di porto, tutte autonome e che fanno cose in sovrapposizione. Di riforma della PA, al di là degli slogans di Brunetta sui fannulloni, non si è fatto nulla di serio perché non si è avviato il processo dal ridisegno delle responsabilità della dirigenza. Il risultato è che la spesa pubblica è stata in costante aumento soprattutto nella parte corrente mentre gli investimenti si sono progressivamente ridotti non solo per difficoltà burocratiche, ma anche per cercare di far quadrare i costi dello Stato.

Berlusconi non ha mai pensato ad ampliare la concorrenza, e d’altra parte non ha mai voluto la vendita di due reti Rai proprio per non intaccare il duopolio televisivo (che però sta crollando ugualmente). Sulla vendita delle aziende possedute dalle autorità locali è stato bloccato dalla Lega, come sull’abolizione delle Province e sulla riforma delle pensioni, e quindi anche questa alleanza con i razzisti del Nord, si è ritorta contro la possibilità per Berlusconi di fare una vera politica liberale (ammesso che avesse mai avuto l’idea di farla) .

Berlusconi ha certamente una enorme forza di carattere. Forse nemmeno questa condanna riuscirà davvero a metterlo definitivamente a tacere. Tra un anno potrebbe pure risorgere come un martire dei poteri forti e della vecchia politica e vestire ancora una volta i panni del “nuovo”. (E questo anche se come Grillo, non potesse presentarsi direttamente). Solo se si chiariscono bene le ragioni del fallimento della sua politica, e verrà avviato un profondo ripensamento di tutte le forze che operano nel centro destra, si potrà evitare che alle prossime elezioni molti cittadini si facciano ancora incantare dalla sirene berlusconiane.

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