Condividi

Beni belli e ben fatti, il made in Italy nel mondo

I Paesi emergenti li adorano e l’Italia continua a fabbricarli: sono i prodotti del settore alimentare, arredamento e abbigliamento di fascia medio-alta – Nel 2017 Russia, Cina ed Emirati Arabi importeranno quasi 50 miliardi di beni Bbf: per queste imprese del made in Italy si aprono grandi sfide per l’internazionalizzazione.

Beni belli e ben fatti, il made in Italy nel mondo

La crescita non è mai fine a se stessa: si cresce per poter vivere meglio. L’acquisto di prodotti di qualità è il primo segnale del miglioramento delle condizioni di vita di qualsiasi lavoratore e il Made in Italy è un’etichetta riconosciuta in tutto il mondo come sinonimo di eleganza e qualità. E per questo è il settore su cui l’Italia deve puntare per risorgere dalla crisi. Un nuovo tipo di prodotti, denominati Bbf (belli e ben fatti), di fascia medio-alta (quasi ma non vero e proprio lusso) caratteristici di sofisticata genuinità, se ben sfruttati, potrebbero fare la fortuna dell’Italia. Appartenenti alle industrie delle 3 A (alimentare, abbigliamento-calzature e arredamento) sono favoriti dalla congiuntura globale per cui i Paesi emergenti iniziano a indirizzare il proprio sviluppo verso una maggiore qualità della vita.

Secondo una ricerca del centro studi Confindustria e Prometeia, dal titolo “Esportare La dolce vita”, entro il 2017 i paesi emergenti importeranno 136 miliardi di euro di prodtti Bbf, un 32% in più rispetto al 2010. Il maggior numero di nuovi consumatori potenziali per i beni belli e ben fatti arriverà da Cina, India e Brasile: in questi paesi si conteranno 100 milioni di nuovi ricchi. La Cina diventerà il secondo mercato per questi prodotti, dopo la Russia e prima degli Emirati Arabi Uniti, che insieme contano per un terzo della domanda globale. La crescita maggiore invece si registrerà in India: +98% nei prossimi 6 anni.

L’Italia vanta una quota di assoluta eccellenza (7,9%) nei prodotti Bbf nei mercati emergenti, un livello che nel 2017, se dovesse rimanere inalterato, porterà questi prodotti a valere oltre 10 miliardi di euro, più di 3 miliardi in più rispetto aoggi. Con la crisi del debito europeo i nuovi mercati sono diventati più difficili da conquistare e la quota italiana ha subito una leggera flessione, ma i produttori dei Bbf hanno dimostrato che possono facilmente riprendere il sentiero.

Commenta