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Bellanova (Iv): “Quirinale e Chigi: due scelte da fare insieme”

INTERVISTA A TERESA BELLANOVA, Presidente di Italia Viva – “Draghi è talmente autorevole che può ricoprire egregiamente sia il ruolo di premier che di Presidente della Repubblica ma la scelta dell’uno e dell’altro vanno fatte contestualmente” per individuare il miglior Capo dello Stato possibile e dare continuità all’azione di Governo” – “L’ingresso dei leader nel Governo è un’ipotesi possibile” – “Il bipolarismo è una forzatura: nel patto di legislatura occorre una legge elettorale proporzionale”

Bellanova (Iv): “Quirinale e Chigi: due scelte da fare insieme”

Draghi si deve spostare al Quirinale? O deve rimanere a Palazzo Chigi?  “Il premier è talmente autorevole in Italia e all’estero che può ricoprire ognuno dei due incarichi”. Lo dice forte e chiaro Teresa Bellanova, Presidente di Italia Viva e già viceministra delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, che, dimettendosi lo scorso anno dal governo Conte bis, insieme agli altri due rappresentanti renziani, Scalfarotto e Bonetti e provocandone la caduta, aprì la strada di Palazzo Chigi all’ex presidente della Bce. E tuttavia non è questione di stima. Il problema, secondo Bellanova, è che il pacchetto Quirinale non può essere disgiunto da quello per Palazzo Chigi. Cioè – come racconta in questa intervista a FIRSTonline – contestualmente le forze politiche devono sia avanzare un nome che vada bene a tutti per il Quirinale (“perché non una donna? Ma per davvero, non per prendere tempo o perché non si sa che pesci pigliare”), sia individuare uno scenario per il governo che permetta di condurre in porto il Piano nazionale di ripresa e resilienza con successo.     

Allora, partiamo dal cuore della nostra conversazione: se toccasse a lei scegliere preferirebbe Draghi a Palazzo Chigi o al Quirinale?

“Io ho già scelto una volta. Draghi è arrivato a Palazzo Chigi anche per la decisione che ho preso io, con il mio gruppo, dimettendomi dal governo Conte. Molti ignorano che un ministro, una ministra in questo caso, non può essere dimissionato. Quella nostra scelta ha determinato quanto Conte voleva ad ogni costo evitare: le sue dimissioni e la caduta del Governo. Ritengo Mario Draghi una figura capace di esprimersi con l’autorevolezza e la qualità necessarie sia nel ruolo di presidente del Consiglio, come avviene ormai da un anno, che in quello di Presidente della Repubblica. Noi però non dobbiamo trovare una sistemazione, fra l’altro non richiesta, a questa o a quella persona di prestigio, dobbiamo individuare la soluzione migliore sia per la Presidenza della Repubblica che per garantire qualità e continuità all’azione di Governo. Sapendo che questo sarà un anno complicatissimo dal punto di vista della gestione vera e propria del Piano nazionale di ripresa e resilienza, fino ad ora molti si sono concentrati sulla quantità di risorse, ma adesso bisogna passare dalla assegnazione dei fondi alla realizzazione dei progetti. E per fare questo c’è bisogno di governare con mano ferma e con idee chiare e sicure”. 

Ci descriva allora il campo da gioco prima del fischio di inizio: situazione del centrodestra, del centrosinistra e del M5Stelle.  

“Quello che vedo io è un centrodestra che appare unito, ma che all’interno ha tanti distinguo. Continua a far credere a Berlusconi di sostenerlo, ma sempre di più parlano di subordinate. Ognuno dice di avere altre proposte da avanzare e la mia esperienza mi dice che quando arrivi alla subordinata la principale non è più in campo. C’è insomma una grande differenza tra quello che si dice e quello che si fa. Quanto al centrosinistra: mi chiedo intanto chi è il centrosinistra. Letta ha avanzato l’ipotesi di un patto di legislatura e Renzi è stato il primo a dire ok, proposta saggia, confrontiamoci. Non mi pare che una risposta altrettanto netta sia arrivata anche da altri che si richiamano al centrosinistra. Quanto al M5S, anche qui bisogna capire di chi stiamo parlando. Una parte è in transumanza verso altri lidi, altri sembrano voler partecipare alla pratica del mercato che ha inscenato Berlusconi. Pd e Leu sembrano essersi fermati, contro tutte le evidenze, alla foto di Narni. Speranza e Letta l’altro giorno hanno citofonato a casa di Conte, un leader che non c’è. Non lo era all’epoca di Narni e non lo è adesso. Il massimo che può produrre questo modo di fare è un tweet. Non mi sembra che sia all’altezza di quanto serve al Paese. Sarebbe utile in questo momento anche da parte del centrosinistra, da parte del Pd soprattutto, porre fine a comportamenti tendenti ad escludere e incominciare a fare politica. Non è mai il momento, ma soprattutto in questa fase, di far prevalere i rancori. Ora è il momento di guardare al bene del Paese, è tempo di costruire unità e non quello di emarginare, pur di consumare una vendetta personale, chi invece le leadership è capace di esercitarle e per ben due volte negli ultimi 3 anni ha messo in sicurezza il Paese”.      

Che idea si è fatta dell’autocandidatura di Berlusconi: ha la possibilità di riuscire? E se no a che cosa è stata utile?

“Berlusconi i numeri non ce li ha, e questo è un fatto. E nemmeno si può costruire la più alta carica dello Stato raccattando voti in Parlamento. Questo comportamento era ignobile quando lo praticava Conte per evitare che il suo governo cadesse, lo è altrettanto adesso. Io penso che sarebbe doveroso da parte di Berlusconi prendere atto di questo fatto. Gli va riconosciuto che questa mossa lo ha portato a ritrovare centralità all’interno del gioco politico e che così facendo si è riconfermato il vero leader del centrodestra. Se ritirasse la candidatura e avanzasse una proposta alternativa diventerebbe probabilmente l’artefice di una scelta condivisa”. 

A chi si riferisce Renzi quando sostiene che il centrodestra potrebbe avere candidati che possano essere votati anche dal centrosinistra: Amato? Frattini? Casini?

“Tutti questi nomi sono figure rappresentative, ma non è questo a mancare. Fra gli uomini e fra le donne. Diciamocelo con chiarezza, ci sono tanti uomini mediocri che svolgono funzioni importanti, non si capisce perché quando si arriva alle donne devono essere super capaci. Basta chiedere la massima perfezione alle donne. Siccome ce ne sono di adeguate al ruolo in tutti i campi, pensiamo ad allargare la lista anche con i loro nomi”. 

Lei un nome di donna ce l’ha?

“Potrei avanzare il nome di più di una figura femminile, ma non lo faccio. Non perché mi fa difetto la chiarezza, ma perché so cosa vuol dire, ci sono passata anche io personalmente. Fare i nomi delle donne equivale a metterle in un tritacarne e il giorno dopo non è la politica che non è stata in grado di costruire quella soluzione, ma è la persona che è stata indicata a non avercela fatta. Siccome nessuno ha avanzato candidature femminili, se la politica dimostra di essere adeguata ai tempi, a quel punto si possono individuare nomi di donne autorevoli capaci anche di ottenere consenso trasversale”.  

Renzi ha bocciato apertamente la candidatura di Berlusconi al Quirinale e apprezzato un patto di legislatura fino al 2023. Che cosa dovrebbe contenere questo patto di legislatura e come dovrebbe essere il governo nel caso in cui Draghi salisse al Quirinale? Salvini vorrebbe che fosse più politico e che i leader dei partiti vi partecipassero in prima persona. Che cosa ne pensa? 

“Io penso che quello che serve al Paese, lo ripeto, sia una scelta condivisa che deve tenere insieme la soluzione per il Quirinale e quella per il governo. In questo Paese si passa più tempo a fare campagna elettorale, anche quando non è tempo di elezioni, che a governare, esattamente il contrario di quanto ci dicono la Costituzione e il buon senso. Bisogna smetterla. Quanto al patto, dovrebbe intanto mettere in sicurezza la gestione del Pnrr. Perché, ricordiamolo a tutti noi, la mole ingente di denaro che ci arriverà in gran parte significa debiti da restituire. È vero, l’autorevolezza di Draghi ci ha permesso di essere protetti dalle critiche, dagli spread ecc. Ma il debito andrà pagato e per farlo senza affrontare una carneficina sociale c’è bisogno di persone autorevoli, che vogliono prendersi cura del Paese e dei processi, che firmino un patto che sia anche di comportamenti rigorosi. Oltretutto dobbiamo continuare a governare l’emergenza sanitaria e su questo io credo che vada riaperto il capitolo del prestito del Mes. Al momento stiamo gestendo il Covid, l’emergenza, ma non c’è solo il Covid, ci sono tante persone che hanno visto ridotta in questi due anni la loro possibilità di accedere al sistema sanitario. A partire dalla prevenzione, ma non solo, tante questioni sono state messe in secondo piano. Insomma va governata sia la crescita sia la crisi, che non va ignorata e che è anche conseguenza dell’emergenza sanitaria. E c’è bisogno di dare una risposta alla povertà che è cresciuta notevolmente, anche per effetto del Covid. Se qualcuno pensa che la risposta alla povertà sia stata data con il reddito di cittadinanza ha bisogno di andare a fare un giro fra le fasce più disagiate del nostro Paese. Lei mi chiede se nel caso Draghi salisse al Colle il prossimo governo dovrebbe essere più marcatamente politico. Le rispondo così: il governo è sempre politico. Quello attuale è figlio di un atto politico coraggioso che mi ha visto, come dicevo, anche protagonista. I leader devono entrare? Non è l’unica soluzione, ma non credo nemmeno che la proposta sia impraticabile. È possibile anzi che un patto del genere potrebbe evitarci lo spettacolo di decisioni che, assunte all’unanimità nel consiglio dei ministri, immediatamente dopo sulla stampa vengono messe in discussione dagli stessi che le hanno approvate”.      

Uno dei punti che dovrebbe sostanziare il patto di legislatura è una nuova legge elettorale: crede che possano maturare le condizioni per una legge proporzionale come molti settori politici chiedono?

“I tempi ci sono se c’è la volontà politica. Intanto va segnalato che in questo Parlamento, così come nel Paese, parlare di bipolarismo è proprio una forzatura. Arriveremo alla legge proporzionale? Non lo so. Auspico per il bene della nostra democrazia che anche questo tema delle leggi elettorali non si affronti in base alle convenienze dei singoli partiti, ma guardando alla necessità di avere una compiuta rappresentanza dell’intero elettorato. Abbiamo sempre meno persone che vanno a votare, di questo dobbiamo farci carico e costruire le condizioni perché in questo Paese gli uomini e le donne, e anche le nuove generazioni, si sentano più attratti alla partecipazione, siano convinti che il loro voto è importante”.  

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