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Bedoni: “Cattolica Assicurazioni è un unicum tra cooperazione e mercato”

INTERVISTA A PAOLO BEDONI, presidente di Cattolica Assicurazioni – “Se l’assemblea dei soci del 28 aprile approverà il nuovo modello di governance segneremo una svolta che coniuga lo spirito cooperativo con l’apertura al mercato: siamo l’unica cooperativa assicurativa italiana quotata in Borsa ma non diverremo spa” – L’importanza dell’ad Minali, del nuovo piano industriale e dell’accordo di bancassurance con Banco Bpm e il segnale lanciato da Warren Buffett.

Bedoni: “Cattolica Assicurazioni è un unicum tra cooperazione e mercato”

“Il successo di Cattolica è frutto del suo modello cooperativo aggiornato alle nuove esigenze di mercato”: alla vigilia di un’importante svolta per la compagnia assicurativa fondata a Verona nel 1896, che si materializzerà col cambiamento statutario da sottoporre all’approvazione dell’assemblea dei soci il prossimo 28 aprile, il presidente di Cattolica Assicurazioni, Paolo Bedoni, rivendica in questa intervista a FIRSTonline l’unicità del modello cooperativo temperato applicato al mondo delle polizze, non mancando però di sottolineare che “Cattolica è un’impresa quotata in Borsa, e come tutte le imprese, per crescere, ha bisogno di capitale”.

La svolta sarà dunque quella di un’apertura al mercato, senza però rinunciare al voto capitario e adottando un sistema monistico, “che possa garantire una governance più snella, eliminando il collegio sindacale e dando più poteri al cda, che verrà ridotto da 23 a 17 membri, da rinnovare nello stesso momento e solo ogni tre anni, per dare maggiore stabilità alla politica dell’azienda”.

Presidente, fino a qualche tempo fa Cattolica Assicurazioni era una tranquilla compagnia territoriale, mentre ora è diventata una società moderna e a pieno titolo nel mercato: che cosa le ha dato sprint?

“E’ un percorso partito da lontano. Innanzitutto c’è stato, nel 2014, l’aumento di capitale da mezzo miliardo, sottoscritto dal mercato, che ha fatto di Cattolica una società ben patrimonializzata e nelle condizioni di affrontare le sfide della competizione”. Poi, con l’assemblea del 2015, abbiamo ammodernato la governance stabilendo il rinnovo integrale del Cda dal 2016 ogni tre anni. Infine l’assemblea dell’anno scorso ci ha resi autonomi e indipendenti da un legame statutario con Popolare di Vicenza, creando le condizioni per il rilancio del gruppo.

Quali sono, oggi, i vostri punti di forza?

“La solidità, le prospettive di crescita indicate dal piano industriale 2018-2020, e anche la figura dell’amministratore delegato Alberto Minali, un manager stimato e riconosciuto nel settore assicurativo. Ci aspettiamo molto anche dall’accordo di bancassurance con Banco Bpm, in un comparto da sempre strategico per noi. Ma direi che soprattutto il nostro punto di forza è il fatto stesso di essere un’impresa cooperativa. Siamo un unicum: abbiamo nel dna la responsabilità sociale, con un forte legame col territorio, ma siamo nello stesso tempo aperti al mercato, essendo anche quotati in Borsa. Cattolica è l’unica cooperativa assicurativa quotata in Italia, e se l’assemblea approverà la riforma della governance, saremo anche la prima compagnia assicurativa con un sistema monistico”.

Una rivoluzione ambiziosa, che ha attirato l’attenzione di Warren Buffet, diventato nel 2017 il primo azionista. Riuscirete a conciliare l’apertura al mercato con il modello cooperativo o siete sulla strada per diventare spa?

“L’ingresso di Warren Buffett è stato un motivo di soddisfazione, ma questo non significa che si andrà verso la trasformazione in spa. Buffett, per quello che ne sappiamo, è un investitore stabile, che analizza la gestione e le potenzialità dell’azienda, e ovviamente si aspetta l’utile e il dividendo. Con il nuovo statuto – se lo vorrà – la sua Berkshire Hathaway potrà avere una rappresentanza nel cda con la sua eventuale lista di capitale. Per diventare soci occorre prima richiederlo: ma al momento non abbiamo ricevuto segnali in tal senso”.

Tornando all’accordo con Banco Bpm, che è uno dei punti di forza del piano industriale: cosa vi aspettate da questa partnership?

“Abbiamo varato un piano industriale ambizioso ma credibile che mantiene centrale la rete agenziale ed ha un suo punto di forza nella bancassurance, un nostro asset storico che ci vede da tempo leader nel mercato. L’accordo con Banco Bpm si aggiunge a quelli già in essere con Ubi e Iccrea. È una joint venture che ci fa ben sperare perché Banco Bpm è la terza banca italiana per dimensioni, ha una rete vasta e capillare, ed è una realtà affine a noi in termini di business”.

La nuova governance che sarà sottoposta all’assemblea del 28 aprile è da considerarsi un punto di arrivo o di partenza per Cattolica?
“Come le persone, anche le imprese devono sentirsi sempre in discussione. Il nostro riferimento sono i clienti e i soci. E’ dunque un punto di partenza, che conferma la bontà del modello di impresa cooperativo, che rimane il segreto del nostro successo. Siamo riusciti ad aggiornare questo modello in base alle esigenze del mercato, temperandolo e dando valore anche al capitale, perché senza capitale non si cresce. Siamo stati coraggiosi, è una sfida ambiziosa, ed il merito va anche riconosciuto ad un Consiglio di amministrazione che in maniera collegiale ha elaborato la proposta di riforma”.

Una delle ragioni che ha sempre spinto il vostro azionariato a difendere l’assetto cooperativo è il legame che l’impresa cooperativa ha con il territorio. Che cosa vuol dire questo in concreto? La territorialità rimarrà nel nuovo statuto?
“Dal punto di vista dello statuto non ci sarà più il vincolo di territorialità, come è corretto che sia in un’impresa quotata in Borsa. Rimarrà fondamentale, grazie al nostro modello d’impresa, la capacità di rispondere all’economia reale e alle nuove domande della società. In molti, con la finanziarizzazione, si sono snaturati pur di crescere: noi siamo rimasti coerenti con la nostra identità e continueremo ad esserlo”.

L’innovazione tecnologica irrompe anche nel mondo delle assicurazioni: come concilierete il ruolo del robot con quello della persona umana e in particolare con agenti, dipendenti e clienti?

“L’innovazione è un’opportunità da cogliere, sapendo però che avremo sempre di fronte un cliente, vale a dire una persona con la quale stabilire un rapporto di fiducia. Il nostro piano industriale è fortemente orientato all’innovazione, ma poggia soprattutto sulle persone, che rappresentano il vero valore aggiunto della compagnia”.

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