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Bce spaventa le Borse con una stretta monetaria più forte e lo spread Btp-Bund supera quota 215

Le Borse europee reagiscono male alla Lagarde in versione falco e finiscono tutte in forte ribasso mentre il rendimento del Btp va al 3,59% come non succedeva dal 2014

Bce spaventa le Borse con una stretta monetaria più forte e lo spread Btp-Bund supera quota 215

Stop al QE e tassi zero. Addio in Eurolandia dal mese di luglio, ora il problema è l’inflazione e bisogna fare di tutto per contrastarla: una Bce più falco del previsto ha scosso oggi i mercati azionari e obbligazionari, che sono andati a picco dopo queste notizie, per poi recuperare leggermente, chiudendo comunque in rosso.

Piazza Affari è la peggiore e arretra dell’1,9%, sotto la soglia psicologica dei 24mila punti, a 23.776.

La botta è pesante a Francoforte -1,71%, Amsterdam -1,6%, Madrid -1,45%, Parigi -1,4%%. Fuori dalla zona euro Londra arretra dell’1,6% e oltreoceano Wall Street, dopo un avvio stonato, si sta muovendo debole in attesa del temuto dato sull’inflazione a stelle e strisce in uscita domani, che potrà orientare le prossime mosse della Fed. Se la Bce ha sterzato verso una stretta, la banca centrale Usa si sta già muovendo in questa direzione e potrebbe accelerare ulteriormente e in una misura tale da bloccare la crescita o almeno così temono gli investitori. In un contesto in cui le banche centrali spaventano il Toro, il dollaro si rafforza. L’euro si sta muovendo in ribasso intorno a 1,066, dopo aver ballato parecchio in giornata sopra e sotto 1,07.

Spread in orbita

I titoli di Stato restano nel mirino: il Treasury decennale vede prezzi in ribasso e tassi in crescita, oltre il 3%.

A soffrire di più però è il mercato del debito italiano. Il Btp 10 anni chiude con un rendimento al 3,59% e, nonostante il Bund di pari durata spinga sull’acceleratore e segni +1,43%, lo spread s’impenna fino a 220 punti base, per chiudere infine a 216, in rialzo del 7,2% rispetto alla chiusura di ieri. L’ombrello che la Bce dovrebbe aprire contro queste divaricazioni non è ancora stato aperto.

Lagarde: “Questo non è un passo è un viaggio”

Se qualcuno sperava che Christine Lagarde avrebbe continuato a muoversi con passo felpato oggi si è dovuto ricredere.

Terminato il piano di aiuti, la Bce a fine luglio aumenterà i tassi di 25 punti base ed è la prima volta che accade dal 2011. A settembre poi potrà optare per un incremento più ampio, di 50 punti base (la mossa più forte da 22 anni) e dopo si vedrà, ma il Consiglio direttivo prevede che sarà appropriato un percorso graduale ma sostenuto di ulteriori rialzi dei tassi di interesse. Questo “non è solo un passo – chiarisce Lagarde – è un viaggio” e si procederà con “una serie” di aumenti, in base ai dati macro, per condurre l’inflazione verso il target del 2%. Oggi però i prezzi corrono forte e continueranno a farlo.

La Bce ha cambiato anche le sue proiezioni, mettendo in conto un’inflazione più alta e una crescita più bassa.

A proposito della rete di salvataggio per l’eventuale allargamento degli spread come quello dell’Italia, la Bce non è entrata granché in dettaglio: “nel caso di nuovi casi di frammentazione finanziaria dovuta alla pandemia, i reinvestimenti del programma Pepp possono essere regolati nella tempistica, nel tipo di asset e giurisdizioni in qualsiasi momento”. D’altra parte, la riunione di oggi si è concentrata “soprattutto sul problema dell’alta inflazione e sul processo di normalizzazione della politica monetaria avviata a dicembre”.

Lagarde assicura comunque che eventualmente verranno introdotti nuovi strumenti:” non tollereremo episodi di frammentazione finanziaria che ostacolino la corretta trasmissione della politica monetaria in tutta l’Eurozona”. La Bce dispone di strumenti esistenti e “sa come progettare e dispiegare nuovi strumenti se necessario”.

Intesa Sanpaolo: “La Fed non sarà compiacente”

Ora l’attenzione si sposta sulla Fed che, in vista della riunione di giugno (in cui già prevede un aumento dei tassi di 50 punti base), potrà trarre indicazioni dal dato sui prezzi al consumo in uscita domani.

Secondo l’ufficio studi d’Intesa Sanpaolo la banca centrale Usa nei prossimi mesi non sarà molto compiacente.

“Secondo la valutazione dei nostri economisti – scrive Intesa – l’inflazione e il mercato del lavoro non permetteranno alla Fed di essere compiacente, con l’aspettativa di variazioni mensili dei prezzi core comprese ancora fra 0,4 e 0,5% e di calo del tasso di disoccupazione di qualche decimo in estate. La previsione della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo è di tassi al 3% a fine 2022 e fra il 3,5 e il 3,75% nel 2023, con un possibile overshooting dovuto alla nuova strategia della Fed, non più preventiva, ma condizionata al raggiungimento effettivo del rallentamento della dinamica dei prezzi e del riequilibrio del mercato del lavoro”.

In Piazza Affari si salvano solo tre blue chip

In Piazza Affari oggi si salvano solo tre blue chip: Prysmian, +1,12% si conferma positiva; Interpump +0,43%; Bper +0,62%, in vista del piano industriale dopo l’entrata di Carige. In generale il settore bancario limita i danni, guardando con un certo favore alla fine dell’epoca dei tassi sottozero.  Si confermano in rosso invece i titoli del risparmio gestito come Finecobank -4,22% e Banca Mediolanum -2,98%. Male Nexi -3,86%.

La lunga scia rossa del Ftse Mib si apre poi con Iveco, -6,67, in un contesto di complessiva debolezza dell’automotive.

Sono negative le utility a partire da Hera -3,94%, Italgas -3,43%, A2a -3,18%.

Sono forti i ribassi anche per i titoli petroliferi: Tenaris -4,39%, Saipem -4,08%, Eni -2,54%.

Il petrolio però tiene la rotta. Il Brent appare poco mosso e tratta intorno a 123 dollari al barile.

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