Potrebbe essere che la cura per combattere l’inflazione nella zna euro si sia rilevata fin troppo forte, tanto da indurre i membri del Consiglio Direttivo della Bce a prevedere una sua discesa sotto il livello chiave chiave del 2% già quest’anno. E’ quanto emerge dai verbali dell’ultima riunione della Bce del 16-17 aprile, pubblicati oggi dove alcuni membri hanno sottolineato che l’incertezza intorno ai dazi rischia di frenare i consumi, mentre son in aumento i rischi al ribasso per le prospettive di crescita nella zona euro.
Mancano due settimane al nuovo meeting del board della Bce del prossimo 5 giugno. Il mercato al momento sconta un nuovo taglio dei tassi (l’ottavo da giugno 2024, quando è iniziato il ciclo di allentamento; il quarto del 2025).
Inflazione in rapido calo: vista “ben sotto il 2%” già quest’anno
L’inflazione nell’Area Euro, nel 2025, potrebbe scendere anche al di sotto di quanto previsto a marzo, tenendo conto degli attuali tassi di cambio e dei prezzi dell’energia. Il passaggio dei verbali segnala in particolare che “i rischi per la stabilità dei prezzi potrebbero ora essere orientati al ribasso, soprattutto nel breve termine” e che “vi è il rischio che l’inflazione possa scendere ben al di sotto del 2% almeno per il resto dell’anno in corso“. Le aspettative di inflazione indicano che l’inflazione potrebbe diminuire più rapidamente di quanto precedentemente ipotizzato a marzo, quando ancora non erano stati “incorporati i più recenti annunci di politica monetaria degli Stati Uniti, che avevano aumentato i rischi al ribasso per la crescita e l’inflazione nel breve termine”.
L’inflazione si dovrebbe attestare sotto il livello chiave della Bce del 2% nel 2025, portandosi all’1,2% all’inizio del 2026, prima di tornare all’1,6% entro la metà del 2026. “In un orizzonte temporale più lungo – si legge nelle minute – le condizioni finanziarie più restrittive, tra cui l’apprezzamento dell’euro, il forte calo dei prezzi del petrolio e del gas e la più debole attività economica sono considerati nuovi importanti fattori che frenano l’inflazione“.
“Nel medio termine, il quadro dell’inflazione è rimasto più contrastato, poiché gli effetti della spesa fiscale, dei dazi e dell’interruzione delle catene del valore potrebbero puntare in direzioni diverse” e quindi “gli effetti inflazionistici dei dazi potrebbero superare la pressione disinflazionistica derivante dalla riduzione della domanda estera nel medio termine, soprattutto se l’Unione europea reagisse imponendo dazi su prodotti non facilmente sostituibili, come i beni intermedi”.
In questo contesto, tutti i membri hanno concordato con la proposta del signor Lane di ridurre di 25 punti base i tre tassi di interesse chiave della Bce. “Alcuni membri avevano segnalato che, prima dell’annuncio dei dazi statunitensi del 2 aprile, avevano ritenuto appropriata una pausa nei tagli dei tassi”, ma gli eventi più recenti hanno “convinto questi membri che il taglio dei tassi di interesse durante l’attuale riunione fornisse una certa assicurazione contro esiti negativi ed evitasse di contribuire a ulteriore incertezza in periodi di volatilità dei mercati finanziari”. Pochi altri membri hanno optato invece per un taglio dei tassi di 50 punti base, attribuendo “maggiore importanza al cambiamento nell’equilibrio dei rischi” su crescita ed inflazione. “Guardando al futuro, i membri hanno sottolineato che, data l’elevata incertezza, il mantenimento di un approccio basato sui dati e la piena facoltatività in ogni riunione fosse più che mai giustificato”.
I rischi al ribasso per la crescita economica sono aumentati
Con un chiaro riferimento, al 2 aprile, “Giorno della Liberazione”, le minute della Bce esprimono le preoccupazini dei membri del board per le prospettive di crescita dell’eurozona. “Per quanto riguarda l’attività economica nell’area dell’euro, i membri hanno convenuto che le prospettive economiche erano offuscate da un’incertezza eccezionale – si legge nei verbali. Nel complesso, i membri hanno valutato che i rischi al ribasso per la crescita economica erano aumentati”. Isabel Schnabel, uno dei membri del bard, ha ricordato che l’annuncio del Presidente Trump di dazi inaspettatamente elevati ha innescato una forte svendita sui mercati azionari globali e obbligazionari statunitensi, con conseguente aumento della volatilità dei mercati finanziari”. Del resto già nell’ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria la Bce aveva sottolineato che I mercati sono ancora “vulnerabili” a nuovi shock dovuti a dazi e tensioni commerciali, anche a causa di valutazioni “tirate” legate a previsioni positive sull’economia.
Viene eliminata la frase “la politica monetaria sta diventando meno restrittiva”
Passando agli aspetti comunicativi, i membri hanno osservato che era giunto il momento di eliminare la frase “la nostra politica monetaria sta diventando significativamente meno restrittiva” dalla dichiarazione di politica monetaria, poiché il riferimento a un orientamento restrittivo, dimostratosi utile in fasi passate, “non era più necessario” e la sua eliminazione “ha evitato la percezione che il livello neutrale dei tassi di interesse rappresentasse il punto finale del ciclo in corso, il che non è necessariamente vero”.