La Corte di giustizia europea promuove la Bce, dichiarando compatibile con il diritto comunitario il programma Omt lanciato dall’Eurotower nel 2012. “Il programma di acquisto di titoli di Stato sul mercato secondario non travalica i poteri della Bce”.
L’acronimo inglese sta per “Outright monetary transactions” (Operazioni monetarie definitive) e si riferisce allo scudo anti-spread creato dalla Banca centrale europea per sconfiggere l’attacco speculativo lanciato da alcuni grandi investitori internazionali contro l’euro a partire dalla seconda metà del 2011.
La misura prevede acquisti illimitati di titoli di Stato per calmierare i differenziali di Paesi finiti nel mirino dei mercati. Finora le Omt non sono mai state messe in pratica: tre anni e mezzo fa bastò l’effetto annuncio a bloccare la speculazione contro l’euro.
L’anno scorso la Corte costituzionale tedesca aveva dichiarato l’Omt non conforme al diritto tedesco, ma i giudici di Karlsruhe avevano poi rinviato la causa – per la prima volta nella storia dell’istituzione – alla Corte di giustizia europea. In sostanza, la Germania aveva chiesto di stabilire se lo scudo antispread, invece di essere una misura di politica monetaria, non costituisse piuttosto una misura di politica economica, ovvero un tipo d’intervento che esula dai poteri della Bce.
Secondo i ricorrenti, “il programma Omt, da un lato, non rientra nel mandato della BCE e viola il divieto di finanziamento monetario degli Stati membri della zona euro e, dall’altro, viola il principio di democrazia sancito nella Legge fondamentale tedesca (Grundgesetz) e pregiudica, in tal modo, l’identità costituzionale tedesca”.
Ma “la Corte risponde che i Trattati dell’Unione autorizzano il Sistema europeo di banche centrali (Sebc) ad adottare un programma come il programma Omt, e constata che l’Omt, alla luce dei suoi obiettivi e dei mezzi previsti per raggiungerli, rientra nella politica monetaria e dunque nelle attribuzioni del Sebc. Infine, mirando a preservare un’adeguata trasmissione della politica monetaria, il suddetto programma è, al tempo stesso, idoneo a preservare l’unicità di tale politica e a contribuire all’obiettivo principale di quest’ultima, che è il mantenimento della stabilità dei prezzi”.
Il pronunciamento dei giudici comunitari, in ogni caso, non chiude definitivamente la partita fra Karlsruhe e la Bce, in cui di recente si è aperto un nuovo fronte. A inizio giugno, infatti, tre privati hanno presentato un nuovo ricorso alla Corte Costituzionale tedesca contro la politica della Banca centrale europea: stavolta nel mirino c’è il quantitative easing lanciato a marzo dall’Eurotower. Secondo i ricorrenti, il programma di acquisto di bond pubblici e privati voluto dal board di Mario Draghi sarebbe “scandalosamente peggio” delle Omt.
Non solo: nelle 120 pagine del ricorso si legge anche che la Bce si è spinta in un territorio politico che non le compete, “per il quale non ha ricevuto alcun mandato”, né alcuna delibera dal Parlamento tedesco, dal Bundestag o dalla Bundesbank. Peraltro, è possibile che la discussione alla Corte costituzionale di Karlsruhe sul Qe non possa essere messa a ruolo prima del 2016, quando il piano sarà già a buon punto della sua attuazione (la scadenza, per ora, è fissata a settembre 2016).
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