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Bce: “Italia aumenti sforzi risanamento”

Secondo la Banca centrale europea l’Italia deve fare degli ulteriori passi avanti sulla strada del risanamento dei conti, per assicurare sufficienti progressi verso gli obiettivi di medio termine – Rapporto disavanzo-Pil invariato al 3% – L’Italia è uno dei sei paese di Eurolandia in cui il reddito delle famiglie è in calo dal 2009.

Bce: “Italia aumenti sforzi risanamento”

Gli sforzi di risanamento dei conti pubblici in Italia devono intensificarsi. A dirlo è la Banca centrale europea nel suo ultimo bollettino mensile, secondo il quale il Belpaese deve “assicurare sufficienti progressi verso gli obiettivi di medio termine e l’osservanza del parametro per il debito”.

Secondo la Bce, in Italia il rapporto tra disavanzo e Pil è rimasto invariato al 3% lo scorso anno, mentre il rapporto debito-Pil è salito al 132,6%: “Nell’aggiornamento del programma di stabilità per il 2014, il governo ha apportato un aumento significativo all’obiettivo di disavanzo per il 2014 (al 2,6 per cento del Pil, dall’1,8 precedentemente previsto), mentre ha lasciato praticamente invariato l’obiettivo per il 2015 all’1,8 per cento del Pil”. 

Per quanto riguarda il 2014, secondo l’istituto centrale, “l’intervento strutturale pianificato è inferiore ai requisiti stabiliti dal meccanismo preventivo del Patto di Stabilità e di Crescita, mentre sarebbe sostanzialmente conforme nel 2015”.

L’Italia, inoltre, è uno dei sei paesi di Eurolandia in cui dal 2009 al 2013 “si è verificato un protratto calo del reddito delle famiglie”. Secondo il bollettino Bce, gli altri stati sono Spagna, Grecia, Irlanda, Portogallo e Slovenia. Cinque, invece, i paesi (Germania, Francia, Paesi Bassi, Austria e Finlandia) in cui dal 2010 si è registrata “una robusta crescita del reddito disponibile delle famiglie”.

Ancora una volta, inoltre, l’istituto centrale ha assicurato la sua disponibilità “a ricorrere anche a strumenti non convenzionali, nel quadro del proprio mandato qualora si rendesse ancora necessario affrontare rischi connessi con un periodo di bassa inflazione eccessivamente prolungato”. 

 

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