Le previsioni di crescita econonica in Italia presentate nel Documento di economia e finanza (DEF) del governo risultano coerenti con una situazione pur difficile. Lo ha detto il Capo del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia Sergio Nicoletti Altimari in audizione davanti alle commissioni Bilancio congiunte di Camera e Senato sul Def aggiungendo che però occorre fare attenzione agli effetti dell’inflazione e alla riduzione dei prestiti alle imprese. Inoltre, suggerisce Bankitalia, occorrerebbero riforme più strutturali in ambito fiscale e uno sforzo maggiore per ridurre il debito pubblico.
Le previsioni del Def sulla crescita economica sono coerenti
Dopo la “battuta d’arresto” dell’andamento economico del Paese nel quarto trimestre del 2022, “secondo le informazioni più recenti – dice Altimari – l’indebolimento dell’attività economica potrebbe essere meno pronunciato e di più breve durata rispetto a quanto ci si attendeva solo pochi mesi fa”. “Segnali incoraggianti provengono dall’andamento della fiducia di famiglie e imprese e dall’aumento degli indici dei direttori degli acquisti, tornati in tutti i settori sopra la soglia che corrisponde a un’espansione dell’attività”, ha aggiunto il dirigente di via Nazionale.
“Nelle inchieste condotte dalla Banca d’Italia tra febbraio e marzo – ha aggiunto – sono ancora migliorati i giudizi delle imprese sulla situazione economica generale, sostenuti da valutazioni favorevoli sull’evoluzione della domanda e dall’attenuarsi delle difficoltà legate ai costi dell’energia e alla disponibilità di materie prime e input intermedi”.
Le previsioni presentate nel Documento di economia e finanza (DEF) prefigurano, con poche differenze tra quadro tendenziale e programmatico, una crescita del PIL intorno all’1 per cento quest’anno e all’1,5 nel prossimo. Queste prospettive risultano nel complesso coerenti con gli elementi che stanno emergendo, legati alla ripresa dell’attività economica rispetto al quarto trimestre del 2022, alla fiducia delle famiglie e delle imprese, ai consumi, dice Bankitalia: “Il quadro di breve termine appare lievemente più favorevole rispetto a quello sottostante alle nostre ultime proiezioni pubblicate a gennaio” (Pil dello 0,6% nell’anno in corso, ndr) e le previsioni presentate nel Def “pur collocandosi nella parte superiore dell’intervallo di stime disponibili”, sono nel complesso “coerenti” con la situazione.
Bankitalia: “Forti fattori di rischio”. Il Pnrr è “cruciale”
Si tratta, però, “di prospettive circondate da incertezza straordinaria, su cui gravano forti rischi al ribasso“, quindi “continua ad essere rilevante” il ruolo “di stabilizzazione delle politiche”. Diventa quindi “cruciale” la corretta adozione degli interventi finanziati dal Pnrr: per “dispiegare appieno la loro efficacia è cruciale che il loro utilizzo sia improntato alla tempestività e all’efficienza”
“Una tempestiva e efficace attuazione delle riforme e degli investimenti previsti dal Pnrr, con gli aggiustamenti che si dovessero rivelare necessari, costituisce un elemento chiave affinché le prospettive di sviluppo dell’economia italiana si realizzino come delineato nel Def”, ha aggiunto Altimari, sottolineando che nel Def “il Governo ha scelto un orientamento nel complesso prudente, che consente comunque un graduale miglioramento della finanza pubblica nel breve-medio periodo. La pianificazione di un ulteriore lieve consolidamento nel triennio 2024-26 porrebbe in maggiore sicurezza il percorso di riduzione dell’incidenza del debito, gioverebbe alla percezione di solidità dei conti e avrebbe anche ripercussioni positive sul premio per il rischio sui titoli pubblici italiani. Agevolerebbe inoltre una valutazione positiva del Programma di Stabilità italiano da parte della Commissione europea”.
Inflazione e credito per le imprese vanno tenuti sotto osservazione
Il permanere dell’inflazione a un livello ancora molto elevato, soprattutto nella componente di fondo, continua a preoccupare Bankitalia, soprattutto se il calo dei prezzi dell’energia non dovesse trasmettersi anche ai prezzi finali degli altri beni: in quel caso “le conseguenze per la crescita potrebbero essere più prolungate”, sottolinea Altimari. Inoltre va monitorata “la forte riduzione del credito alle imprese, in gran parte normale conseguenza della restrizione monetaria”, ma che riflette tanto i rimborsi che le imprese hanno effettuato attingendo alle ampie disponibilità liquide presso le banche, quanto “condizioni di offerta più stringenti”.
Bankitalia sul debito: il saldo primario deve salire al 3%
A proposito di debito pubblico, su cui si è soffermato recentemente anche direttore generale Luigi Signorini, una sua “progressiva riduzione non è impossibile“, ha detto Nicoletti Altimari rispondendo alle domande nel corso dell’audizione. Occorre però “rimboccarci le maniche” e “richiede di mantenere un avanzo primario non eccessivo, non parliamo di livelli proibitivi, però adeguato negli anni a venire”. Rispondendo ad una domanda aggiunge che “alla fine dell’orizzonte temporale del Def il saldo primario è del 2%, occorrerebbe qualcosa di più, andare più verso il 3% e occorrerebbe spingere sul lato della crescita, però non è un obiettivo impossibile da raggiungere: è un obiettivo alla nostra portata con uno sforzo importante”.
Bankitalia: per il fisco servono interventi più strutturali
Un capitolo a parte è dedicato alla decisione del Governo di impiegare 3 miliardi per la riduzione dei contributi sociali a carico dei lavoratori con redditi medio-bassi.
La “riduzione temporanea dei contributi sociali a carico dei lavoratori con redditi medio-bassi introdotta dall’ultima legge di bilancio”, (nelle ipotesi di invarianza delle soglie di applicazione già in vigore e di avvio dei nuovi sgravi dal prossimo maggio) porterebbe ad un aumento del reddito disponibile di poco inferiore ai 200 euro nell’anno in media” dice Nicoletti Altimari.
Per quest’anno “il Governo è orientato a non sfruttare i positivi effetti sui conti di una crescita superiore a quella programmata nel Documento Programmatico di Bilancio per conseguire una ulteriore riduzione dell’indebitamento netto, preferendo utilizzarli per finanziare misure espansive“. Il maggior deficit verrebbe utilizzato per rafforzare quest’anno “la riduzione temporanea dei contributi sociali”, ma “serviranno nel futuro nuove risorse per non dovere assistere a un rimbalzo delle aliquote contributive. Sarebbe preferibile che questo tipo di interventi vengano affrontati in maniera strutturale per esempio all’interno della delega fiscale“.
Nel testo dell’audizione si ricorda che lo sgravio introdotto dal precedente Governo (legge di bilancio per il 2022) comportava un maggior indebitamento pari a 1,5 miliardi per quell’anno. Con il decreto Aiuti Bis dell’estate del 2022, poi, si destinavano altri 1,2 miliardi netti al rafforzamento dello sgravio contributivo per il solo secondo semestre dell’anno. Il taglio attualmente in vigore e’ stato introdotto con la legge di bilancio per il 2023, impiegando 4,6 miliardi.
Per ridurre la pressione fiscale occorre individuare coperture adeguate, strutturate e credibili
“L’elevata pressione fiscale è un problema strutturale. Ridurla, soprattutto per le fasce meno abbienti della popolazione, è un obiettivo importante che dovrebbe risultare nel disegno di un intervento permanente e sostenibile per le finanze pubbliche – ha affermato Nicoletti Altimari -. Potrebbe peraltro risultare difficile non prorogare tagli temporanei, visto che ciò determinerebbe un brusco aumento nelle aliquote“. “Il Documento – ha aggiunto – stima che gli oneri connessi con le cosiddette “politiche invariate” ammontino a circa lo 0,3 per cento del pil nel prossimo biennio e allo 0,4 nel 2026. Il Governo programma di individuare le risorse per finanziare tali politiche – e la continuazione del taglio della pressione fiscale nel 2025-2026 – anche attraverso un rafforzamento della revisione della spesa pubblica e “una maggiore collaborazione tra fisco e contribuente. Sarà importante che prima di procedere ad aumenti di spesa e a tagli di entrata siano individuate coperture adeguate, strutturali e credibili”.
Previsioni sui saldi solo lievemente più favorevoli
“Nonostante un quadro macroeconomico nel complesso più positivo e un disavanzo nel 2022 inferiore alle aspettative (se si esclude l’effetto della riclassificazione delle agevolazioni edilizie), le nuove previsioni dei saldi di finanza pubblica, a legislazione vigente, sono solo lievemente più favorevoli rispetto ai programmi dello scorso autunno sia per l’anno in corso sia per il prossimo (circa 0,15 punti percentuali di Pil) e sostanzialmente invariate per il 2025″ dice Nicoletti Altimari aggiungendo come “il confronto fra i due scenari risulti al momento complesso, a causa sia della modifica dei criteri di contabilizzazione dei bonus edilizi sia delle variazioni al profilo degli interventi da realizzare nell’ambito del programma NGEU”.