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BANCHE POPOLARI – Pronti i regolamenti di Banca d’Italia per la trasformazione in spa

BANCHE POPOLARI E RIFORMA – Via Nazionale ha puntualmente presentato i decreti attuativi della riforma delle maggiori banche popolari che ora avranno 18 mesi di tempo per trasformarsi in spa: la scadenza ultima è metà dicembre 2016 – Le novità su recessi, rimborsi e holding – Comincia la stagione delle fusioni

Con la puntualità di un orologio svizzero, la Banca d’Italia ha pubblicato ieri sul suo sito i decreti attuativi della riforma delle maggiori banche popolari che avranno ora 18 mesi di tempo per trasformarsi in spa: dovranno farlo entro e non oltre la metà di dicembre del 2016.

Sono molte le novità dei nuovi regolamenti di Via Nazionale per le Popolari che riguardano in particolare la facoltà di recesso e il rimborso dei soci delle Popolari che si stanno trasformando in spa e le caratteristiche delle eventuali holding di controllo delle nuove spa.

La Banca d’Italia conferma che i soci delle banche popolari che si trasformeranno in spa hanno diritto ad esercitare la facoltà di recesso ma specifica che il conseguente rimborso delle azioni può essere limitato nel caso in cui sia in gioco la stabilità della banca stessa. I supervisori dovranno a tale riguardo considerare “la complessiva situazione finanziaria, di liquidità e di solvibilità” della banca in questione. In altre parole, la limitazione del rimborso può scattare solo in determinate condizioni.

Molto interessanti sono anche le note regolamentari sulle holding di controllo delle nuove spa. La Banca d’Italia è sempre favorevole all’innovazione degli assetti bancari ma con l’occhio alla solidità patrimoniale e alla trasparenza e per questo mette le mani avanti su eventuali disegni gattopardeschi post-riforma.  In linea con lo spirito della riforma voluta dal governo Renzi e apertamente sostenuta dalla banca centrale, Via Nazionale precisa nei decreti attuativi che non sarà permesso a una holding controllata da ex soci della vecchia banca popolare di controllare la nuova spa bancaria. Insomma; sì ad eventuali holding ma non per blindare in forme nuove le vecchie Popolari che hanno perso lo scudo del voto capitario.

Dopo l’intervento della Banca d’Italia ci sono ora tutte le condizioni per aprire la stagione delle fusioni e delle aggregazioni che certamente animeranno i prossimi 18 mesi della maggiori banche popolari italiane.

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