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B Art Gallery: a Roma il “caffè letterario” dove il vino sposa l’arte

B Art Gallery: a Roma il “caffè letterario” dove il vino sposa l’arte

Arte e vino, un binomio indissolubile che ha attraversato la storia.  Il vino è indubbiamente la bevanda che più ha ispirato artisti e poeti nel corso dei secoli nella produzione di opere artistiche, sia nella pittura che nella scultura.

Le prime testimonianze si riscontrano nelle pitture dell’arte antica egizia: il vino viene esaltato per il suo valore sacrale, curativo e come viatico per i defunti. Una tradizione che si perpetua con i greci prima, con gli etruschi e i romani poi dove il vino diventa protagonista iconografico di divinità ma anche espressione di libertà e creatività. Se nel Medioevo gli artisti si mostrano meno interessati, con il rinascimento il vino esplode di nuovo nella sua massima espressione. Sono i Medici a Firenze a riportarlo al centro dell’attenzione come elemento di raffinatezza e di privilegio esclusivo. Poi arrivano Michelangelo Buonarroti, Tiziano, Caravaggio. E via di seguito fino ai tempi nostri.

Si sono ispirati a questo concetto due giovani imprenditori romani, Daniel Bianca, 20 anni, diploma di chef presso Italian Chef Academy, 4 lingue parlate fluidamente per aver vissuto in ambienti internazionali, esperienze gestionali nel settore archeologico e dei grandi trasporti e Gianlorenzo Bernini, 25 anni, studi universitari alla Facoltà di Storia dell’arte de La Sapienza, nel lanciare una nuova galleria di arte contemporanea, “B ART Gallery”, in Via Natale del Grande, in quel di Trastevere a Roma. Un’avventura affrontata con molto entusiasmo che sembra emblematica del concetto di ripartenza, una galleria che punta ad un concept innovativo: mira a valorizzare i giovani talenti, in un momento particolarmente difficile per un giovane che voglia emergere. L’idea è quella di contestualizzare enologicamente l’artista nel suo territorio d’origine accostando in ogni occasione l’opera d’arte a una selezione di vini d’eccellenza, scelti ad hoc, con l’obiettivo di rendere protagonista anche il territorio dove l’artista si è formato.

La Galleria così facendo si apre al pubblico in una modalità dialogica collettiva, mutuando l’idea dai caffè letterari d’un tempo, quando gli artisti si ritrovavano da Rosati a Piazza del Popolo,  dove, scriveva Ugo Pirro «Qui negli anni Cinquanta incontravi Pier Paolo Pasolini ed Elsa Morante, ma anche tanti giovani pittori e cineasti, tutti immersi in un clima di vivacità culturale che, solo a distanza di anni, riesco ad apprezzare appieno»;  da Babington a Piazza di Spagna, dal caffè Greco di via Condotti, dove ogni mattina andava a bere il cappuccino Giorgio De Chirico, per il quale «il Caffè Greco è l’unico posto dove ci si può sedere e aspettare la fine del mondo».  Ma dove si dibatteva passato presente e futuro in un virtuale cenacolo trasversale frequentato da Goffredo Petrassi, Mirko, Pericle Fazzini, Mario Soldati, Mafai, Carlo Levi, Afro, Renzo Vespignani, Vitaliano Brancati, Sandro Penna, Lea Padovani, Orson Welles, Orfeo Tamburi, Ennio Flaiano, Libero De Libero, Aldo Palazzeschi. Ma c’era anche Palazzo Taverna che ospitava gli «Incontri internazionali d’arte», voluti dalla padrona di casa Graziella Lonardi Buontempo, con la partecipazione di critici, artisti e intellettuali: da Pier Paolo Pasolini ad Alberto Moravia, presidente dell’Associazione, a Giulio Carlo Argan.

Un meraviglioso mondo scomparso purtuttavia Daniel Bianca e Gianlorenzo Bernini hanno comunque voluto ricreare un luogo in cui Il pubblico arriva per conoscere l’autore, ma anche per incontrarsi, ma anche per ascoltare della bella musica, ma anche per bere dell’ottimo vino, ma anche per acquistarlo. “È un format che ci siamo inventati per rivisitare il concetto tradizionale e statico di galleria”, spiega Gian Lorenzo Bernini.

Lo spazio espositivo si sviluppa in oltre 150metri quadrati, con un cortile esterno e un giardino verticale. La convivialità è al centro del progetto che vuole essere una piazza d’arte dove si arriva per discutere e non solo per guardare opere d’arte.

Originale il format scelto proprio per mantenere vivo il senso della collegialità: uno short exhibition della durata di circa 72 ore.

Si parte con “Anabasi” termine greco antico, che letteralmente si significa andare in salita riferito ad una spedizione effettuata a partire dalla costa verso l’interno, ma che in questo caso è un invito a lasciarsi dietro tutto ciò che costringe la vita reale per abbandonarsi al godimento e alla speculazione dell’opera d’arte.

La mostra, a cura di Gian Lorenzo Bernini, con un testo critico di Eléna Geo Stoilova – propone due giovani artisti: Giovanni Lo Castro (Roma, 1997) di origini siciliane, da cui l’accoppiata con i vini della Sicilia, e Giorgia Grassi (Roma, 1997).

Per l’accostamento dei vini in omaggio alle origini siciliane di Lo Castro è stata scelta una selezione dalle Cantine di uno dei vini insulari più famosi al mondo, Firriato. L’azienda partita agli inizi degli anni 80 con la passione enologica di Salvatore Di Gaetano nell’agro straordinario della città di Trapani, un territorio agricolo segnato profondamente dalla coltivazione della vite e dalla cultura del vino, posto tra il mare della costa trapanese e la rocca, maestosa, dell’antica città di Erice. Partita dai primi impianti di Nero d’Avola, Catarratto e Ansonica, condotti con lo scrupolo di una viticoltura moderna centrata su un concetto nuovo di qualità del vino che ha il suo primato proprio nel vigneto e nella sua gestione agronomica. E costruita passo dopo passo come un’impresa vitivinicola con lo sguardo rivolto ai mercati più esigenti e preparati. E’ la Sicilia del vino di qualità enologica e dei grandi vini che si fa apprezzare non solo in Italia ma in tutto il mondo e Firriato è tra le prime aziende che hanno segnato il rinascimento del vino siciliano che riesce ad interpretare al meglio questa nuova dimensione e prospettiva internazionale.

Di Firriato vengono proposti: due rossi il Nero D’Avola doc Chiaramonte 13,5% 2018 e lo Syrah Altavilla della Corte 13,5% 2017. Fra i bianchi il Grillo Altavilla della Corte 12,5% 2020 e il Catarratto Gaeles biologico 12,5% 2019. C’è posto anche per le bollicine con il Rosé Charme 12% Firriato 2020.

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