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Auto elettrica, Bruxelles accelera e alza i target al 2030

Approvati i nuovi limiti di emissione di anidride carbonica in atmosfera. Fissate le quote di immatricolazione di auto ibride ed elettriche per i prossimi anni. In ballo 300 miliardi di dollari di investimenti globali da parte delle case costruttrici.

Auto elettrica, Bruxelles accelera e alza i target al 2030

Se la circolazione delle auto elettriche in Europa è quell’opzione strategica per il 2030, di cui ci stiamo progressivamente convincendo, è bene tirare un sospiro di sollievo. La Commissione Ambiente del Parlamento europeo (che tutto vede e discute in fatto di salvaguardia ambientale) ha approvato i nuovi limiti di emissioni di anidride carbonica in atmosfera per automobili e camion. Da rendere operativi esattamente entro il fatidico 2030, l’anno stabilito dall’Onu nei suoi summit internazionali per frenare i cambiamenti climatici, abbattere le fonti inquinanti.

La notizia dell’Ue rilancia i programmi delle grandi case automobilistiche già in lotta per accaparrarsi quote di mercato per veicoli elettrici per i prossimi 50 anni. Chiama in causa, però, anche i singoli Stati, impegnandoli a fare di più e  ad attrezzarsi per tempo per non cedere ad odiosi rinvii, come avviene per altre norme ambientali. L’Italia di oggi, se vuole davvero cambiare rapporto con i centri decisionali dell’Europa, non deve fare altro che sostenere in maniera adeguata e  convinta decisioni di questa portata. Non deve nemmeno trascurare che sue imprese qualificate come l’Enel sono impegnate in progetti di alto profilo.

Le emissioni di anidride carbonica avevano già avuto una regolamentazione europea. Viene rivista per passare – per i nuovi mezzi immatricolati – dal 15 al 20% entro il 2025. Ancora più ambizioso il target di riduzione della CO2 per il 2030, che sale dal 30 al 45% , allo scopo di avere una circolazione sempre meno impattante. I commenti positivi alla decisione della Commissione si sprecano, in particolare nel campo ambientalista. La determinazione con la quale le Associazioni tengono alta la bandiera della Conferenza sul clima di Parigi del 2015 , trova sostegno nella spesa  delle major delle quattro ruote. Gli investimenti globali stimati per i prossimi 8-10 anni per la mobilità elettrica, sfiorano i 300 miliardi di dollari. Riguardano la ricerca e le applicazioni motoristiche. Mentre le auto e i camion hanno evidentemente bisogno anche dell’indotto per circolare.Che vuol dire centri di ricarica, piazzole, centraline, pezzi di ricambi, personale specializzato.

Bmw, Ford, Volkswagen hanno già annunciato una robusta  joint venture – “ Ionity ”- per la futura rete di centri di ricarica elettrica veloci nei paesi Ue. Altri soldi per rendere il mercato easy, nonostante l’America per ora  stia a guardare. Un’attesa  che non è solo legata ai problemi finanziari della “sua” Tesla, ma perché il mercato guarda  apertamente a Cina ed Europa. Immaginando che i cinesi si affranchino dagli impatti ambientali nocivi , alla stessa velocità di altri settori, l’Europa per se stessa ha pensato bene di  stabilire anche le quote di immatricolazione dei mezzi a zero emissione.

Stime di abbattimento di anidride carbonica alla mano, i membri della Commissione hanno deciso per il 40% delle vendite di auto green entro il 2030, con l’intermezzo del 20% al 2025. Ce la faranno gli europei ad acquistare milioni di vetture elettriche o ibride senza che i singoli Paesi  paghino multe all’Unione?

È più che una speranza. La decisione della Commissione, quindi, diventa tassello importante per la lotta ai cambiamenti climatici ed all’inquinamento da motori. Ma l’Europa – come ci viene dalla quotidiana politica di casa nostra – è attraversata da spinte e fermenti che possono anche  declassare i temi ambientali-energetici.

Farli arretrare, laddove invece se ne sente un gran bisogno per la salute delle persone, per l’economia , per uno sviluppo sostenibile reale. Armiamoci di pazienza e guardiamo alla seduta plenaria del Parlamento europeo di ottobre. Lì scopriremo  se c’è concreta volontà di partire, in tutti i 28 Paesi, con un nuovo sistema di mobilità, di cui l’auto elettrica è solo una a parte.

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