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Assemblea Mps: Stefania Bariatti presidente. Recuperati 700 milioni di sofferenze

Dopo la rinuncia di Alessandro Falciai, il Tesoro indica Stefania Bariatti. Confermato Marco Morelli, per il quale il percorso di recupero della banca sarà “come la guerra del 15-18”. Le nuovo modifiche allo statuto dopo l’ingresso del ministero dell’Economia nel capitale. Lettera dei sindacati sulla promozione di 49 dirigenti

Assemblea Mps: Stefania Bariatti presidente. Recuperati 700 milioni di sofferenze

Sarà Stefania Bariatti, consigliere di amministrazione di Monte dei  Paschi di Siena (Mps) e confermata nella lista per il nuovo CdA,il nuovo presidente della banca senese. Insieme a lei, confermato Marco Morelli come Ad. l’Indicazione è arrivata dal Tesoro nel corso dell‘assemblea Mps che si sta svolgendo a Siena. L’istituto ha comunicato ai soci, in una risposta scritta inserita nel fascicolo predisposto per l’assemblea, di aver realizzato ad ottobre “recuperi per circa 700 milioni” sul portafoglio delle sofferenze. I recuperi riguardano prevalentemente il portafoglio oggetto di cartolarizzazione. Nel piano di ristrutturazione concordato con Bruxelles Mps ha previsto di cedere 26 miliardi lordi di prestiti in sofferenza attraverso la cartolarizzazione realizzata con Quaestio e che vedrà la fuoriuscita dal bilancio della banca delle sofferenze entro il primo semestre del prossimo anno. La banca, inoltre, sta accelerando nella gestione dei deteriorati. Riguardo ai crediti “unlikely to pay”, gli ex incagli, Mps ha previsto una riduzione di 4,5 miliardi entro il 2019 di circa un miliardo ed ha già superato il target ad ottobre con un alleggerimento di circa 1,3 miliardi.

L’assemblea si è aperta lunedì mattina alla presenza del 75,53% del capitale per deliberare sulla copertura di 5,3 miliardi di perdite e sulle nuove modifiche statutarie.  Dopo il piano di salvataggio, il Ministero dell’Economia e delle Finanze partecipa con il 68,24%, Generali con il 4,319%. La Banca possiede azioni proprie pari al 3,181% del capitale.

In apertura il presidente uscente Alessandro Falciai, che si è dimesso a sorpresa venerdì sera, si è congedato dai soci spiegando che il ritiro della sua candidatura per il prossimo cda è stata una “scelta autonoma” nonostante l’apertura dell’indagine nei suoi confronti da parte dei magistrati della Procura di Savona per le vicende della società Mondomarine di cui è azionista di maggioranza, non gli abbia fatto perdere i requisiti per la conferma al vertice della banca. “I miei obiettivi in questa vicenda sono gli stessi della magistratura e sono certo che verrà fatta chiarezza in tempi brevi”. Falciai ha aggiunto che la banca “è in sicurezza” dopo cinque anni di incertezza al termine di un processo di salvataggio “che non era affatto scontato”.

Oggi, ha proseguito Falciai, “ci sono tutte le premesse perché la vostra e la nostra banca torni ad essere un player importante nella vita del Paese”. Falciai ha ringraziato quindi il Tesoro per il sostegno importante dato alla banca e ricordato i risultati finora ottenuti per rimetterla in carreggiata con la cessione delle sofferenze e il taglio di costi mantenendo la pace sociale.E ha ringraziato anche la città, raccogliendo un applauso dai piccoli azionisti presenti in sala.

All’ordine del giorno, come si diceva, anche le modifiche statutarie. Tra queste l’abolizione del quorum minimo del 60% del capitale sociale per le delibere dell’assemblea in tema modifiche statutarie. Un aspetto ai tempi funzionale a giustificare, almeno a livello formale e in linea con le disposizioni legislative, l’assenza di controllo della Fondazione MPS sulla banca. Oggi la Fondazione è titolare dello 0,026% di Rocca Salimbeni, per un controvalore di circa 125 mila euro. In precedenza, agli inizi degli anni duemila, possedeva circa il 58% della banca per un controvalore intorno a 4,5 miliardi di euro.

Anche la modifica degli articoli dello Statuto relativi al Consiglio di Amministrazione riflettono la scomparsa della Fondazione MPS dai soci che contano. Il numero massimo dei consiglieri di amministrazione scende da 17 a 15. Alla lista più votata quella del Tesoro, vanno 12 consiglieri, a quella di minoranza targata Generali sono riservate tre poltrone. Prima la lista più votata, quella che faceva capo alla Fondazione MPS, aveva la metà dei consiglieri, non la maggioranza, anche ai fini di escludere controllo della Fondazione sulla banca.

A margine dell’assemblea l’Ad Marco Morelli ha fatto il punto sulla situazione attuale di Mps: “Se qualcuno crede che la banca in pochi mesi possa tornare alla posizione che aveva qualche anno fa, sbaglia. Il percorso di recupero durerà tantissimo tempo, non stiamo parlando di fantascienza, è la guerra del 1915-18 in cui si avanza di un metro per poi tornare qualche volta indietro di due. La banca ha capacità di manovra limitata rispetto ai concorrenti, ai manager e ai dipendenti è molto chiaro, deve essere chiaro a tutti, anche ai soci”.

“Bisogna essere realisti – ha continuato Morelli – Non ho mai promesso nulla, ma sempre dato quadro chiaro e trasparente. La banca è rimasta inchiodata dal punto di vista commerciale per anni: non ci devono essere fraintendimenti. Quale è il futuro aziendale? Un futuro di grossissima fatica, gli obiettivi del piano dipendono da un quadro di riferimento di un certo tipo e serve discontinuità. Il cda valuterà attentamente le responsabilità di chi c’era prima e ancora prima: alla luce dei fatti che emergeranno ci si riserveremo qualunque tipo di azione a tutela del patrimonio della banca”.

Sindacati sul piede di guerra. Una nuova grana per il management è venuta fuori negli ultimi giorni. E in sindacati hanno scritto una lettera al Mef e al commissario europeo alla Concorrenza, Margrethe Vestager. Nei giorni scorsi il cda del Monte dei Paschi, ad appena due giorni dalla sua decadenza – scrive il coordinamento dei sindacati Mps di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin  – avrebbe deliberato “la promozione di 49 dirigenti e l’erogazione di premi a circa mille dipendenti” con degli ‘ad personam’.”Tali decisioni – si legge – appaiono del tutto immotivate sia dal punto di vista operativo/organizzativo sia per il conseguente notevole incremento dei costi che rischia di allontanare pericolosamente il raggiungimento degli obiettivi fissati dalla Commissione Europea per Banca Mps”.  “Al di là della netta opposizione sindacale ad una iniziativa in palese contrasto rispetto ai vigenti accordi aziendali, sui quali ci riserviamo di intervenire con ogni strumento costituzionalmente previsto, vorremmo sapere se le decisioni assunte dal cda di Mps siano compatibili, o meno, rispetto alle normative europee in caso di autorizzazione ai cosiddetti “aiuti di Stato”.

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