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Argentina, anche gli italiani iniziano a preoccuparsi

La decisione del presidente Cristina Kirchner, di nazionalizzare la partecipazione del gruppo spagnolo Repsol nella maggiore compagnia petrolifera del Paese, spaventa le grande imprese italiane tra cui Telecom e Eni – Enel rischia di fare la stessa fine di Repsol, ma Monti ha già messo in guardia la Presidenta.

Argentina, anche gli italiani iniziano a preoccuparsi

Enel, Eni, Tenaris, Telecom, Brembo e Pirelli: tra i maggiori, ma di certo non gli unici, big italiani che fanno affari in Argentina. Ma da un po’ di tempo le relazioni tra la Casa Rosada e gli investitori esteri hanno iniziato a tendersi, fino a spezzarsi ieri quando il premier Cristina Fernandez de Kirchner ha deciso di espropriare il gigante spagnolo degli idrocarburi Repsol, con l’accusa di non aver investito abbastanza negli ultimi anni e aver costretto il Paese a dover importare gas e petrolio.

Come riporta MF, il colosso dell’energia italiano Enel è tra le società che più rischiano di fare la fine di Repsol. Il premier italiano Mario Monti aveva già iniziato a prendere precauzioni contro una nuova sbandata nazionalistica della Kirchner e pochi giorni fa, prima che succedesse il fattaccio Ypf-Repsol, aveva mandato una missiva alla sua collega sudamericana ricordandole gli impegni bilaterali tra i due Paesi. 

I conti di Enel in Argentina – Il gruppo energetico italiano è presente nel Paese attraverso le controllate Endesa Costanera e Edesur, del gruppo spagnolo Endesa (controllato al 92% da Enel), che contano circa 200 milioni di euro di attività. Nel 2011 le due società hanno cumulato oltre 150 milioni di dollari di perdite, mentre gli investimenti sono aumentati a 230 milioni: il 50% in più dell’anno precedente. Ma ora i fondi sono finiti. Ed Enel, che come ha ricordato Monti alla Kirchner “è presente in Argentina dal 1992 ed è tra i motori dell’economia del Paese”, è decisa a continuare a investire nel Paese. Ma poiché i capitali scarseggiano, la Presidenta dovrebbe venire incontro a Enel per trovare una soluzione: “Sono necessarie misure immediate che gli consentano di superare tale delicato momento”, scrive Monti. Inoltre per Endesa si prospettano tempi bui. A maggio il premier spagnolo Rajoy pubblicherà la riforma del mercato elettrico che porterà una notevole riduzione delle tariffe nel settore energetico, misura che peserà sui conti della controllata spagnola di enel. E la reazione della Presidenta potrebbe non essere delle più aperte e disponibili. In Borsa alle ore 15.30, il titolo Enel perde il 2,8% a 2,43 euro ad azione.

I parallelismi con il caso Repsol – Non è difficile vedere le similitudini con la vicenda Ypf. Anche Repsol sembrava decisa a voler continuare a investire nel Paese e a trovare un accordo con la Presidenta. Anche se le ultime indiscrezioni del Financial Times suggeriscono che Repsol stesse in realtà cercando di vendere le proprie quote al gruppo cinese Sinopec, che controlla già il 40% del medesimo gruppo in Brasile. Agli occhi di Buenos Aires, Repsol come Eni sono due settori strategici e in grado di portare, almeno nel breve termine, capitali nell’Erario, in penuria negli ultimi mesi, con un’inflazione galoppante e politiche populiste estremamente lascive. Inoltre si vede un’Europa che cerca di sfruttare al massimo l’Argentina per risollevarsi dalla crisi o mantenere i suoi alti livelli di vita.

Telecom – In questo quadro di timore per gli espropri non può mancare Telecom Argentina. Pur consolidando il 100% dell’impresa sudamericana, Telecom Italia ha un interesse economico diretto del 22,7% sulla stessa. Per gli analisti di Mediobanca la quota di Telecom Argentina vale, al prezzo corrente, 550 milioni di euro. Bisogna aspettare l’assemblea del 27 aprile in cui il cda deciderà se distribuire i dividendi generati in Sudamerica o seguire le “indicazioni” della Kirchner di mantenere i capitali in loco e reinvestirli nel Paese. Anche qui le strategie del presidente argentino potrebbero non essere le più liberali. A Piazza Affari, il titolo Telecom perde lo 0,6% a 0,82 euro ad azione. 

Eni – Infine il gigante a sei zampe sta già pensando a come fuggire dal Paese. Nel 2011 ha messo in liquidazione la controllata Eni Lubricantes Argentina e sta valutando la chiusura della sua filiale Eni Argentina Exploracion. Gli rimangono due partecipazioni importanti, ma comunque marginali, del 30% nei permessi Octans-Pegaso e Tauro-Sirius per l’esplorazione nella Terra del Fuoco. SUl listino milanese, il titolo Eni è in rosso dell’1,07% a 16,65 euro.

Le altre aziende non sono così strategiche per il Paese sudamericano da suscitare timori esagerati, ma è inevitabile che il clima di sfiducia colpisca anche loro. A Piazza Affari, verso le 15.30, Brembo perde l’1,65%, Pirelli il 2,03% e Tenaris l’1,68%. 

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