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Appalti, il Senato dà la delega al Governo: più trasparenza e più poteri all’Anac

L’Esecutivo intende adottare entro il 18 aprile un “unico decreto legislativo” che contenga il recepimento di tre direttive europee e il riordino del Codice degli appalti – La legge delega prevede più trasparenza e pubblicità nelle gare, più controlli con un forte ruolo di vigilanza affidato all’Anac e un freno al ricorso alle varianti in corso d’opera.

Con 170 voti favorevoli, 30 contrari e 40 astenuti, il Senato ha dato il via libera definitivo alla riforma del Codice degli appalti pubblici. Si tratta di una legge delega che dà al Governo il compito di attuare tre direttive europee su contratti di concessione, appalti pubblici e procedure di appalto agli enti erogatori nei settori dell’acqua, dell’energia, dei trasporti e dei servizi postali. 

Il provvedimento è stato approvato a oltre un anno di distanza dalla sua presentazione al Parlamento. A questo punto l’Esecutivo ha tempo fino al 18 aprile per recepire le direttive europee, mentre il termine per varare il nuovo Codice degli appalti e delle concessioni scade il 31 luglio.

Il Governo intende però adottare entro il 18 aprile un “unico decreto legislativo” che contenga il recepimento delle direttive e il riordino del Codice degli appalti. La legge delega prevede più trasparenza e pubblicità nelle gare, più controlli con un forte ruolo di vigilanza affidato all’Anac e un freno al ricorso alle varianti in corso d’opera che sinora hanno fatto lievitare a dismisura il costo dei lavori. 

Con la delega viene poi definitivamente superata la legge obiettivo, norma definita “criminogena” da Cantone, e cancellata da subito la possibilità di affidare il ruolo di direzione dei lavori ai general contractor.

Rispetto alla prima versione del testo uscita dal Senato, la Camera ha approvato alcune modifiche, come l’ampliamento della possibilità del ricorso all’appalto integrato e alle deroghe al principio di affidamento con gara ad evidenza pubblica: in materia di concessioni di lavori e servizi pubblici, l’obbligo di affidamento con gara riguarda l’80% dei casi, mentre per il 20% rimane la possibilità dell’affidamento in house.

Arriverà inoltre una disciplina ad hoc per i contratti d’importo inferiore alle soglie di rilevanza comunitaria. Saranno individuati i contratti esclusi dall’ambito di applicazione delle direttive europee e verranno introdotte sanzioni in caso di omessa o tradiva denuncia all’Anac di richieste estorsive e corruttive o per la mancata o ritardata comunicazione da parte delle stazioni appaltanti sulle varianti in corso d’opera. Gli avvisi e i bandi di gara dovranno essere pubblicati solo sui giornali online e non più anche su quelli cartacei.

A Montecitorio ha ottenuto il via libera infine la norma che punta a tutelare i lavoratori dei call center: in caso di successione di imprese nel contratto di appalto con lo stesso committente e per la medesima attività di call center il rapporto di lavoro continua con l’appaltatore subentrante.

Tra i criteri di delega figurano anche la riduzione degli oneri documentali a carico dei soggetti partecipanti; il contenimento dei tempi e la piena verificabilità dei flussi finanziari; la razionalizzazione ed estensione delle forme di partenariato pubblico privato; la revisione del sistema di qualificazione degli operatori economici; la razionalizzazione dei metodi di risoluzione delle controversie alternativi al rimedio giurisdizionale, anche in materia di esecuzione del contratto; il miglioramento delle condizioni di accesso, per le piccole e medie imprese e le imprese di nuova costituzione, al mercato degli appalti pubblici e delle concessioni; l’individuazione di modalità volte a garantire i livelli minimi di concorrenzialità, trasparenza e parità di trattamento; la trasparenza nella eventuale partecipazione dei portatori qualificati di interessi ai processi decisionali finalizzati alla programmazione e all’aggiudicazione di appalti pubblici e concessioni.

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