Condividi

Antidoping più semplice e sicuro, l’Università di Bologna all’avanguardia: parla la professoressa Mercolini

INTERVISTA A LAURA MERCOLINI del Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell’Università di Bologna – “Abbiamo elaborato un metodo antidoping più semplice e affidabile” già sperimentato alle ultime Olimpiadi invernali

Antidoping più semplice e sicuro, l’Università di Bologna all’avanguardia: parla la professoressa Mercolini

Se ancora oggi la Bella Addormentata giacesse nel bosco, basterebbe una goccia essiccata del suo sangue per capire quale narcotico le ha somministrato la strega cattiva. Il risveglio resterebbe affidato al bacio salvifico del principe, ma la diagnosi sarebbe rapida, efficace e poco dolorosa. 

Bene, una metodologia analoga (senza il bacio) può essere applicata oggi allo sport per verificare se chi concorre sta facendo uso di sostanze vietate oppure no. A livello sperimentale tale metodo è già stato introdotto con successo alle ultime Olimpiadi invernali, insieme alla metodologia tradizionale. 

Il merito è di WADA (World Anti-Doping Agency o agenzia mondiale antidoping) che ha finanziato progetti di ricerca specifici relativi alle analisi sportive, per le urine e per il sangue, in collaborazione con il Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna. Il responsabile scientifico è la Professoressa Laura Mercolini, in collaborazione con altri centri di ricerca internazionali.

Innumerevoli sono i vantaggi di questi protocolli su campioni essiccati (il fluido biologico va lasciato asciugare a su uno supporto ad hoc): dalla minore invadenza del prelievo (nel caso del sangue si tratta di una piccola puntura su un dito al posto di un prelievo venoso), alla mancanza di provette, alla semplificazione della catena del freddo. Si pensi che le analisi cui sono sottoposti gli atleti ogni anno possono essere numerose e ogni raccolta prevede alcuni millilitri di sangue o di urina. I contenitori devono essere trasportati, conservati e stoccati per anni.  

I microcampioni essiccati affrontano e risolvono parte di questi problemi, poiché la conservazione è a temperatura ambiente, la logistica è più semplice e c’è un evidente risparmio economico. 

Di questa nuova metodica abbiamo parlato direttamente con la Professoressa Mercolini. 

Professoressa la vostra ricerca a che punto è? 

“Stiamo collaborando con WADA da anni e i progetti su cui lavoriamo sono molto interessanti. Ad oggi abbiamo fornito alcune “proof of concept” della nostra ricerca con ottimi risultati e il lavoro dei vari gruppi è confluito in una serie di dati solidi riportati in letteratura scientifica”. 

L’ultimo lavoro che avete compiuto qual è?

“La più nota tecnica di microsampling è il “dried blood spot” (DBS) e si tratta di macchie di sangue essiccato. Si raccolgono poche gocce di sangue mediante specifici dispositivi certificati sui quali vengono condotte le analisi strumentali.

In modo analogo stiamo lavorando sulle urine”.

Saprebbe quantificare, in termini economici, il risparmio che questa metodologia potrà apportare? 

“Quello che posso dire con certezza è che all’inizio è necessario sostenere i costi di una ricerca scientifica di alto livello, poi però si ammortizzano e le evidenze di risparmio saranno importanti. Si pensi ai modi di ottenimento del campione, al trasporto, alla manipolazione per l’analisi, all’elaborazione. Ogni step ha molti sotto step, e con questi nuovi metodi c’è una significativa semplificazione. 

Il campionamento è semplice, ma i dati quantitativi e qualitativi sono di ottimo livello. Quindi ci troviamo di fronte a un metodo potenzialmente più economico, semplice, innovativo e affidabile”. 

Alterare le procedure diventerà più difficile? 

“Ridurre le manipolazioni del campione durante le analisi rappresenta già un buon inizio, con meno passaggi e meno probabilità teoriche”.

Con la nuova tecnica si può individuare qualsiasi sostanza dopante? 

“Al momento la lista WADA delle sostanze proibite è ricca e periodicamente aggiornata. Perciò non si può generalizzare e sostenere a priori la spendibilità della tecnica. Ad oggi abbiamo evidenze dalla letteratura scientifica su un buon numero di composti proibiti nello sport, ma il mio gruppo di ricerca ha sviluppato e pubblicato metodi di microcampionamento anche per altre applicazioni, es. cannabis, cocaina, oppioidi”.

Quindi questa metodica ha applicazioni anche al di fuori dello sport? 

“Si, abbiamo cominciato anni fa nell’ambito dell’analisi farmaco-tossicologica per il monitoraggio terapeutico di farmaci, per verificare ad esempio l’aderenza del paziente alla terapia. Si pensi alla necessità di terapie continuative che necessitano di monitoraggi analitici costanti, o comunque frequenti nel tempo, nell’ottica di una medicina sempre più di precisione. Sono metodi applicabili anche all’analisi di sostanze d’abuso, per verificarne l’assunzione nei vari contesti delle analisi farmaco-tossicologiche forensi. Da anni infatti stiamo lavorando in collaborazione sia con colleghi clinici sia con tossicologi forensi. Ci occupiamo di sangue e urine, ma anche di capelli e saliva. E non solo”.

Anche questi sono elementi utili?

“I capelli sono una specie di storia e più sono lunghi più ci riportano indietro nel tempo”.

I vostri prossimi passi?

“Siamo sempre concentrati sul microcampionamento e sulle sue potenzialità per i vari fluidi biologici, con un occhio sempre attento ai composti di interesse nell’ambito dello sport. Testiamo e convalidiamo i nostri metodi per verificare che la tecnica funzioni e sia valida nel tempo. Una settimana, sei, un anno, due anni. E direi che siamo a buon punto”.

Commenta