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Ania Cares, progetto per le vittime della strada

Nasce una nuova iniziativa per dare sostegno psicologico alle vittime di incidenti stradali e ai loro familiari – Il progetto coinvolge l’Associazione delle assicurazioni, la Facoltà di Psicologia dell’Università di Roma La Sapienza e la Polizia stradale.

Ania Cares, progetto per le vittime della strada

Assicurazioni, Polizia e psicologi insieme per dare sostegno alle vittime degli incidenti stradali e ai loro familiari. E’ questo l’obiettivo di Ania Cares, il progetto d’assistenza psicologica nato per volontà della Fondazione Ania e presentato questa mattina a Roma. 

Dopo una fase di test condotta negli ultimi 12 mesi, l’iniziativa parte oggi e avrà durata triennale: grazie alla consulenza di psicologi esperti è stato tracciato il primo protocollo mondiale per il trattamento del trauma psicologico dovuto a incidenti stradali; ora si passa alla sperimentazione su alcuni casi, che diventeranno alcune centinaia quando il progetto sarà a regime. Al momento, l’intervento è possibile su una decina di casi, che potranno essere segnalati al numero 06 32 68 85 93. Nei prossimi mesi sarà disponibile un numero verde collegato a una rete di psicologi a livello nazionale che saranno reperibili 24 ore su 24.

“Vogliamo svolgere un ruolo significativo per la coesione sociale – ha detto Aldo Minucci, presidente dell’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici – e per riuscirci sappiamo che dobbiamo essere umili, per questo ci siamo rivolti a chi ha le competenze giuste”, ovvero la Facoltà di Psicologia dell’Università di Roma La Sapienza e la Polizia stradale, che hanno collaborato con la Fondazione Ania per realizzare il progetto.

“L’Italia non ha una tradizione di attenzione alle vittime – ha ammesso Roberto Sgalla, direttore delle Specialità della Polizia di Stato – ora noi vogliamo dare ai nostri operatori la capacità non solo di fare i rilievi, ma anche di gestire le emozioni delle vittime”. Una sensibilità che oggi in molti casi manca, come testimonia Stefano Guarnieri, fondatore dell’Associazione Lorenzo Guarnieri: “Quando uccisero mio figlio, che aveva 17 anni – ha raccontato –, c’è stata un’asimmetria. Nel momento del bisogno sono stato circondato da disattenzione: il ruolo di chi rimane non esiste per né per la magistratura, né per le assicurazioni, né per le forze dell’ordine. Spero che questo progetto porterà gli operatori a cambiare punto di vista”. 

Quello descritto da Guarnieri è un processo di “vittimizzazione secondaria – ha spiegato Annamaria Giannini, docente di Psicologia e coordinatore scientifico del progetto –, che si verifica quando, oltre a subire il trauma dell’incidente, la vittima viene abbandonata a se stessa. In questi casi è molto più probabile che si sviluppino conseguenze patologiche come disturbi post-traumatici e disturbi depressivi”. 

Per evitare che ciò avvenga, Ania Cares prevede la formazione di tutte quelle figure professionali che, a vario titolo, hanno contatti con le vittime di incidenti stradali e con i loro familiari: dalle forze dell’ordine ai medici legali, passando per i liquidatori assicurativi, nell’ottica di un approccio integrato ma anche differenziato a seconda dei momenti di contatto con le vittime. 

Secondo lo psicoterapeuta Roger Solomon, consulente della Casa Bianca e collaboratore del nuovo progetto italiano, “il concetto qui, per usare una metafora, è di dare un brodo caldo, non una psicoterapia. Quella viene dopo”.  

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