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America Latina: l’inflazione mina la stabilità politica dove più ampie sono le disuguaglianze

L’erosione dei redditi, dovuta all’inflazione del cibo e dell’energia, rischia di far aumentare le tensioni sociali nelle regioni più fragili economicamente dell’America Latina

America Latina: l’inflazione mina la stabilità politica dove più ampie sono le disuguaglianze

Un’inflazione alta e persistente, destinata a tenere sotto stress per lungo tempo i vari blocchi economici mondiali, è motivo di preoccupazione anche per la tenuta dei diversi equilibri regionali, anche in Africa e in America Latina. I prezzi alti che deteriorano redditi e offuscano le prospettive di crescita costringono, nel bene e nel male, a far cambiare anche le offerte di politica economica dei diversi Stati. E laddove non ci sono larghi margini di manovra, soprattutto per le controffensive fiscali, le tensioni sociali e politiche potrebbero inevitabilmente avere maggiori probabilità di agganciarsi alla congiuntura.

L’inflazione in America Latina

Prezzi alti e beni scarsi preoccupano in Europa per gli effetti della stabilità dell’Africa; negli Usa si guarda con attenzione a quello che succede in America Latina. Il Fondo Monetario Internazionale ha registrato che l’inflazione nelle maggiori economie dell’America Latina è la più alta degli ultimi 15 anni. Nel primo anno della pandemia, l’inflazione media in Brasile, Cile, Colombia, Messico e Perù è stata tuttavia inferiore alla media delle altre economie dei mercati emergenti. Ora si è posizionata a livelli molti alti, con una media dell’8% su base annua a ottobre e nel caso del Brasile ha superato il 10,5%.

Beni alimentari ed energetici

L’aumento dei prezzi dei generi alimentari sta in parte guidando l’impennata. Le cause sono globali e valide per ogni latitudine: in primis gli shock nelle catene di valore durante e dopo la fase acuta del Covid e a seguire l’irrigidimento dei mercati internazionali a causa del conflitto ucraino. Secondo gli studi del Fondo, per Brasile, Cile, Colombia, Messico e Perù “un aumento di 10 punti percentuali dei prezzi globali del petrolio porterebbe ad un aumento dell’inflazione di 0,2 punti percentuali, mentre un aumento di 10 punti percentuali dei prezzi alimentari globali comporterebbe un aumento dell’inflazione di 0,9 punti percentuali. Uno shock combinato di 10 punti percentuali sui prezzi del petrolio e dei generi alimentari farebbe aumentare l’inflazione di 1,1 punti percentuali”.

Sostegno al reddito e disuguaglianze

Si aggiunga che anche in America Latina i vari provvedimenti di sostegno al reddito hanno stimolato la domanda in modo consistente e contribuito in parte a innescare l’attuale fiammata inflazionistica. L’inflazione non colpisce in egual modo tutte le economie, di fatto è una tassa di matrice regressiva che penalizza soprattutto le fasce più povere delle popolazioni. Anche le economie più vivaci dell’America Latina presentano elevatissimi livelli di disuguaglianza e l’erosione dei redditi reali, dovuta all’aumento dei prezzi del cibo e dell’energia, rischia di far aumentare le tensioni sociali nelle regioni più fragili economicamente (i prezzi dei generi alimentari rappresentano circa un quarto del paniere di consumo medio).

L’inflazione core in America Latina

L’inflazione core, che esclude i prezzi dei generi alimentari e dell’energia, ha superato la tendenza pre-pandemia, raggiungendo nelle nazioni oggetto di studio del FMI una media del 5,9% su base annua (dati di ottobre 2021).

Le mosse delle banche centrali dell’America Latina

In questo scenario le banche centrali sudamericane, che nonostante gli sforzi fatti negli ultimi anni non possono evidentemente sfruttare lo stesso livello di credibilità degli istituti di emissione occidentali, si trovano ad affrontare il dilemma del “cosa fare” per non strozzare l’economia in tempo di guerra. La Banca centrale del Brasile, guidata da Roberto Campos Neto, è stata la prima a cambiare rotta nel marzo dello scorso anno e altre hanno seguito l’esempio, portando ad aumenti dei tassi che variano da 1,75 a 9,75 punti percentuali rispetto ai livelli di fine 2020.

I rischi della fuga dei capitali e del deprezzamento delle valute

In alcune economie sudamericane permane inoltre un insidioso rischio Paese che, in caso di innalzamento del livello di incertezza globale e regionale, potrebbe spingere gli investitori a far defluire capitali rilevanti verso sistemi economici considerati più sicuri. Questo ulteriore potenziale shock potrebbe altresì innescare una spirale di deprezzamento delle valute, aumentando di conseguenza le pressioni inflazionistiche e le tensioni politico-sociali. Un concatenarsi di instabilità regionali a macchia di leopardo che non lascerebbe indifferenti nemmeno gli Stati Uniti.

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