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Ambiente: se la Terra dei fuochi è Ferroponte

Una città immaginaria aggredita da malaffare e devastazione urbana nel nuovo libro dello scrittore Aniello Milo. Un viaggio che alla fine ci riporta alla realtà. Ma non scimmiotta Gomorra.

Ambiente: se la Terra dei fuochi è Ferroponte

Tutte le volte che in Italia esce un libro sui territori devastati dai rifiuti e dai traffici illegali, viene facile il paragone con Gomorra, il best seller di Roberto Saviano del 2006. Nelle narrazioni successive a quell’opera si va alla ricerca di connessioni, stereotipi, esempi di realtà compromesse. Il tema di fondo resta il degrado sociale e umano come effetto della violenza sui territori. Qualcosa di cui si parla tanto, anche da prima di Gomorra ma spesso con frustrazione.

“Cronache da Ferroponte”, terzo libro dello scrittore napoletano Aniello Milo edito da bookabook, non scimmiotta Gomorra. Non ne ha l’ambizione, né il desiderio. Racconta sì della Terra dei fuochi campana, disgraziata per volontà degli uomini, ma narra soprattutto della prepotenza e dell’appagamento dei suoi abitanti. Sedati e non affatto combattivi di fronte a pratiche ritenute generalmente sconvenienti.

A Ferroponte ci sono i boss, gli affiliati, i soldi illegali generati dalla devastazione territoriale. Prodotti da una combinazione di fattori, per così dire moderni. La ricchezza spesso non ha matrici e nel libro viene fuori. Si racconta di un processo lungo e graduale, attraverso storie di vita e di abusi. Ferroponte è l’immaginario luogo dove il business del malambiente supplisce molti bisogni. Uomini trasformati in servi. La ragione che intesse sta nell’oscuro vortice di una forza malefica che oltre – se non assieme – alla criminalità ambientale genera politici arruffoni e goffi. Postulanti che chiedono voti, fedeltà e obbedienza, piuttosto che rifarsi alle nobili tradizioni della Terra di lavoro casertana.

Milo mette in mostra personaggi inquietanti, a loro modo pervasi da umanità e morale. Ma la vita è tutta segnata da drammi collettivi , da un “morbo mortale “ che contamina ed uccide. In pratica tumori diffusi -nemmeno a dirlo- causati dai misteriosi traffici su terreni un tempo invidiati per la loro fertilità. C’è mal’aria per quei rifiuti “sversati e poi ricoperti che fermentano in morbi misteriosi e velenosi miasmi notturni”. Si finge di non sapere perché la ruota del benessere deve girare tra lussi, dicerie, falsi moralismi. Alla fine nessuno ha più potere della morte a Ferroponte. Una “scalogna, sfurtuna nera” scrive Milo, ma che ci porta diritti alla infelicità di coloro che nelle Terre dei fuochi ci vivono davvero.

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