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Alitalia senza pace: 900 milioni da restituire. Rischio fallimento?

Bruxelles ha deciso che i 900 milioni ricevuti da Alitalia nel 2017 tramite due prestiti ponte vanno restituiti perché rappresentano un “aiuto di Stato Illegittimo” – Via libera a Ita ma la situazione si complica – Il dossier arriva in cdm

Alitalia senza pace: 900 milioni da restituire. Rischio fallimento?

Duro colpo all’Italia arrivato dritto e forte da Bruxelles. Alitalia dovrà restituire i 900 milioni di euro dei due prestiti ponte ricevuti nel 2017 perché considerati dall’Antitrust europea “un aiuto di Stato illegittimo”. Una decisione che ha sorpreso, e non poco, il Governo Draghi e ha fatto quasi passare in secondo piano l’annunciato  via libera che arriverà oggi dallo stesso organismo alla nuova compagnia pubblica Italia Trasporto Aereo, che dal 15 ottobre dovrebbe prendere il posto di Alitalia. 

Il verdetto di Bruxelles era stato anticipato ieri dal Financial Times ed è stato confermato oggi, giovedì 9 settembre, al Corriere della Sera da due fonti istituzionali. L’ufficialità è attesa nelle prossime ore. In mattinata la questione è stata affrontata dal Consiglio dei ministri. Il tema è stato oggetto di confronto, ma non sono state prese decisioni di alcun tipo, nemmeno su eventuali interventi normativi.

Secondo Bruxelles, un’indagine lunga oltre 3 anni e mezzo avrebbe dimostrato che cinque anni fa lo Stato Italiano avrebbe violato le norme comunitarie sulla concorrenza concedendo ad Alitalia due prestiti ponte per un ammontare complessivo di 900 milioni di euro. “Nell’indagine condotta dalla Commissione – recita il documento – l’Italia non ha agito come un investitore privato, non ha considerato in anticipo la probabilità che i prestiti fossero poi restituiti”. Per gli altri 400 milioni erogati nel 2019 la decisione arriverà in un secondo momento. 

I soldi vanno dunque restituiti, ma Alitalia, oggi in amministrazione straordinaria, non ha i fondi per farlo. A questo punto, non solo si affaccia sulla scena l’ipotesi del fallimento, che diventa più che concreta, ma si complica anche il dossier su Ita la nuova compagnia che debutterà a metà ottobre. L’operazione potrebbe infatti subire modifiche e rivalutazioni ancora da valutare. 

Brutte notizie per la newco arrivano anche dai sindacati che, per la maggior parte, hanno disertato l’incontro dell’8 settembre con i vertici dell’azienda sul nuovo contratto di assunzione. “Rilevata l’indisponibilità alla firma unitaria Ita prende atto della impossibilità di addivenire ad un accordo”, fa sapere la società che si prepara dunque assumere 2.800 dipendenti “attraverso l’applicazione di un regolamento aziendale”, fuori dal perimetro del contratto collettivo nazionale di lavoro. 

Il presidente di Ita, Alfredo Altavilla ha parlato di “pregiudiziali puramente formali che nulla hanno a che fare con il merito e la bontà del progetto” e “che rispecchiano consuetudini e linguaggi non più attuali”. I sindacati, da parte loro, hanno chiesto l’intervento del Governo e annunciato per questa mattina nuove assemblee dei lavoratori Alitalia. Ieri, un corteo di auto di lavoratori della storica compagnia aerea ha bloccato la Roma-Fiumicino procedendo a passo d’uomo in direzione dell’Eur, sotto la sede di Ita dove la polizia ha presidiato gli ingressi della nuova azienda in assetto anti-sommossa con scudi e manganelli.

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