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Alitalia, Messina: “Mai più nel capitale”

Lo ha detto l’ad di Intesa Sanpaolo in un’intervista con la Borsen-Zeitung – Sugli Npl in un’altra intervista con Les Echos: “Una bad bank adesso non servirebbe a nulla. Semmai si doveva creare una ‘bad bank’ europea, lo si doveva fare cinque anni fa”.

Intesa Sanpaolo non intende più entrare nel capitale di Alitalia ma è disposta a intervenire come finanziatore a condizione che vi sia un piano industriale valido. E’ quanto ha detto il ceo dell’istituto milanese Carlo Messina in un’intervista con la Borsen-Zeitung. “Quando anni fa abbiamo acquisito circa il 13% delle azioni Alitalia – ha detto in risposta a una domanda su un loro nuovo possibile coinvolgimento nell’azionariato della compagnia di bandiera – eravamo convinti del nuovo piano industriale. Non è stato possibile attuare il business plan di Etihad. Nel frattempo abbiamo completamente svalutato la quota di Alitalia. Non siamo disponibili ad intervenire in qualità di azionista nella ‘nuova’ Alitalia, ma come finanziatori di Alitalia, con un piano aziendale e di recupero valido. Siamo banchieri e il nostro core business non è nelle partecipazioni industriali”.

Riguardo all’attuale stato del sistema bancario italiano, Messina ha risposto che è possibile “riscontrare una netta ripresa”. “Il sistema bancario è tornato ai livelli pre-crisi – ha spiegato – Vediamo un significativo recupero presso i nostri clienti, sia per quanto concerne le imprese sia per le famiglie”. Riguardo ai margini di miglioramento del gruppo rispetto ai già soddisfacenti risultati del primo trimestre, Messina ha detto di “vedere un grande potenziale di crescita dei ricavi da commissioni”. “Ci classifichiamo in Europa subito dopo UBS e Credit Suisse – ha sottolineato -. Anche nel rapporto costi/ricavi siamo al 48% e secondi solo a Santander. Gli spagnoli sono avvantaggiati dal basso costo dei loro investimenti in Sudamerica”.

L’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo ha rilasciato un’intervista anche al quotidiano francese Le Echos, nella quale ha parlato ancora del sistema bancario. Una bad bank ora per risolvere definitivamente il problema degli Npl “non servirebbe a nulla”, ha detto Messina. “Quello che occorre – ha spiegato – è che ciascuna banca rafforzi la sua struttura interna di riscossione dei crediti deteriorati. Se mai si doveva creare una ‘bad bank’ europea, lo si doveva fare cinque anni fa. Oggi, onestamente, sarebbe troppo tardi e tra l’altro inciterebbe le banche a non realizzare gli investimenti necessari per introdurre al loro interno le strutture necessarie a riscuotere gli Npl. Riguardo al Fondo Atlante, Messina ritiene che abbia “avuto il vantaggio di scongiurare il rischio sistemico che gravava sul settore bancario del paese”.

Messina ritiene comunque che il focus delle attività del fondo sarebbero dovuto essere gli Npl e non gli aumenti di capitale. “Ho sempre pensato – ha precisato – che il fondo Atlante dovesse investire molto di più sul dossier dei crediti deteriorati e non concentrarsi anche sull’aumento di capitale delle banche in difficoltà. Si sarebbe dovuto insistere sulla causa delle loro difficoltà che era, appunto, la massa dei crediti inesigibili che provocava, dopo la loro vendita, un bisogno di ricapitalizzazione. Il fondo Atlante è stato un fattore oneroso per il sistema bancario, ma era il prezzo da pagare per la sua stabilità”.

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