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Al via Pitti Uomo a Firenze (10-13 gennaio): è record di presenze per i marchi esteri

Il 2011 è stato un anno positivo per la moda maschile italiana, che ha fatturato 8,4 miliardi di euro (+3,4%), in ripresa rispetto al crollo dei due anni precedenti – Michele Tronconi, presidente Smi: “Prospettive interessanti, ma ancora troppe imposte e le banche sono assenti” – Il sindaco Matteo Renzi: “Pitti è una catapulta di speranza per tutti”

Al via Pitti Uomo a Firenze (10-13 gennaio): è record di presenze per i marchi esteri

Per la moda maschile italiana le opportunità ci sono, il 2011 si avvia a chiudere con un aumento del fatturato del 3,4% a 8,4 miliardi di euro, secondo il preconsuntivo elaborato dal Centro studi di Smi, la federazione del sistema tessile e moda italiano. Una crescita non iperbolica ma straordinaria se si confronta con i dati dei due anni precedenti: -0,5% nel 2010 e -11,2% nel 2009, e con la crisi economica esplosa nel secondo semestre in molti mercati internazionali. In questo contesto l’aspetto negativo è dato dal fatto che la produzione italiana registra un “gravoso deterioramento, che dovrebbe portare a una flessione dell’8,9%” rivela il Centro studi Smi.

Tutti i comparti della moda maschile, a eccezione delle cravatte, e con particolare rilievo quello dell’abbigliamento esterno (+4,7%) escono dunque da almeno tre anni di difficoltà e lasciano spazio a un certo ottimismo.
Ma attenzione. All’inaugurazione di Pitti uomo (che si tiene a Firenze dal 10 al 13 gennaio), la più importante manifestazione mondiale del settore, il presidente di Smi, Michele Tronconi ha lanciato un chiaro allarme: “E’ vero che ci sono prospettive da cogliere, però ora bisogna passare dalla medicina al ricostituente: le imprese hanno bisogno non di aiuti a pioggia ma di costi più bassi. A partire dall’energia, che noi paghiamo più cara dei nostri concorrenti, e dall’Irap. Bisogna avere il coraggio – ha sottolineato Tronconi – di dire che l’Irap è un’imposta sbagliata”. Dunque intervenire sui costi legati ai fattori di produzione, non tanto il lavoro quanto l’energia, è indispensabile, ma ci sono altri fattori che stanno mettendo a rischio la stessa sopravvivenza di molte imprese nei prossimi mesi. Primo tra tutti il problema del credito, e su questo concordano diversi imprenditori presenti a Pitti. “Oggi – spiega Tronconi – le banche non sono in grado di svolgere il loro ruolo, di fare da “elastico” al sistema”. 

C’è quindi un grave problema di liquidità, aggravato dai ritardi non più sostenibili nei pagamenti da parte dello Stato. Non solo. Negli Stati Uniti in dicembre le vendite nel settore moda sono andate bene, ma a scapito dei margini delle aziende. Cosa significa? “Che in America pur di restare sul mercato e di innescare un volano di ripresa le imprese sono disposte a perdere. E noi che facciamo? – chiede Tronconi – Penalizziamo troppo le aziende in perdita. E’ giusto combattere l’evasione fiscale, ma occorre maggiore flessibilità, non si può penalizzare chi tenta di risalire la china attraverso bassi margini”. 

Ora dunque bisogna pensare a crescere. “Una prospettiva non più rinviabile” sostiene il sindaco di Firenze, Matteo Renzi. E aggiunge: “Bisogna capire come il Paese si schiera dalla parte di chi lavora e di chi produce, bisogna avere il coraggio di affrontare i nodi dello sviluppo”.

Ma lo sviluppo che non può non avvenire sui mercati internazionali: “La situazione in Italia e in Europa è ancora difficile”, ha ricordato Gaetano Marzotto, presidente di Pitti Immagine (l’azienda che organizza le fiere fiorentine). “Per questo è importante che il Paese avvii una struttura in grado di agevolare la presenza delle piccole e medie imprese italiane sui mercati internazionali”. Da parte sua Pitti, che Renzi ha definito “una catapulta di speranza per  tutti” si rivela sempre più penetrante all’estero. In questa 81esima edizione, su 1.073 marchi presenti 411 provengono dall’estero; nella precedente edizione invernale i buyer presenti sono stati 23.100 e di questi più di un terzo (7.700) erano stranieri.      

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