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Agroalimentare: nel dopo Brexit si riaffacciano gli OGM

Londra lancia una consultazione per i prodotti modificati con nuove tecniche. La contrarietà della comunità scientifica e gli effetti sulla biodiversità.

Agroalimentare: nel dopo Brexit si riaffacciano gli OGM

Quanto gli inglesi rimpiangeranno i prodotti di qualità della vecchia Europa? C’è poca retorica in questa domanda, dato che nel Paese in questi giorni parte una consultazione pubblica sulla pratica del gene editing.

Una tecnica che consente di modificare geneticamente decine di prodotti destinati alle tavole.

Se ne parla anche in Italia, ma la crescita del biologico e le proteste hanno rallentato tutto. La Gran Bretagna si prepara, invece, ad un clamoroso dietrofront su quegli OGM che le regole europee vietano.

Evidentemente si aspettava la buona occasione per capovolgere regole di tutela e sostenibilità. Poco contano,almeno per ora, le ripercussioni su milioni di consumatori e sulla narrazione della green economy.

Il governo di Boris Johnson ha scelto la tecnica NBT New Breeding Techniques che “potrebbe sbloccare vantaggi sostanziali per la natura, l’ambiente e aiutare gli agricoltori con colture resistenti a parassiti, malattie o condizioni meteorologiche estreme“ riferisce l’Agenzia Rinnovabili.it.

Ma la pubblicità di Londra arriva a promettere addirittura “alimenti più sani e nutrienti” con i nuovi metodi.

Quando tutti parliamo di sostenibilità ambientale e biodiversità si fatica molto a condividere una simile strategia. Quali effetti vedremo sulle importazioni di prodotti bio, no OGM, oltre alle regole dei nuovi accordi commerciali Il Paese potrà ancora stare al fianco degli agricoltori che si battono per in agricoltura non contaminata?

Ci viene di pensare anche al Principe Carlo cultore sostenitore di buone pratiche eco. George Eustice segretario di stato per l’Ambiente e l’alimentazione ha provato a dare una spiegazione al nuovo corso post Brexit: “L’editing genetico ha la capacità di sfruttare le risorse genetiche fornite da madre natura, al fine di affrontare le sfide della nostra epoca.

Ciò include la coltivazione di colture che danno risultati migliori, la riduzione dei costi per gli agricoltori e degli impatti sull’ambiente. Ci aiuta ad adattarci alle sfide del cambiamento climatico”. Una motivazione che, secondo lui, terrebbe separati gli organismi rigenerati con la nuova tecnica da quelli modificati alla vecchia maniera. Lo ha spiegato, ma non ha convinto perché la lotta per l’agricoltura di qualità sembra avere più forza delle opzioni politiche.

Le alchimie di laboratorio portano pur sempre alla modifica del genoma, con timori in aumento per la salute e l’alimentazione. Si dice che mentre i vecchi OGM mescolano e ricombinano i fattori del DNA per tentativi, i nuovi con l’editing genomico, agiscono con maggiore certezza in punti precisi del genoma. Si hanno così frutta, viti, pomodori innaturali, venduti in maniera antitetica alle colture biologiche. Sono forti anche le preoccupazioni sul piano giuridico.

Il post Brexit alimentare di fatto raggira una sentenza della Corte di giustizia europea che ha vietato i nuovi OGM assimilandoli ai vecchi. Non dovendo rispettare più le regole Ue gli inglesi stanno preparando nuove norme interne più favorevoli alle nuove applicazioni. Il governo è convinto che i cittadini se ne faranno una ragione. Per fortuna la storia va in altra direzione. Solo che nulla potrà ripagare i consumatori britannici dalla straordinaria qualità di frutta e ortaggi non modificati all’origine. A meno che la consultazione non diventi un boomerang.

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