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Acqua, la nazionalizzazione del M5S costa 20 miliardi

Secondo uno studio del centro REF Ricerche, la proposta di legge pentastellata costerebbe solo di indennizzo al gestore uscente 4-5 miliardi, più una serie di spese legate a rimborsi, investimenti, e almeno 2 miliardi per erogare gratuitamente i primi 50 litri/giorno a tutti.

Acqua, la nazionalizzazione del M5S costa 20 miliardi

In Parlamento si discute una proposta di legge recante “Disposizioni in materia di gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque” (Pdl A.C.52, prima firmataria On. Federica Daga, M5S), che prefigura un ritorno alla gestione diretta del servizio idrico da parte dei Comuni o la gestione tramite enti di diritto pubblico, il ritorno al Ministero dell’Ambiente delle funzioni di regolazione, il finanziamento degli investimenti tramite la fiscalità generale (nuove tasse o nuovo debito).

Ma secondo la ricerca “Pdl Daga. Costo 20 miliardi: debito o tasse?”, condotta da REF Ricerche, il costo di queste misure è di oltre 20 miliardi di euro, tutti a carico della finanza pubblica. “La proposta di legge prefigura un ritorno al finanziamento del servizio tramite la fiscalità generale, come era negli anni ‘80. Per la finanza pubblica è un costo insostenibile” ha commentato Donato Berardi, direttore del Laboratorio sui servizi pubblici locali di REF Ricerche. Ecco, voce per voce, l’elenco dei costi.

Nazionalizzazione dell’industria idrica: costo 4-5 miliardi

Per “nazionalizzare” le gestioni idriche occorrerà riconoscere al gestore uscente un indennizzo coerente con il valore degli investimenti realizzati e non ammortizzati, oltre a conguagli per costi pregressi che ancora non hanno trovato un riconoscimento in tariffa. A partire dal valore delle opere non ammortizzate realizzate dalle società quotate e dai partenariati pubblico-privati si può stimare un costo a carico delle finanze pubbliche di circa 4-5 miliardi di euro. Laddove la “nazionalizzazione” dovesse avvenire prima della scadenza delle concessioni a questi andrebbe ad aggiungersi un indennizzo, secondo prassi civilistica.

Rimborso dei finanziamenti accesi dalle società idriche: costo 10,6 miliardi di euro

La trasformazione delle società idriche in enti di diritto pubblico comporta il rimborso dei finanziamenti accesi dalle società giacché i mutui in essere prevedono la risoluzione anticipata nell’eventualità di mutamento della natura societaria. I finanziamenti complessivamente accesi dalle società idriche che dovrebbero essere rimborsati ammontano a 10,6 miliardi di euro.

5 miliardi all’anno per finanziare gli investimenti

Gli investimenti programmati nel biennio 2018-2019 raggiungono i 7 miliardi di euro. Peraltro il recupero dei ritardi accumulati comporta un fabbisogno di almeno 5 miliardi di euro l’anno per i prossimi 20 anni.

Acqua gratuita per tutti : 2 miliardi di euro all’anno

Il provvedimento in discussione prevedere di erogare gratuitamente 50 litri pro capite/giorno a tutti i residenti, con costi a carico della fiscalità generale. L’onere per la finanza pubblica è di 2 miliardi di euro all’anno.

Altri costi di transizione

Altri «costi di transizione» possono ritardare l’operatività delle aziende speciali: tra questi è utile elencare l’eventualità di un contenzioso fiscale, la mancata nomina degli organi con conseguente vuoto decisionale, i bilanci non approvati, i disagi e gli oneri di riconciliazione dei contributi da lavoro in carico ai dipendenti nel passaggio dalla gestione INPS a quella INPDAP. A questi andrebbero aggiunti i costi dello scorporo dei rami d’azienda idrici nel caso delle società multiutility, con perdita delle economie di scopo (es. uffici unici per le funzioni di staff).

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