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Accordo Ue-Regno Unito post-Brexit: nuova cooperazione su difesa, energia e commercio. Ecco tutti i punti dell’intesa

Questo accordo non cancella gli anni di gelo post-referendum, né cancella le divergenze, ma segna un passo significativo verso una collaborazione più pragmatica e solida tra Unione Europea e Regno Unito

Accordo Ue-Regno Unito post-Brexit: nuova cooperazione su difesa, energia e commercio. Ecco tutti i punti dell’intesa

Dopo anni di relazioni tese, Unione europea e Regno Unito tornano a collaborare con un’intesa che segna il primo vero “reset” politico e strategico dell’era post-Brexit. I 27 Stati membri dell’Ue hanno dato il via libera formale al nuovo accordo attraverso la cosiddetta “procedura scritta”, aprendo la strada a una cooperazione rinnovata su difesa, commercio, energia, pesca e mobilità.

Il palcoscenico del riavvicinamento è stato Londra, dove oggi si è tenuto il primo vertice Ue–Uk dai tempi della Brexit. È passato un bel po’ dal famoso “leave means leave”, e finalmente si è tornati a parlare di cooperazione. A firmare l’intesa sono stati i vertici delle due sponde della Manica: il premier britannico Keir Starmer, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo António Costa e l’Alto rappresentante per la politica estera Kaja Kallas. Nelle prossime ore, una conferenza stampa congiunta ufficializzerà i dettagli di questo accordo ampio e multilivello.

Ue-Regno Unito: cosa prevede l’accordo?

La lunga maratona negoziale tra gli ambasciatori dei 27 Stati membri dell’Ue ha finalmente portato alla firma di un testo che segna un passo avanti significativo. Ma cosa prevede l’intesa?

Difesa e sicurezza: Londra verso un ruolo chiave

Tra i capitoli centrali c’è la cooperazione in materia di difesa. L’intesa riconosce al Regno Unito, maggiore potenza militare europea, un ruolo fondamentale nelle politiche di sicurezza comune, con la possibilità di partecipare a operazioni civili e militari congiunte con la Ue. Londra punta anche ad accedere al nuovo fondo europeo da 150 miliardi di euro per il riarmo. Sarà inoltre istituito un dialogo semestrale tra il ministro degli Esteri britannico David Lammy e l’Alto rappresentante Ue, con l’obiettivo di garantire un coordinamento stabile e continuativo.

Pesca: proroga dell’accesso europeo fino al 2038

Altro nodo cruciale è la pesca. L’accordo proroga fino al 2038 l’accesso dei pescherecci europei alle acque britanniche, superando la scadenza del 2026 prevista dall’intesa siglata nel 2021 sotto il governo Johnson. La misura ha suscitato forti critiche in Scozia, dove il governo locale ha denunciato di non essere stato consultato. Bruxelles, invece, vede nella stabilizzazione delle regole un importante traguardo, soprattutto per le flotte francesi.

Commercio e regole sanitarie: verso un flusso più fluido

Dal punto di vista economico, l’intesa mira a semplificare le procedure di import-export, in particolare attraverso nuovi accordi in ambito sanitario e fitosanitario, pensati per ridurre i costi e i ritardi doganali. Resta da chiarire se Londra abbia accettato il principio di “allineamento dinamico” alle normative europee, un tema particolarmente sensibile tra i sostenitori della Brexit, che lo considerano un ritorno a una dipendenza normativa da Bruxelles.

Giovani e mobilità: apertura parziale, ma niente intesa piena

Sul fronte della mobilità giovanile, le due parti si sono avvicinate ma non hanno ancora raggiunto un’intesa definitiva. Londra ha offerto la possibilità per gli under 30 europei di vivere e lavorare nel Regno Unito per tre anni. Tuttavia, la proposta europea di estendere la durata a quattro anni e di abbassare le rette universitarie per gli studenti Ue non ha trovato accoglienza, a causa delle resistenze del Partito Conservatore e della pressione del partito Reform di Nigel Farage, che ha già parlato di una “marcia indietro”.

Un nuovo inizio tra entusiasmo e tensioni interne

Oltre agli aspetti tecnici, il valore politico del nuovo partenariato è evidente: si tratta del primo grande passo per ricucire i rapporti dopo lo strappo del 2016. Il governo Starmer punta a restituire stabilità e prevedibilità alle relazioni con l’Europa, anche in vista delle sfide comuni come la guerra in Ucraina e la transizione energetica.

Non mancano però le tensioni interne. Le opposizioni di destra nel Regno Unito, tra cui i conservatori di Kemi Badenoch e il Reform Party di Farage, denunciano quella che definiscono una “resa” alla Ue, evocando il rischio di una “Brexit annacquata”. Ma per Bruxelles e Downing Street, l’intesa rappresenta un punto di svolta: una nuova fase basata sulla cooperazione strategica e su interessi condivisi.

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