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Accordo a 25 in Europa sul patto di bilancio: Monti firma la regola d’oro anti-deficit

Si sfilano Gran Bretagna e Repubblica Ceca – Dopo aver firmato la regola d’oro anti-deficit, Monti comincia il pressing sulla Merkel per rafforzare le difesa dell’euro – Il fondo salva-Stati avrà una dotazione di 940 miliardi – Ma Grecia e Portogallo sono in zona default – Gennaio da record per le valute Bric – Piazza Affari inizia stamani con un rimbalzo.

Accordo a 25 in Europa sul patto di bilancio: Monti firma la regola d’oro anti-deficit

MONTI FIRMA LA REGOLA D’ORO: NIENTE PIU’ DEFICIT. PIAZZA AFFARI PRESENTA IL CONTO A UNIPOL-FONSAI

Fumata bianca. Ieri sera a Bruxelles 25 Paesi dell’Unione Europea hanno sottoscritto il nuovo trattato sull’Unione Fiscale che prevede vincoli più stretti sui bilanci con l’introduzione delle cosiddette “regole d’oro” (compreso il vincolo del pareggio di bilancio). Non hanno votato Gran Bretagna e Repubblica Ceca. Nel corso della giornata si sono temute altre defezioni, ma alla fine Polonia e Svezia hanno aderito.

E’ una grande vittoria della signora Merkel, commenta il Financial Times interpretando gli umori inglesi. In  particolare il quotidiano della City prevede ora il pressing nei confronti della Germania dell’ala keynesiana che va dal Fondo Monetario a Mario Monti per accelerare i provvedimenti sulla crescita. Ma, per motivi di convenienza elettorale, Nicolas Sarkozy si è avvicinato a frau Merkel.

Nel corso del vertice è stato anche raggiunto un accordo su crescita e occupazione come annunciato dal presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy, sul suo profilo Twitter. E su questo documento c’è anche il sì di Londra, mentre – per motivi di politica interna – si è tirata indietro la Svezia il cui premier guida un governo di minoranza. Oggi dovrebbe essere definita la versione definitiva del trattato che istituisce il fondo permanente per la stabilità finanziaria nell’Eurozona, l’European Stability Mechanism, con una capacità complessiva di intervento di 940 miliardi.

Ma l’accordo sul Fiscal compact non chiude la questione del debito sovrano. Anzi ancor prima che si chiuda il capitolo Grecia (oggi, forse, la firma)  scoppia il dramma di Lisbona: il mercato, a giudicare dai cds, dà al 71% la probabilità che il Portogallo debba avviarsi verso il default. Secondo i dati di Cma, il costo per assicurare 10 milioni di dollari di debito sovrano lusitano per i prossimi cinque anni e’ schizzato a 3,95 milioni di dollari, da pagare in anticipo, piu’ altri 100.000 dollari da versare annualmente. I rendimenti del decennale portoghese sono schizzati su di 26 pb al tetto del 15,54% mentre il quinquennale tratta al 21,44% con un incremento di 104 punti. Lo spread tra i bond portoghesi e il bund tedesco si allarga a 1.420 punti e il rendimento del decennale lusitano sale al record del 16%. In forte rialzo anche i credit default swaps del paese.

Soddisfa ma non entusiasma l’esito dell’asta italiana. Pur di confermare la discesa dei rendimenti, il Tesoro ha dovuto rinunciare all’ambizione di collocare tutti i bond che voleva. Sono stati collocati 3,57 miliardi (l’obiettivo massimo era 4 miliardi) di Btp con scadenza 2017 e rendimento al 5,39%. Piazzati anche 2 miliardi di Btp scadenza 2022 con rendimento al 6,08% e 1,85 miliardi di Btp a scadenza 2016 e 2021 (l’obiettivo era 2 miliardi). Il rendimento del Btp a 10 anni sul mercato secondario registra un incremento dei rendimenti di 23 punti base a 6,089%, quello a 5 anni è al 5,10% (+32 punti base). Lo spread resta sopra quota 430 bp.

Dopo Fitch un’altra nota negativa in arrivo da un’agenzia di rating. Moody’s stima che il decreto Salva-Italia “ridurrà il reddito disponibile delle famiglie” e l’economia italiana registrerà un calo del Pil dell’1% nel 2012, mentre il tasso di disoccupazione in Italia segnerà in media un aumento all’8,8% nel 2012 dalla media dell’8,2% del 2011. Secondo Moody’s, il rialzo della disoccupazione porterà anche  ad un aumento dei tassi di morosità nel mercato immobiliare.

GENNAIO DA RECORD PER LE VALUTE BRIC. IL T BOND USA  A 5 ANNI RENDE LO 0,72%

La Borsa Usa ha chiuso quasi invariata dopo una seduta in tono negativo (Dow Jones -0,05%, S&P -0,3%, Nasdaq -0,16%) sulla scia dei timori per la situazione debitoria dell’Unione. Il TBond a 5 anni ha toccato un nuovo minimo con un rendimento dello 0,72%. L’euro è debole contro il dollaro a 1,3131 da 1,315 di venerdì sera. Dall’inizio del 2012 il dollaro si è comunque indebolito dell’1,%% nei confronti dello yen e dell’euro. Ma l’effetto delle indicazioni in arrivo dalla Fed si è fatto sentire soprattutto nei confronti delle valute dei Paesi emergenti: il real brasiliano e il rublo russo sono cresciuti del 6%, rupia indiana e peso messicano salgono addirittura del 7 % dall’inizio di gennaio.

Seduta positiva per le piazze asiatiche. Merito anche del pil giapponese + 4% a dicembre, più delle previsioni. Ma meglio dell’indice giapponese +0,2% hanno fatto long ong +0,48% e l’India +1% sull’onda ddel piano di stimoli per ‘economia lanciato da Manmohan Singh.

Piovono le vendite, non inattese, sul nuovo maxi polo assicurativo targato Unipol-Fonsai. Il ribasso punisce in particolare il gruppo Ligresti: Fonsai lascia alla fine sul terreno l’8,3% sull’onda delle novità sulle perdite 2011, ben peggiori del rosso per 925 milioni già annunciato, cui si farà fronte con l’aumento da 1,1 miliardi. In ribasso, dopo l’iniziale reazione positiva, anche Unipol -3,8% che si accollerà l’aumento da 400 milioni in Premafin -22% che così passerà sotto il controllo di Unipol mentre i Ligresti resteranno, per il momento, con una partecipazione nell’ordine del 10%. L’annuncio non ha portato bene nemmeno ai creditori del gruppo Ligresti, cioè Mediobanca -4,66% ed Unicredit -2,36%, probabilmente i più avvantaggiati da un deal che disinnesca la bomba dei debiti dell’imprenditore siciliano.

Alla vigilia della riunione del cda, la prima dopo il felice esito dell’aumento di capitale, Unicredit cede il 2,36% dopo un lungo saliscendi per tutta la seduta. Stamane Citigroup ha alzato il target price a 4,65 euro da 4 euro, la raccomandazione resta buy. Intesa Sanpaolo -2,21%, Ubi -3,36%. Banco Popolare precipita nel pomeriggio del 5,5% seguita a ruota da Banca Pop. Mi -5,92%. 

Nella banca di piazza Meda Andrea Bonomi dispone di un Arco in più. E’ questo l’acronimo dell’Associazione per il Rinnovamento e Rafforzamento Cooperazione, ovvero l’associazione di dirigenti e dipendenti Bpm che intende sfidare il potere degli Amici della Bpm, ex alleati di Bonomi. Sembra arrivato, infatti, il momento del duello decisivo tra la vecchia anima Bpm e la realtà emersa con l’aumento di capitale, la nomina di Bonomi a presidente del consiglio di gestione e l’arrivo dell’ad Pietro Montani. L’oggetto del contendere sono le dimissioni dell’ex dg Enzo Chiesa che, in cambio delle dimissioni, ha chiesto una buonuscita (troppo) robusta e la manleva su lacune operazioni del passato, a partire dalla scandalosa emissione del convertendo.

Seduta nera per le grandi banche francesi Bnp Paribas, Societé Générale e Credit Agricole che chiudono la giornata con ribassi compresi tra il 6 e il 7 per cento sull’onda dell’annuncio che Sarkozy intende procedere all’istituzione di una tassa sulle transazioni finanziarie anche senza il consenso di altri Paesi. Generali  chiude in ribasso del 1,69%. Lottomatica +1,3%, Pirelli +0,64% , Impregilo +1,07% ed Enel +0,06% sono gli utili titoli in attivo nel paniere principale +0,06.

Invariato il titolo Fiat -1,04% alla vigilia del cda sui conti 2011 fissato per mercoledì. Tra le novità, è prevista anche l’illustrazione dei conti sindacati, Cgil esclusa. Pesante salasso di Finmeccanica sotto del 6,69%.

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