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Acciaio ed export: quanto pesa l’eccesso di capacità produttiva della Cina

Mentre il mercato siderurgico mondiale risente dell’eccesso di capacità produttiva cinese e debolezza della domanda (consumi a -3% nel 2015), in Italia la produzione (-7% nel 2015) registra segnali positivi solo dal settore automobilistico.

Acciaio ed export: quanto pesa l’eccesso di capacità produttiva della Cina
Secondo un recente reportdi Atradius, fino a poco tempo fa la Cina poteva essere considerata il motore principale della crescita del mercato globale dell’acciaio dal momento che rappresentava quasi la metà della domanda mondiale. A partire dal 2014, tuttavia, la richiesta di acciaio e metallo da parte della Cina ha subito una flessione, in particolare a causa della contrazione della domanda del settore edile locale; allo stesso tempo, l’export di acciaio ha continuato a crescere (+22% nel 2015). Le eccedenze di acciaio a basso costo proveniente dalla Cina hanno trovato allora uno sbocco sui mercati internazionali, contribuendo ad aumentare la pressione sul settore e determinando una flessione di quasi il 40% dei prezzi del metallo e un eccesso di capacità produttiva negli ultimi due anni. Gli analisti prevedono che il consumo di acciaio scenderà ulteriormente nel corso del 2016 (-0,8%) dopo la diminuzione del 3% registrata lo scorso anno. L’industria siderurgica mondiale continua a risentire dell’eccesso di capacità produttiva e della debolezza della domanda, oltre che della pressione sui prezzi e degli alti costi di produzione, determinando un aumento del rischio di credito per molte imprese del settore. Le ripercussioni maggiori hanno interessato le imprese fornitrici, a causa dei costi di produzione elevati, delle ingenti spese operative e in conto capitale e del livello d’indebitamento. Queste imprese risentono della riduzione di liquidità causata dai minori ricavi e dai maggiori oneri finanziari relativi all’indebitamento. Ciò ha avuto un impatto significativo anche sul segmento del commercio di acciaio e metallo, soprattutto per quanto riguarda le imprese con bassi margini di profitto, livelli di stock elevati per lunghi periodi di tempo e con un alto livello del debito.

I prezzi dell’acciaio si sono costantemente ridotti negli ultimi quattro anni, mentre la crescita del PIL della Cina dovrebbe arrestarsi al 6,5% quest’anno e al 6,3% nel 2017, contro il 6,9% del 2015. Nel 2015 la produzione cinese di acciaio è diminuita del 2,3%, il primo anno in segno negativo dal 1981. Secondo la China Iron and Steel Association (CISA), i ricavi complessivi delle imprese aderenti si sono ridotti del 19% nel 2015, attestandosi a circa 2,89 trilioni di Yuan (pari a circa 392 miliardi di Euro), mentre la perdita netta totale è stata pari a 64,5 miliardi di Yuan (8,7 miliardi di Euro). Nel primo trimestre di quest’anno, la domanda e i ricavi delle imprese siderurgiche hanno registrato una lieve ripresa grazie agli incentivi varati dal Governo; tuttavia, già nel mese di giugno i ricavi hanno subito una nuova contrazione e si prevede che la domanda di acciaio tornerà a diminuire del 4% quest’anno e del 3% nel 2017. L’eccesso di capacità produttiva rappresenta la sfida principale, dal momento che continua il tentativo di riequilibrare l’economia cinese caratterizzata da investimenti e orientata alle esportazioni attraverso un aumento dei consumi privati. Nel 2015 la produzione cinese di acciaio è cresciuta del 20,3% rispetto allo scorso anno, attestandosi a 111,2 milioni di tonnellate, ma ha poi subito un rallentamento (11,5%) nel primo trimestre del 2016; nel corso di quest’anno le esportazioni di acciaio dovrebbero mantenersi stabili per poi rallentare negli anni successivi dal momento che molti paesi hanno iniziato ad imporre dazi sulle importazioni di acciaio provenienti dalla Cina. Lo scorso marzo gli USA hanno imposto dazi del 266% sulle importazioni di alcuni prodotti cinesi in acciaio, mentre in gennaio la UE ha annunciato l’imposizione di nuovi dazi doganali sulle barre di acciaio destinate all’edilizia in aggiunta all’aumento dei dazi esistenti (dal 9,2% al 13). Il Governo cinese ha più volte annunciato di voler ridurre la capacità produttiva delle imprese siderurgiche e stimolare il consolidamento del settore con l’obiettivo di concentrare il 60% della capacità totale di acciaio nelle mani dei 10 principali produttori locali, ma finora con scarso successo: i governi regionali hanno, infatti, un forte interesse a sostenere la produzione locale dove possibile, così da preservare posti di lavoro e prestigio. Secondo la World Steel Association (WSA), la produzione cinese di acciaio dovrebbe registrare una flessione annuale dell’1,4% nel periodo 2016-2020, rispetto alla crescita media del 4,9% nel periodo 2011-2015.

La disponibilità di finanziamento da parte delle banche rappresenta un fattore-chiave per i produttori e commercianti del settore. Negli ultimi due anni, il tasso elevato d’indebitamento ha rappresentato un problema, senza contare che molte imprese hanno ripetutamente offerto a diverse banche le stesse garanzie, moltiplicando così i rischi. Allo stesso tempo, il credito alle imprese operanti nel commercio dell’acciaio è spesso utilizzato per diversificare gli investimenti in altri settori. In questo modo, le difficoltà di accesso ai finanziamenti potrebbero avere un effetto a cascata, dal momento che molte garanzie di credito nel settore siderurgico cinese sono strettamente collegate l’una all’altra e il fallimento di una singola impresa potrebbe scatenare un’ondata di crisi per tutto il settore. Ecco allora che le banche hanno un potenziale di rischio elevato e ciò le costringe a tagliare i prestiti. Come riportato da Atradius, già nel 2014 molte banche hanno improvvisamente revocato le linee di credito e molti operatori hanno quindi dovuto abbandonare repentinamente il mercato.

Nel contesto italiano il settore dei metalli e, in particolare, quello siderurgico, è di primaria importanza e contribuisce a circa il 2% del PIL. Il comparto ha risentito dalla forte riduzione della produzione e dei consumi registrata nel 2009 e nel 2011-2013, causata da domanda debole, eccesso di capacità produttiva e prezzi ridotti, con conseguenze sui margini di profitto di tutte le imprese lungo la catena del valore. Da allora la performance del settore ha registrato un  segno positivo solo nella domanda da parte del settore automobilistico, mentre quella del comparto edile, che rappresenta circa il 50% del consumo di acciaio, si mantiene debole. La produzione italiana di acciaio ha subito una flessione di oltre il 7% nel 2015 (22 miliardi di tonnellate) e ha continuato a ridursi nel corso del primo trimestre di quest’anno. Oltre alla debolezza della domanda, i produttori hanno risentito delle importazioni a basso costo provenienti dalla Cina, in particolare nel segmento dei prodotti piani in acciaio, il cui costo è inferiore del 15% irispetto alla produzione locale.

L’impatto delle politiche di dumping da parte della Cina è meno evidente nel segmento dell’acciaio inossidabile e i margini di profitto delle fonderie hanno registrato una certa ripresa grazie alla diminuzione dei prezzi dell’energia. Il sotto-settore italiano della distribuzione e dei centri di servizi siderurgici è caratterizzato da un elevato numero di piccoli operatori, il cui segmento sta attraversando un processo di fusioni e consolidamento tra i principali operatori, mentre le imprese più piccole subiscono l’impatto causato da domanda debole, pressione sui margini di profitto e indebitamento. Come già accennato, le imprese specializzate nel settore edile e nelle tubazioni continuano a mostrarsi in crisi, a differenza delle imprese fornitrici del settore automobilistico che beneficiano della ripresa del mercato. Ecco allora che le prospettive del settore siderurgico italiano per la seconda metà di quest’anno e i primi mesi del 2017 si confermano variabili, dal momento che le esportazioni beneficiano della debolezza del tasso di cambio dell’Euro. I margini di profitto delle imprese dovrebbero registrare un modesto miglioramento nei prossimi mesi, grazie alla ripresa dei prezzi dell’acciaio/metallo; tuttavia, l’eccesso di capacità produttiva continuerà a rappresentare un problema per il settore.

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