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ABìCinema: Z come Zavattini, Zeffirelli e Zhang Yimou

Per l’ultima puntata di ABìCinema, si passano in rassegna alcuni tra i film più belli della tradizione cinematografica internazionale: da Matrimonio all’italiana a La bisbetica domata, da Mezzogiorno di fuoco al più moderno La foresta dei pugnali volanti

ABìCinema: Z come Zavattini, Zeffirelli e Zhang Yimou

Con quest’ultima lettera dell’alfabeto concludiamo questo piccolo abbecedario sul cinema. Abbiamo voluto fornire ai lettori di FIRST Arte uno strumento utile per capire, conoscere alcuni tra i fondamentali elementi che costituiscono la “settima arte”. Nella scelta dei nomi, dei titoli, dei temi, siamo stati volutamente sommari, parziali e di parte. Sommari perché le caratteristiche di questo lavoro sono indirizzate a chi già è appassionato di cinema e a quanti gli sono vicini e che quindi sono già in possesso di conoscenze sufficienti; parziali perché lo spazio disponibile non è infinito e non si è voluto proporre un approccio enciclopedico; di parte perché, semplicemente, ognuno ha la sua sensibilità, la sua storia, la sua cultura che è originale e non sempre disponibile ad essere messa a fattor comune. Per questo ultimo punto, possiamo aver omesso nomi o titoli importanti.

Cesare Zavattini appartiene a quella gloriosa generazione di registi, sceneggiatori, e soggettisti che hanno fatto la fortuna del cinema italiano a partire dagli anni ’30. Ne fanno parte nomi come Vittorio De Sica, Alessandro Blasetti, e Mario Camerini. Con De Sica, in particolare, contribuisce a far nascere la storia del neorealismo italiano a partire da I bambini ci guardano del 1943 al quale seguiranno titoli storici come Sciuscià del ’46, Ladri di biciclette del ’48 e UmertoD. Del ’52. Agli inizi degli anni ’60, sempre come soggettista, riprende avvia una prolifica e lunga collaborazione con De sica e con lui realizza grandi successi come La ciociara del ’60, Matrimonio all’italiana del ’64, Il giardino dei Finzi Contini del ’71. Di Zavattini è necessario ricordare uno splendido lavoro fotografico realizzato nel 1954 con il celebre fotografo americano Paul Strand: Un Paese.

Franco Zeffirelli esordisce come collaboratore di grandi firme del cinema italiano come Luchino Visconti, Roberto Rossellini e Vittorio De Sica. Si specializza nella regia teatrale e solo verso la fine degli anni ’70 esordisce al cinema con lavori tratti da opere drammatiche inglesi come La bisbetica domata del ’67, Romeo e Giulietta del ’68. Seguiranno titoli di carattere religioso come Fratello sole, sorella Luna del ’71 e il Gesù di Nazareth del ’77.

Zhang Yimou è una delle firme più note della cinematografia cinese. Esordisce nel 1987 con Sorgo rosso ma la notorietà arriva nel ’91 con Lanterne rosse, con protagonista la bellissima Li Gong. Il suo cinema è tutto concentrato sull’estetica delle immagini fino ad arrivare al genere “action orientale” con La foresta dei pugnali volanti del 2005.

Non si può non ricordare Fred Zinnemann e alcuni tra i suoi titoli più famosi. Nel ’54 realizza un piccolo capolavoro del genere western: Mezzogiorno di fuoco. L’anno successivo vince un Oscar con Da quì all’eternità, di genere bellico. Nel genere thriller da ricordare Il giorno dello sciacallo, del 1973.

Tra i film importanti per questa ultima lettera dell’alfabeto, un posto particolare lo occupa Zabriskie Point, scritto e diretto da Michelangelo Antonioni nel 1970. È il film manifesto di una generazione, quella della contestazione, del ’68, che contiene tutti gli elementi simbolici, iconici, di quel periodo. Epica la scena dell’esplosione, realizzata con 17 cineprese, metafora visiva della possibile apocalisse della società dei consumi. Giovanni Grazzini ha scritto in proposito: “è un film che colpisce con le armi autentiche della poesia”.

Chiudiamo con un film da ricordare: Z – L’orgia del potere, con la regia di Costa-Gavras del 1969. Si tratta di un’opera fortemente politica e si riferisce d una storia vera accaduta nella Grecia che, alle fine degli anni ’60, subisce un golpe da parte dei militari che instaurano una brutale dittatura. Colonna sonora di Mikis Theodorakis e tra gli attori Yves Montand e Irene Papas.

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