Elkann chiude il capitolo fiscale dell’eredità Agnelli: dopo anni di indagini, la Procura di Torino ha chiesto l’archiviazione per Lapo e Ginevra Elkann, mentre per John Elkann è arrivato il parere favorevole alla messa alla prova, ossia lo svolgimento di servizi di pubblica utilità che gli permette di evitare un processo per presunta evasione fiscale e frode legata alla successione della nonna Marella Caracciolo, moglie dell’Avvocato Gianni Agnelli. La decisione definitiva spetta ora al gip, che dovrà pronunciarsi nei prossimi mesi.
Elkann eredità Agnelli: che cos’è la messa alla prova e come funziona
La messa alla prova, come chiariscono gli esperti di diritto penale, permette a chi non ha precedenti penali di sospendere le conseguenze di un presunto reato, accettando di svolgere lavori di pubblica utilità o servizi socialmente utili per un periodo determinato. Non implica un’ammissione di colpa e non trasforma l’indagato in imputato. Nel caso di John Elkann, il percorso concordato durerà un anno e, se giudicato positivamente, i reati contestati verranno dichiarati estinti. La misura rappresenta quindi una soluzione che evita un lungo processo e potenziali conseguenze penali.
L’accordo con la Procura è stato reso possibile dopo il versamento all’Agenzia delle Entrate di 183 milioni di euro, cifra corrisposta insieme ai fratelli Lapo e Ginevra e comprensiva di imposte e sanzioni, sulla base dei verbali della Guardia di Finanza di Torino. L’annuncio ufficiale è stato dato dal procuratore Giovanni Bombardieri a borsa chiusa, per evitare ripercussioni sui mercati legate all’impatto della notizia sulle aziende della galassia Exor e Stellantis.
L’inchiesta: evasione da 248 milioni e un miliardo nascosto al Fisco
Le indagini hanno ricostruito una presunta evasione Irpef da 248,5 milioni di euro e una massa ereditaria non dichiarata per circa 1 miliardo, basata sull’ipotesi che Marella Caracciolo fosse residente in Svizzera. La Procura, però, ha accertato che questa residenza era fittizia, ideata per sottrarre al Fisco italiano beni e redditi. La Guardia di Finanza ha ricostruito la provenienza dei patrimoni esteri, rintracciando circa 700 milioni di euro depositati in due trust nelle Bahamas, oltre a numerose opere d’arte e gioielli, parte della successione di Marella Caracciolo. Le indagini si sono concentrate su perquisizioni presso società, studi professionali e abitazioni private, sull’analisi della documentazione e dei dispositivi sequestrati, oltre ad audizioni di persone informate sui fatti e rogatorie internazionali in Svizzera e Lussemburgo.
Eredità Agnelli, gli altri indagati: archiviazione per Lapo e Ginevra
Destino diverso per i fratelli di John. Per Lapo e Ginevra Elkann, i magistrati torinesi hanno chiesto l’archiviazione integrale delle contestazioni. Archiviazione che la Procura ha richiesto anche per il notaio svizzero Urs Von Grueningen, colui che aveva redatto il testamento e l’inventario dei beni di Marella Caracciolo.
Restano invece aperti i fronti giudiziari per il commercialista Gianluca Ferrero, oggi presidente della Juventus, che ha chiesto di patteggiare, e per il notaio torinese Remo Morone, accusato di falso in atto pubblico in relazione alla gestione della società Dicembre.
I reati contestati a tutti gli indagati, ad eccezione del notaio Morone, sono di dichiarazione infedele, truffa ai danni dello Stato e per i soli Ferrero e Morone di falso in atto pubblico.
Eredità Agnelli: lo scontro con la madre Margherita
La vicenda giudiziaria si intreccia con una lunga e dolorosa battaglia civile, in cui Margherita Agnelli, madre di John, Lapo e Ginevra, contesta la validità dei tre testamenti svizzeri della madre e del patto successorio del 2004, che la escludevano dalla successione in cambio di 1,3 miliardi di euro tra cash, immobili e opere d’arte. Secondo Margherita, questi accordi le hanno nascosto patrimoni esteri e non sarebbero validi, perché la successione di Marella Caracciolo dovrebbe seguire la legge italiana: la madre, sostiene, sarebbe stata residente in Italia almeno negli ultimi dieci anni di vita e non in Svizzera. A sostegno di questa tesi, lo scorso dicembre il giudice civile di Torino, Nicoletta Aloj, ha autorizzato l’acquisizione delle carte dell’inchiesta penale nel procedimento civile, rafforzando così le richieste di Margherita.
Al centro della controversia patrimoniale c’è anche la società semplice Dicembre, la cassaforte dell’impero Exor, le cui scritture societarie, secondo Margherita, presenterebbero gravi anomalie. Le presunte cessioni delle partecipazioni della madre ai nipoti non sarebbero mai state formalmente documentate, alimentando i dubbi sulla regolarità degli atti.
L’avvocato di Margherita, Dario Trevisan, sostiene che la richiesta di messa alla prova di John Elkann e il patteggiamento di Ferrero rappresentano “una inequivocabile ammissione di responsabilità”, confermando la gravità delle condotte contestate. Secondo Trevisan, questi atti hanno effetti anche sui procedimenti civili pendenti in Italia e in Svizzera.
La replica della difesa Elkann
Di segno opposto la posizione di Paolo Siniscalchi, legale dei fratelli Elkann: “La richiesta di John Elkann di messa alla prova si colloca in questo quadro e non comporta, come del resto la definizione con il fisco, alcuna ammissione di responsabilità se tale proposta sarà accolta il procedimento a suo carico sarà sospeso e all’esito positivo della prova si concluderà con una sentenza di estinzione di tutti i reati per i quali John Elkann è attualmente indagato, risultato analogo a quello relativo alle posizioni dei suoi fratelli Ginevra e Lapo, per i quali è stata chiesta l’archiviazione”. E ha ribattuto a Margherita: “Donna Marella era residente all’estero sin dagli anni Settanta e tale scelta non è mutata negli ultimi anni di vita, quelli oggetto di indagine, condizionati dall’aggravamento delle sue condizioni di salute”, conclude l’avvocato Siniscalchi precisando che “in attesa delle deliberazioni del giudice, non saranno rilasciati ulteriori commenti sul procedimento in corso”.