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Dazi, Trump rinvia tutto al 1° agosto: partita ancora aperta con l’Ue che lavora a un accordo con base 10%

Dazi, Trump ha reso note le nuove tariffe commerciali solo con alcuni Paesi dell’Asia: si parte ad agosto, salvo nuovi accordi bilaterali. Con l’Europa si deciderà entro la fine della settimana. Peggiora Wall Street dopo l’annuncio

Dazi, Trump rinvia tutto al 1° agosto: partita ancora aperta con l’Ue che lavora a un accordo con base 10%

Dazi di Trump: sono arrivate, a mercati europei chiusi ma con Wall Street ancora aperta e che infatti ne ha immediatamente risentito, le attesissime lettere di Donald Trump che fissano le nuove tariffe decise dalla Casa Bianca. Si è partiti con Giappone e Corea: in missive quasi identiche ai leader di Giappone e Corea del Sud, il presidente statunitense ha dichiarato che le tariffe si applicheranno a partire da agosto e con aliquote al 25%. Se non verrà trovato un accordo prima, l’1 agosto le dogane Usa inizieranno dunque a riscuotere l’importo stabilito dalla missiva. Il Segretario al tesoro degli Stati Uniti d’America Scott Bessent ha però fatto immediatamente intendere che nei prossimi giorni verranno annunciate diverse intese, e di aver già ricevuto molte proposte solo nelle ultime ore. Washington ha anche spiegato che tutte le tariffe commerciali, anche quelle comunicate in precedenza e in scadenza in teoria il 9 luglio, vengono comunque rinviate al 1° agosto.

La lettera a Giappone e Corea e gli altri Paesi

“Se per qualsiasi ragione – ha scritto come al solito in tono minaccioso Trump nella missiva ai due Paesi asiatici – deciderete di aumentare le vostre misure tariffarie, allora qualsiasi numero sceglierete per alzarle verrà aggiunto al 25%. Le merci trasferite (transhipment) per evitare dazi più alti saranno soggette a quella tariffa più elevata. Se al contrario desiderate aprire agli Usa i vostri mercati finora chiusi, eliminare le vostre misure tariffarie e non tariffarie, le barriere commerciali, forse potremmo considerare un adeguamento di questa lettera – conclude il presidente statunitense in entrambi i documenti – Queste tariffe possono essere modificate, al rialzo o al ribasso, in base al nostro rapporto con il vostro Paese. Non resterete mai delusi dagli Stati Uniti d’America”.

Dello stesso tenore sono state le lettere, pubblicate successivamente su Truth, inviate ad altri Paesi come Sudafrica (dazi al 30%), Malesia (al 25%), Kazakistan (al 25%), Laos (al 40%), Myanmar (al 40%). Da notare che diversi di questi Paesi fanno parte dell’area Brics, che si è riunita in questi giorni a Rio de Janeiro e che aveva espresso forti contrarietà alle imposte sul commercio, al punto che Trump aveva minacciato il blocco degli ex emergenti di applicare loro dazi al 100%. Dal vertice Brics in Brasile il presidente di turno Lula aveva peraltro duramente criticato il presidente Usa: “E’ irresponsabile che un Paese come gli Stati Uniti minacci i propri partner attraverso i social network. Siamo Paesi sovrani, non vogliamo un Imperatore”.

L’Europa tratta ancora: si lavora su un dazio base al 10%

Per quanto riguarda invece l’Europa, l’accordo quadro con gli Usa in materia commerciale su cui l’Ue sta lavorando prevede un dazio base del 10%, con alcune eccezioni, come per gli aerei e per gli alcolici. È quello che la Commissione ha spiegato ai rappresentanti permanenti degli Stati membri riuniti nel Coreper questa sera a Bruxelles, riferisce una fonte diplomatica europea all’AdnKronos. In ultima analisi, però, tutto dipende dalla volontà del presidente.

L’analisi della Commissione, continua la fonte, è che sembra che si tratti di accettare o l’asimmetria nei dazi (cioè, dazi unilaterali Usa, non controbilanciati da dazi Ue) o l’imprevedibilità. Allo stesso tempo, la Commissione ha ammesso che non ci sono impegni che impediscano futuri dazi da parte degli Stati Uniti o ulteriori concessioni nell’ambito dell’accordo quadro. Pare dunque che Trump non dovrebbe inviare lettere oggi all’Ue, cosa che dovrebbe dare più tempo per raggiungere un accordo quadro, potenzialmente entro la fine di questa settimana.

La reazione dei mercati

Intanto in Europa i mercati avevano chiuso in cauto ottimismo, tutte sopra la parità tranne Londra. Dopo l’annuncio, come detto, Wall Street ha velocemente perso terreno: prima delle 19 italiane il Dow Jones perdeva circa l’1%, il Nasdaq arretrava dello 0,78% e l’S&P 500 registrava una flessione dello 0,76%. Successivamente, prima della chiusura della Borsa americana, gli indici hanno aumentato le perdite, sprofondando tutti e tre di ben oltre un punto percentuale. Il dollaro invece si rafforza ulteriormente, con l’euro che scende rapidamente a 1,1689 sul biglietto verde. Si indebolisce anche la sterlina a 1,3596 e il franco svizzero a 1,2519. Tra le altre conseguenze sui mercati dopo l’annuncio di Trump, da segnalare anche prezzi dei titoli del Tesoro statunitense che continuano a scendere: nella serata italiana il rendimento – che si muove inversamente al prezzo – del decennale è in rialzo al 4,381% dal 4,340% di ieri. Il rendimento del titolo a tre mesi è poco mosso al 4,361%.

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